Succede anche questo

C'è rosé e rosé

Rosé e reggae music, ecco la mia idea di estate. 

Non che io non beva vini rosati anche in ottobre o a febbraio ma, complice forse il loro colore, li trovo perfetti soprattutto per le atmosfere estive.

Per fortuna dei produttori degli oltre 22 milioni di ettolitri di rosé di tutto il mondo, il resto dei consumatori non si lascia suggestionare più di tanto dalle stagioni, e consuma rosati tutto il tempo dell'anno. In alcuni Stati, bevono quasi solo quelli.

All'ultimo Vinexpo, l'agenzia France AgriMer e il Conseil Interprofessionnel des Vins de Provence hanno presentato gli ultimi dati del loro interessante Osservatorio sui vini rosati a livello globale, e da questo, tra l'altro, risulta che:

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Il vigneto Italia secondo la FIVI

"Anno d'erba, anno di m..." è un antico detto delle campagne venete. Vale per la primavera-estate, perchè il suo equivalente invernale è "sotto la neve pane, sotto la pioggia fame".

Fuor di metafora - e di proverbi - vorrebbe significare che le piogge delle ultime settimane potrebbero dare qualche problema alle coltivazioni, vite compresa.

Per questo la FIVI si è premurata, qualche giorno fa, di fare il punto della situazione: 

"Nel Nord Italia, dalle colline trevigiane a quelle dell’Oltrepò Pavese, dal Piemonte al Trentino Alto Adige alle vallate franciacortine, le opinioni dei viticoltori si sovrappongono: le vigne sono bagnate ed è difficile lavorarle data la penuria di sole. Si attendono i rari momenti di asciutto per intervenire rapidamente ove necessario.

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L'Amarone della Valpolicella Cru dei Fossi

Se vuoi nascondere qualcosa, mettila la' dove tutti possono vederla.

E' lì dal 1965, ovvero dal primo disciplinare di produzione, e c'era anche nell'ultimo, quello della Docg dell'Amarone (2010). E' lì da sempre, ma evidentemente i produttori non l'avevano mai notato (e chi li controlla nemmeno)... fino a quando qualcuno non l'ha tirato fuori.

Stiamo parlando dell'articolo 4, punti 1 e 2 del disciplinare di produzione dell'Amarone della Valpolicella, che recita: 

1) Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini della denominazione di origine controllata e garantita “Amarone della Valpolicella” devono essere quelle tradizionali della zona e, comunque, atte a conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche.

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Vendita diretta: la FIVI bussa alla porta dell'Europa

La vendita diretta del vino al cliente finale è sempre stato un argomento molto sentito dai produttori, dibattuto e in parte, finora, abbastanza irrisolto. Adesso però non c'è piu tempo per i sofismi mercantili e i bizantinismi della burocrazia: la crisi ha iniziato a mordere seriamente anche l'arcipelago felice del vino, soprattutto i moltissimi atolli rappresentati da cantine che fondano tutto o quasi il loro fatturato sulle vendite nel sempre più asfittico canale Ho.Re.Ca. 

Basta, bisogna andare dritti al punto: raggiungere chi il vino lo compra per berlo. Non per rivenderlo o metterlo in carta. Una tematica che diventa, se possibile, ancora più pressante (e incasinata) quando si tratta di superare i confini nazionali. Per questo la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti ha deciso di muoversi a livello europeo: quello che segue, è il comunicato ufficiale:

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Il Cangrande 2013 al prof.Roberto Ferrarini

Al pari di altre analoghe manifestazioni, anche il Vinitaly ha i suoi riti e quello delle premiazioni è uno di essi. 

Concorsi internazionali a parte - e in questa sede ci piace ricordare il premio Vinitaly 2013 all'Italian Wine Guy Alfonso Cevola,"per essere un profondo conoscitore delle grandi cantine, ma anche dei piccoli vitigni del grande patrimonio enologico italiano e un grande comunicatore" - un riconoscimento, se vogliamo, più agricolo, è il Cangrande, che si assegna ai benemeriti della vitivinicoltura veneta (e non solo).

Quest'anno medaglia e attestato sono andati al veronese Roberto Ferrarini (nella foto con l'assessore regionale all'agricoltura Franco Manzato), figura molto nota sia in ambito universitario (è docente di Enologia nell’ambito del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche dell’Università di Verona) sia in quello produttivo.  

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Vinitaly 2013: spigolature - 1

E' stato un Vinitaly intenso: di partecipazione, assaggi, incontri, novità, scoperte.

Di anniversari - i primi 25 anni dell'Associazione Le Donne del Vino - di premi ad amici wineblogger, di convegni su temi finalmente attuali (i social media, l'e-commerce, la netnography) ai quali, come sempre, partecipano più gli addetti ai lavori  (i consulenti) dei diretti interessati (i produttori).

In giro per il web è possibile cogliere qua e la' impressioni ed esperienze. Qui mi limito a riassumere solo alcuni flash, di cose viste, mangiate, bevute e...mancate.

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L'acquisto del vino si fa social: è nato Vinix Grassroot Market

 In questi giorni difficili per le tasche di tutti, il discorso della disintermediazione è della massima attualità. Noi ne parliamo da anni, e da altrettanto tempo la vagheggiano i produttori. O per lo meno, così dicono. Vendita diretta. Che belle parole! Tu vieni in cantina, e io ti vendo il vino: tu risparmi, io guadagno. E siamo felici entrambi. Senonchè, proprio a parlare di vendita diretta (no agenti, intermediari, retailers, ecc.ecc.) sembra che a tanti produttori venga un attacco di tachicardia, che li fa desistere dal progetto a pochi metri dal traguardo.

Non starò a elencare i perchè e i percome, le scuse e le giustificazioni, le paranoie e le ossessioni di chi fa il vino perchè le conosciamo tutti (e personalmente mi hanno stufato). Finchè la paura di una ritorsione (o di un mancato guadagno) probabile avrà la meglio sulla prospettiva di un guadagno certo, inutile star lì a discutere. A molti piace piangersi addosso, piuttosto che rischiare qualcosa. Molti altri, obiettivamente, non possono permettersi di correre nemmeno questo rischio.

In attesa che sul fronte della produzione qualcosa succeda - un cambio di cultura, di mentalità, uno scatto d'orgoglio... -, i consumatori si organizzano.

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Cosa potrebbe accadere nel 2013 per il vino italiano?

Cosa ci aspetta nell'anno appena iniziato? lo scopriremo solo vivendo, per dirla citando un grande della musica leggera italiana. Ma il mondo agricolo, e quello del vino in particolare, così delicato e complesso, ha il dovere/diritto di chiederselo seriamente. Quelle che seguono, sono le riflessioni di uno dei produttori più autorevoli: Angelo Gaja (il grassetto è mio, ndr).

"C’è penuria di vino nelle cantine italiane dopo anni di bassa produzione d’uva a causa del ripetersi di condizioni climatiche sfavorevoli, per eccesso di calore e di siccità nei mesi estivi.

COSA POTREBBE ACCADERE NEL 2013 PER IL VINO ITALIANO?

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2013: i trends del mondo del vino (bevuto)

E' un passatempo a cui indulgiamo volentieri in molti, quello di giocare a fare gli indovini sui trend dell'anno appena iniziato... salvo poi, 12 mesi dopo, dimenticarci di controllare se le nostre - o le altrui - previsioni erano fondate.

Comunque sia, eccoci qui, anno nuovo, tendenze nuove. Queste che seguono sono state riportate su alcuni autorevoli siti e /o wine writer internazionali.

A giudicare da autorevoli report, nel mondo del vino (all'estero) sembrano profilarsi queste macrotendenze:

1) un ritorno di fiamma per i vini dolci, 2) il consolidarsi della nicchia delle birre artigianali: nelle carte vini di molti ristoranti acquisteranno sempre più spazio. Proprio la birra, del resto, sembra conquistare sempre più l'attenzione sia dei nuovi consumatori, sia della critica. 3) la richiesta di vini meno alcolici 4) continua l'exploit dei vini sparkling 5) si rafforza il segmento dei nat-wines.

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"Liberate i vigneti". O no?

Esiste in America un movimento che si chiama Free the grapes : il suo obiettivo dichiarato è quello di garantire al consumatore finale la scelta dei vini migliori, grazie alla libera circolazione degli stessi, finalmente privi dei molti vincoli, fardelli e balzelli che i diversi Stati si sono inventati nel tempo (compreso il famoso three tier system, di cui il wine blogger Tom Wark fa un'interessante disamina qui).

In Europa siamo andati oltre: free the vineyards!

Questo della liberalizzazione dei diritti d'impianto  (prevista il 31 dicembre 2015) è una problematica molto sentita a livello produttivo (e quindi politico), e le posizioni all'interno dell'UE non sono nè univoche nè serene, perchè in gioco c'è il futuro dell'Europa viticola.

Questo, almeno, era il titolo del convegno tenutosi a Bruxelles qualche giorno fa, e al quale è intervenuto tra gli altri come relatore anche il prof. Davide Gaeta, docente di politica vitivinicola all'Università di Verona, oltre a Pasquale De Meo (direttore generale di Federdoc), Josè Ramon Fernandez (Segr. generale del CEEV, l’organizzazione europea dell’industria del vino) e Daniela Zandonà di EFOW, che riunisce le organizzazioni consortili d’Europa.

Quelle che seguono, sono alcune delle riflessioni del prof. Gaeta*, così come ce le ha trasmesse.

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