Alla fine, il Consorzio di Tutela della Valpolicella l'ha spuntata: la vendemmia é ai nastri di partenza, e dato che i quantitativi di uva da mettere in appassimento sono stati ridotti, sará bene scegliere con attenzione e cura ancora maggiore le uve da destinare al riposo nei fruttai. Di seguito, il comunicato ufficiale della Regione Veneto.
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Cantina abusiva scoperta in provincia di Verona
Arriva l'autunno, c'è la vendemmia, e a qualcuno viene la voglia di mettersi a fare vino... a modo suo.
Cioè senza dir niente a nessuno, soprattutto alle autorità preposte.
E così succedono cose come questa:
"Sono stati scoperti e sequestrati dal personale del Comando Provinciale di Verona 11.400 litri tra vino e mosto, oltre a zucchero verosimilmente utilizzato per aumentare il tasso alcolometrico, in una cantina abusiva ad Illasi (VR) a cui sono stati posti i sigilli.
...e venne il giorno del tappo a vite...
...anche per il Valpolicella Classico, il Valpolicella Superiore e il Valpolicella Valpantena.
Sì, non di sola pianura, fondovalle, e terreni più o meno freschi (in cui è lecito o meno piantar vigne) si è parlato all'assemblea dei soci del Consorzio della Valpolicella tenutasi giorni fa.
Ma anche di altre, e direi più sostanziali, modifiche alle regole di produzione.
Una di queste, come anticipiamo nel titolo, è proprio la possibilità di usare il tappo a vite anche per i tre vini suddetti. Una scelta (finalmente) saggia, opportuna e condivisibile, e non solo perchè il tappo a vite è richiesto da tempo dai mercati nei quali quei vini finiscono (ricordiamo che, ad oggi, la maggior parte della produzione della Valpolicella prende la via dell'estero), ma anche per un intento didattico; il tappo a vite è infatti una chiusura assolutamente consigliabile anche per vini che aspirano ad una certa longevità, come potrebbe (dovrebbe) essere il Valpolicella Superiore. L'esperienza austriaca (che ha adottato il tappo a vite da una ventina d'anni) insegna. E chi pensa che aprire una bottiglia così sia meno elegante e/o rituale, si ricreda.
L'Amarone della Valpolicella Cru dei Fossi
Se vuoi nascondere qualcosa, mettila la' dove tutti possono vederla.
E' lì dal 1965, ovvero dal primo disciplinare di produzione, e c'era anche nell'ultimo, quello della Docg dell'Amarone (2010). E' lì da sempre, ma evidentemente i produttori non l'avevano mai notato (e chi li controlla nemmeno)... fino a quando qualcuno non l'ha tirato fuori.
Stiamo parlando dell'articolo 4, punti 1 e 2 del disciplinare di produzione dell'Amarone della Valpolicella, che recita:
1) Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini della denominazione di origine controllata e garantita “Amarone della Valpolicella” devono essere quelle tradizionali della zona e, comunque, atte a conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche.
La storia infinita delle commissioni di degustazione
Ci sono poche cose che provocano un subitaneo attacco di orticaria in un produttore di vino. Una di queste sono le commissioni di degustazione delle Camere di Commercio.
Composte da tecnici ed esperti degustatori iscritti negli appositi albi , queste commissioni hanno il compito (e la responsabilità) di stabilire se un vino può fregiarsi della Doc (oppure no), ovviamente prima che venga messo in commercio. Nulla da obiettare, in teoria; nella pratica, non si contano i casi di incavolatura - per usare un eufemismo - dei produttori nei confronti di certi responsi. Casi che, in qualche situazione, hanno sortito effetti collaterali devastanti per la denominazione stessa.