"Anno d'erba, anno di m..." è un antico detto delle campagne venete. Vale per la primavera-estate, perchè il suo equivalente invernale è "sotto la neve pane, sotto la pioggia fame".
Fuor di metafora - e di proverbi - vorrebbe significare che le piogge delle ultime settimane potrebbero dare qualche problema alle coltivazioni, vite compresa.
Per questo la FIVI si è premurata, qualche giorno fa, di fare il punto della situazione:
"Nel Nord Italia, dalle colline trevigiane a quelle dell’Oltrepò Pavese, dal Piemonte al Trentino Alto Adige alle vallate franciacortine, le opinioni dei viticoltori si sovrappongono: le vigne sono bagnate ed è difficile lavorarle data la penuria di sole. Si attendono i rari momenti di asciutto per intervenire rapidamente ove necessario. Al poco tempo si aggiunge la difficoltà ad entrare nei vigneti con i mezzi, dato che il terreno molto morbido è difficile da percorrere, soprattutto per chi ha a che fare con forti pendenze. Le basse temperature rispetto alle medie del periodo hanno evitato, fino ad ora, il prosperare di infezioni quali la peronospora, sempre in agguato date le condizioni di elevata e perdurante umidità. Il freddo però ha anche causato un ritardo generalizzato di circa due settimane del ciclo vegetativo che, pur con differenze fra i vari territori della penisola, in questo momento si trova nelle delicate fasi della fioritura e dell’allegagione. Ove già formatisi, i grappoli sono ancora di piccole dimensioni e, se il calore non sarà eccessivo, riusciranno ad evolvere normalmente. Qualora la temperatura si elevasse troppo, e in tempi molto brevi, si rischiano attacchi di peronospora agli apparati ancora verdi con conseguenti possibili problemi di riduzione della produzione.
Purtroppo in alcune aree si sono verificati episodi di precipitazioni violente, anche grandinate, che hanno creato seri danni.
La situazione nelle regioni del Centro Italia ricalca quanto già espresso.
Le vigne che sono state seguite con attenzione non manifestano problemi seri. In particolare, lasciare inerbiti i terreni si è rivelata una mossa saggia in momenti come questi, dato che l’erba rallenta il propagarsi della peronospora ed evita il trasformarsi del terreno in fango.
La costa tirrenica, grazie a temperature mediamente più elevate, ha beneficiato di condizioni migliori rispetto a quella adriatica e alle zone interne di Marche e Toscana per esempio. Qui, il deficit di illuminazione protrattosi per molti mesi e la terra che, a causa delle basse temperature, fatica a scaldarsi, rallentano il processo di fioritura.
Di questo quadro anomalo, non roseo ma al momento nemmeno drammatico, sono escluse in parte le aree vitivinicole del Sud Italia, che stanno vivendo sprazzi d’estate dall’inizio di maggio, anche se intervallati da giornate nuvolose in cui le temperature passano bruscamente a valori inferiori ai consueti.
Le precipitazioni non hanno comunque risparmiato il Meridione. In Sicilia, ad esempio, manifestandosi sotto forma di fenomeni non violenti come pioviggini mattutine. L’eccesso di umidità è stato in molte aree compensato dalla presenza notevole del vento che, pur danneggiando a volte i tralci più esposti, ha mantenuto asciutta la vegetazione. Questo fatto, insieme a temperature mediamente più fresche di quelle di solito registrate nel mese di maggio, ha evitato l’attecchire di infezioni.
Per far capire quanto l’andamento stagionale 2013 sia stato “multiforme”, val la pena citare la zona del Crotonese in Calabria, in controtendenza rispetto al resto del “vigneto italiano”. Quest’area della costa ionica è in penuria d’acqua, perché da quasi due mesi non piove. La fioritura è iniziata qualche settimana fa e i grappoli sono già formati. La situazione è comunque buona, perché febbraio e marzo piovosi hanno garantito l’accumulo di riserve idriche nei terreni".