Succede anche questo

Come sta il Recioto di Soave?

Lo scopriremo tra qualche ora, come sta.

Ovvero, al termine di una impegnativa degustazione che vedrà sfilare - rigorosamente coperti - oltre una quarantina di campioni, presentati da altrettante aziende.

La degustazione, voluta a tutti i costi da un autentico ambasciatore del Recioto veronese, Lorenzo Simeoni, cui si devono i soavi Suevi, ha richiesto uno sforzo organizzativo e di comunicazione che, francamente, a mio avviso molte delle aziende partecipanti non si meritano (non più di tanto).

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Il bello di #terroirvino2012

Il bello di Terroir Vino è che è se stesso. Nel (tanto) bene e nel (poco) male.

Una formula unica nel suo genere:

- per organizzazione: ogni anno migliora qualcosa (e sbaglia qualcos'altro: Menschliches, Allzumenschliches!*)

- per trasversalità: non importa in quale categoria ti riconosca. Anche se sei un semplice curioso che beve un bicchiere alla settimana, a Terroir Vino ti senti a tuo agio;

- per duttilità: quest'anno è andata così, l'anno scorso è andata colà e l'anno prossimo sarà costà: come una stoffa che si cerca di aggiustare su quell'informe corpaccione che è il mondo del vino pro-con**,Terroir Vino non segue uno schema rigido, sempre uguale a se stesso o con poche inavvertibili varianti, ma è capace di introdurre in ogni edizione cambiamenti (più o meno) macroscopici: il luogo, le iniziative di contorno, le novità dell'anno, le persone, l'impostazione... Il tutto al fine di regalare comunque un'esperienza positiva, da un lato e dall'altro del banchetto, con il vino, con le persone, persino con i new media. Per gente cresciuta a effetti speciali e che troverebbe déjà vu anche una degustazione in AR (augmented reality), trovarsi a vivere con il vino una piana, serena normalità ha quasi dello straordinario.

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Porto Cervo Wine Festival, voglia di web e di sparkling rosé

Porto Cervo ai primi di maggio è il set di un film in attesa del primo ciak della giornata. Stradine deserte, luci perfette, le vetrine dei negozi griffati che riflettono il sole delle 11 come tanti specchi.

In giro non c'è anima viva, solo in lontananza, verso la spiaggetta giunge l'eco di qualche frase in francese, inglese, giapponese...

In giro, l'aria profuma di finocchietto selvatico, liquirizia e fiori mediterranei, vacanza e sale.

E anche un po' di vino; quello delle bottiglie in degustazione al Centro Congressi dell'Hotel Cervo, fulcro ospitante della quarta edizione del Porto Cervo Wine Festival, dedicato alla migliore produzione enologica locale e nazionale.

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Non chiamatele bollicine

Ogni tempo ha le sue idiosincrasie linguistiche.

Ci furono i giorni della misura in cui, e quelli dell'attimino: sulla bocca di tutti per anni, oggi suonano stonati, clamorosamente datati, perchè i nostri sono i giorni del di tutto e di più, e dell' idem con patate.  Queste ed altre espressioni più o meno folcloristiche sono destinate a tramontare dall'uso corrente non appena se ne affaccerà qualcun'altra di nuova.

Nel settore della comunicazione vitivinicola, già di per se' complesso, mutevole e soprattutto umorale, accade la stessa cosa: ci sono parole che ad alcuni provocano autentici attacchi di orticaria, al punto che ne invocano la cancellazione dal vocabolario. Niente di male se, per una parola (o un'espressione) che se ne va, ce ne fosse una che prende il suo posto. Ma questo, a quanto pare, non sempre avviene.

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Tre passi per sopravvivere alla crisi

Quante facce ha la crisi?

Non c'è solo quella, nerissima, di chi ha perso il lavoro e non riesce a ricollocarsi; di chi lo cerca e non lo trova - e di chi ha perfino smesso di cercarlo. C'è anche la faccia grigiastra di chi sta vivendo un momento positivo e non può investire, scontrandosi con le altrui difficoltà finanziarie e la crisi di liquidità delle banche.

E' il caso della Valpolicella del vino (perchè quella del marmo è in sofferenza da anni), le cui imprese performano meglio delle colleghe veronesi (pur essendo, di conseguenza, anche mediamente più indebitate); nel complesso, comunque, il distretto del vino veronese vale oltre 10 milioni (fatturato medio del 2010). E se il PIL regionale appare stabile nel 2011, per il 2012 le proiezioni danno segno negativo anche in Veneto (-1,6%).

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Il varo della Riserva dei Consoli

Prendi un gruppo di persone varie e assortite tra loro - un noto musicista, giornalisti e wine bloggers, agenti, enotecari, un enologo, i titolari di un'azienda franciacortina - caricali su una motonave centenaria insieme ad una tinozza colma di ghiaccio e due belle magnum di Franciacorta e lasciali a scorazzare per una giornata sulle acque del lago d'Iseo. Tra Sulzano e Peschiera Maraglio. 

E che l'avventura cominci.

E' stato un vero e proprio varo, quello dedicato all'ultimo nato di casa Villa Crespia, avvenuto un lunedì mattina a ridosso della maratona del Vinitaly.  

Il Franciacorta Brut La Riserva Dei Consoli è un metodo classico di chardonnay in purezza vendemmiato nel 2004, fermentato tra acciaio  legno con lieviti selezionati in azienda, affinato ancora tra acciao e legno e poi lasciato tranquillo a rifermentare in bottiglie per 70 mesi.

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2012, il Vinitaly dei #success e dei #fail

In fondo basta poco per far felice un produttore che viene al Vinitaly.

Basta slittare (di poco) le date nella settimana, accorciare di un giorno la durata della manifestazione (mantenendo però inalterato il costo di partecipazione), fargli vedere padiglioni e corridoi sempre pieni di gente e far sì che possa incontrare i suoi clienti. Qualche faccia nuova tra i buyers come zuccherino supplementare, et voilà. Chi più contento di loro? Sul quotidiano locale di Verona, e non solo, è un coro unanime di approvazione: bellissimo Vinitaly, uno dei migliori degli ultimi anni. L'avevano detto anche l'anno scorso (per fortuna di Vinitaly, e di VeronaFiere), ma va bene così, è il virus questaèlavendemmiadelsecolo che si sta espandendo anche al di fuori dell'ambito strettamente viticolo.
Ciò premesso, dal mare magnum delle iniziative e del folklore di questa che rimane la manifestazione più popolare, frequentata e chiacchierata dell'enoico mondo italiano, ecco qualche schizzo...

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Vinitaly 2012 - per chi va di fretta

Vinitaly 2012 è qui.

Con il suo fardello di problemi vecchi ("accreditare o no i blogger?") e lo spauracchio di minacce nuove ("quest'anno a Prowein sono venuti tutti, tempo qualche anno e quella di Dusseldorf diventerà la fiera di riferimento di tutto il mondo del vino"), con le sue passerelle glamour (OperaWine, il tasting around delle 100 migliori cantine d'Italia. Garantisce Wine Spectator) e i suoi rituali (gli aperitivi e le cene aziendali).

E con alcune interessanti novità, la principale delle quali - la riduzione delle giornate di fiera da 5 a 4, con un solo giorno, quello inaugurale di domenica 25 marzo, aperto al pubblico non professionista (ma pur sempre pagante) - pare sia stata metabolizzata in maniera indolore perfino da chi ci si aspettava avrebbe alzato alti lai (la categoria degli albergatori/ristoratori e tutto l'indotto che ci ruota intorno).

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L'Amarone della Valpolicella, gioiello da... bigiotteria (firmata)

 C'era il giornalista (poco) eno-(ma molto)gastronomico ben piazzato davanti al banco degli affettati, pronto a passarli in coscienziosa rassegna dopo aver fatto altrettanto con il banco dei formaggi; c'erano i colleghi giornalisti ormai rotti a questo genere di manifestazioni che si alzavano stancamente dal tavolo delle degustazioni alla cieca: "Beh? come sono, 'sti Amaroni del 2008?" "Scomposti".

C'era l'amico produttore giunto da altra regione per ascoltare chissà quali rivelazioni sul futuro dell'Amarone (d'altra parte, il titolo della relazione recitava "L'Amarone della Valpolicella nel mercato internazionale: punti di forza e idee per migliorare"), e rimasto perplesso (come tanti) davanti ad una relazione che in gran parte ha ripetuto i risultati principali di una ricerca del 2006 e ha spiegato come si strutturerà la prossima (frase chiave: "I punti di forza del sistema Amarone sono ancora quelli identificati dalla ricerca del 2006. Ma anche quelli di debolezza non sono cambiati e oggi appaiono, semmai, più gravi. Le prospettive di crescita in termini di valore dipenderanno perciò da quanto le aziende avranno saputo modificare il rapporto tra i loro punti di forza e di debolezza". Cosa che sarà appunto oggetto del prossimo studio).

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