(Spoiler) ll consumatore finale (come sempre).
Il quale, più che probabilmente, ricambierà chi si è sempre interessato a lui/lei (e ignorerà tutti gli altri).
Read Morevendita diretta
(Spoiler) ll consumatore finale (come sempre).
Il quale, più che probabilmente, ricambierà chi si è sempre interessato a lui/lei (e ignorerà tutti gli altri).
Read MoreViviamo tempi interessanti. L'ho già detto, vero? Bene, quelli che ci troveremo a vivere lo saranno persino di più. Parliamo del piccolo acquario del mondo del vino, ovviamente, che è già abbastanza complesso e variegato di suo senza dover avventurarci anche in qualche altra parte. Quelle che seguono sono alcune previsioni che un consumato esperto del marketing e del commercio del vino come Robert Joseph ha scritto in un recente articolo (questo) per Meininger Online.
Read MoreGiro del web in 3 articoli, cominciando dai benefici dell'enoturismo e della vendita in cantina. Secondo uno studio australiano, le visite in cantina influiscono sul comportamento dei consumatori in maniera duratura: non solo incoraggiano l'acquisto in loco, ma aumentano parecchio la probabilità che il visitatore cerchi di acquistare nuovamente quel vino in un luogo diverso, dal supermercato all'enoteca (se però riuscisse a riacquistarlo direttamente dalla cantina, magari tramite il suo sito, sarebbe decisamente meglio per l'azienda stessa). L'esperienza che vive il visitatore in cantina si traduce nella conquista di nuovi consumatori, concludono i ricercatori (per saperne di più, questo è l'articolo).
E' una cosa di cui le aziende del vino non si sono mai eccessivamente preoccupate (salvo casi sporadici): piuttosto che in risorse umane, meglio investire in reti vendita (assumendo agenti possibilmente già esperti, così si guadagna tempo), attrezzature di cantina, ristrutturazioni, ampliamenti aziendali.
Le risorse umane e la loro formazione non sono mai state una priorità, nel mondo del vino italiano. Peccato che oggi spesso siano proprio queste, invece, a fare la differenza: gente che padroneggia le lingue straniere e le nuove tecnologie per migliorare la produttività e il servizio al cliente, persone dotate delle necessarie flessibilità, cultura, preparazione tecnica, coraggio e creatività per esplorare non solo nuovi mercati, ma soprattutto nuovi canali di vendita e nuovi approcci ai differenti segmenti di mercato.
La vendita diretta del vino al cliente finale è sempre stato un argomento molto sentito dai produttori, dibattuto e in parte, finora, abbastanza irrisolto. Adesso però non c'è piu tempo per i sofismi mercantili e i bizantinismi della burocrazia: la crisi ha iniziato a mordere seriamente anche l'arcipelago felice del vino, soprattutto i moltissimi atolli rappresentati da cantine che fondano tutto o quasi il loro fatturato sulle vendite nel sempre più asfittico canale Ho.Re.Ca.
Basta, bisogna andare dritti al punto: raggiungere chi il vino lo compra per berlo. Non per rivenderlo o metterlo in carta. Una tematica che diventa, se possibile, ancora più pressante (e incasinata) quando si tratta di superare i confini nazionali. Per questo la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti ha deciso di muoversi a livello europeo: quello che segue, è il comunicato ufficiale:
In questi giorni difficili per le tasche di tutti, il discorso della disintermediazione è della massima attualità. Noi ne parliamo da anni, e da altrettanto tempo la vagheggiano i produttori. O per lo meno, così dicono. Vendita diretta. Che belle parole! Tu vieni in cantina, e io ti vendo il vino: tu risparmi, io guadagno. E siamo felici entrambi. Senonchè, proprio a parlare di vendita diretta (no agenti, intermediari, retailers, ecc.ecc.) sembra che a tanti produttori venga un attacco di tachicardia, che li fa desistere dal progetto a pochi metri dal traguardo.
Non starò a elencare i perchè e i percome, le scuse e le giustificazioni, le paranoie e le ossessioni di chi fa il vino perchè le conosciamo tutti (e personalmente mi hanno stufato). Finchè la paura di una ritorsione (o di un mancato guadagno) probabile avrà la meglio sulla prospettiva di un guadagno certo, inutile star lì a discutere. A molti piace piangersi addosso, piuttosto che rischiare qualcosa. Molti altri, obiettivamente, non possono permettersi di correre nemmeno questo rischio.
In attesa che sul fronte della produzione qualcosa succeda - un cambio di cultura, di mentalità, uno scatto d'orgoglio... -, i consumatori si organizzano.