L'Amarone della Valpolicella Cru dei Fossi

Se vuoi nascondere qualcosa, mettila la' dove tutti possono vederla.

E' lì dal 1965, ovvero dal primo disciplinare di produzione, e c'era anche nell'ultimo, quello della Docg dell'Amarone (2010). E' lì da sempre, ma evidentemente i produttori non l'avevano mai notato (e chi li controlla nemmeno)... fino a quando qualcuno non l'ha tirato fuori.

Stiamo parlando dell'articolo 4, punti 1 e 2 del disciplinare di produzione dell'Amarone della Valpolicella, che recita:

1) Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini della denominazione di origine controllata e garantita “Amarone della Valpolicella” devono essere quelle tradizionali della zona e, comunque, atte a conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche.

2) Pertanto sono da escludere, in ogni caso, ai fini dell’idoneità alla produzione dei vini di cui all’articolo 1, i vigneti impiantati su terreni freschi, situati in pianura o nei fondovalle.

Su questo punto, tra gli altri, ultimamente si è scatenata una bagarre non da poco, sollevata dalle Famiglie dell'Amarone e discussa giorni fa in assemblea da tutti i soci del Consorzio (per maggiori dettagli, cfr. Aristide, qui ). Ci sarebbe piaciuto saperne e capirne di più, ma diversamente dal passato, quando siamo riusciti a seguire tutta la tribolata discussione per la Docg, questa volta siamo stati allontanati perfino dall'hotel in cui si svolgeva l'assemblea (ehi ragazzi, keep calm & take it easy! siete dei produttori di vino, mica il Consiglio di Sicurezza dell'ONU). Perciò non possiamo riferire in prima persona come sono andate le cose.

Ad oggi, non siamo nemmeno in possesso di alcuna bozza di modifica del disciplinare (in modo da poterci ragionare sopra), abbiamo solo l'ultima versione approvata, quella vigente (e scaricabile qui).

Cosa ha suscitato le ire dei produttori dell'Amarone dell'Arte? (qui il comunicato) Il fatto che la proposta di modifica riguardava proprio l'abrogazione di quel p.2 all'articolo 4. La frase, come sempre in Italia quando si tratta di regole o leggi, è piuttosto contorta: abrogare un'esclusione è una specie di doppia negazione. Cioè un'affermazione. In pratica, si è proposto di approvare l'eliminazione di questo passaggio.

Da amici produttori presenti all'assemblea sappiamo che all'inizio della discussione, il direttore di Siquria, Guido Giacometti, aveva richiamato l'attenzione di tutti su un piccolo dettaglio: il concetto di pianura (quello di fondovalle l'esamina l'amico Angelo Peretti, qui).

La definizione di pianura, secondo l'uso agroregionale corrente, parla di un territorio basso e pianeggiante caratterizzato dall’assenza di masse rilevate, non più alto in genere di 300 metri e d'inclinazione trascurabile. Se è così, a occhio e croce una discreta parte (metà? di più? di meno?) della superficie a vigneto iscritta alla Doc ricadrebbe sotto questa definizione... Tutti vigneti fuorilegge, questi? O forse da queste uve escono solo vini a IGT/IGP? Certo, se qualche produttore ha fatto il furbetto, impiantando la' dove non si dovrebbe, qualche controllore l'avrà sanzionato per violazione delle regole del disciplinare... o no? oppure le sanzioni si sono dimostrate così inefficaci da non scoraggiare minimamente comportamenti scorretti? o ad essere inefficaci sono stati i controlli?

Anche qui, come al solito, se (in varia misura) sono tutti colpevoli, alla fine nessuno lo è. E' la regola che è sbagliata (e infatti l'hanno abolita).

All'assemblea, sempre Giacometti aveva consigliato di prendersi del tempo per pensarci, prima di votare questa e altre importanti modifiche al disciplinare; un auspicio che anche la FIVI della Valpolicella ha fatto proprio.

"Contestualmente sono state sottoposte al vaglio dell'Assemblea alcune modifiche ai disciplinari di produzione delle denominazioni, nell'ottica di tutelare la qualità del vino, salvaguardando la capacità produttiva dei viticoltori" recita il comunicato ufficiale - generico e fumoso - del Consorzio. Tuttavia, secondo gli organi di stampa le modifiche presentate sono state approvate, e quindi da adesso si potranno impiantare vigneti anche nei terreni freschi, situati in pianura, e nei fondovalle, e usarne le uve per fare Amarone, Ripasso, Recioto. (che terra straordinaria, la Valpolicella: vocata alla viticoltura dalla prima particella di pianura all'ultimo cocuzzolo di collina).

Non c'è dubbio che abbiano salvaguardato la capacità produttiva dei viticoltori.

Ma chissà se in questo modo riusciranno a tutelare anche la qualità del vino.