Succede anche questo

Giuseppe Quintarelli: la tradizione che dura nel tempo

L'uomo della "tradizione che dura nel tempo" se n'è andato. Senza tanti clamori, un po' come era vissuto.

Da tempo era malato, e saggiamente - tutti i veri contadini sono dei grandi saggi - aveva sistemato le cose in azienda in modo da assicurare una continuità, nella conduzione e nella produzione, che non lasciasse nessuno insoddisfatto o scontento.

Alla famiglia della figlia più grande aveva lasciato le redini della sua cantina; in particolare, il nipote Francesco, cresciuto tra botti e vigneti, dopo gli studi e un periodo di lavoro all'estero in un settore completamente diverso, era tornato per dedicarsi a tempo pieno all'impegnativo compito di portare avanti la grande eredità enologica e umana del nonno.

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Amarone della Valpolicella show

Gennaio è il mese dell'Amarone della Valpolicella. 

Detta così, sembrerebbe il titolo di una promozione da GDO - e prima o poi potrebbe diventarlo...  - ma al momento è solo una constatazione: anche quest'anno, nella seconda parte del mese si terranno due eventi piuttosto importanti (per numeri, presenze e obiettivi) dedicati al più importante vino rosso della Valpolicella.

Il primo avrà luogo nella bella Villa De Winckels: martedì 18 gennaio, dalle 17 alle 23 torna l'appuntamento "Amarone in Villa".

Protagonisti gli Amarone della zona storica e di quella a Doc (queste le aziende invitate: Allegrini - Antolini - Bertani - Ca' Rugate - Corte Canella - Corte Sant'Alda - Dal Forno Romano  Fasoli Gino - Ferragù - Garbole - Grotta del Ninfeo - Latium - Le Ragose - Manara - Marion - Monte Dall'Ora - Marco Mosconi - Pieropan - Roccolo Grassi - Ruffo Ernesto - San Cassiano - Santa Sofia  Tedeschi - Tenuta Chiccheri - Tenuta Sant'Antonio - Tenuta Santa Maria alla Pieve - Terre di Leone - Terre di Pietra - Tezza - Tommasi - Trabucchi - Villa Erbice - Viviani - Zanoni - Zymè. Per info e prenotazioni: 045 6500133)

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La storia infinita delle commissioni di degustazione

Ci sono poche cose che provocano un subitaneo attacco di orticaria in un produttore di vino. Una di queste sono le commissioni di degustazione delle Camere di Commercio.

Composte da tecnici ed esperti degustatori iscritti negli appositi albi , queste commissioni hanno il compito (e la responsabilità) di stabilire se un vino può fregiarsi della Doc (oppure no), ovviamente prima che venga messo in commercio. Nulla da obiettare, in teoria; nella pratica, non si contano i casi di incavolatura - per usare un eufemismo - dei produttori nei confronti di certi responsi. Casi che, in qualche situazione, hanno sortito effetti collaterali devastanti per la denominazione stessa.

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Una Tabula Rasa per... Annalisa

Ricordate la Tabula Rasa? E' un gruppo di amici, un progetto, un vino, un obiettivo.

Per i distratti e gli smemorati, la storia originaria è raccontata qui.

L'idea aveva avuto successo: le bottiglie di Valpolicella erano andate tutte vendute, la cifra raccolta consegnata personalmente alla famiglia di Lorenzo nel corso di un momento di festa, e l'anno successivo l'esperienza era stata replicata.

Ma non tutte le uve del 2009 erano diventate Valpolicella Classico Doc. Una piccola parte di queste era stata tenuta in serbo per tentare un vino più ambizioso: il Recioto della Valpolicella.

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Matteo Marenghi nuovo direttore del Consorzio Vini Oltrepo Pavese

A partire dal 1 gennaio 2012, la terza denominazione d'origine più importante d'Italia, l'Oltrepo Pavese (13.500 ha vitati, di cui 4 mila  a croatina, 3000 a pinot nero, 2.600 a barbera e 1300 a riesling) sarà guidata da un giornalista ed esperto agronomo: Matteo Marenghi. Le righe che seguono sono copincollate dal comunicato stampa ufficiale diramato in queste ore (e che mi ha raggiunto a trieste, tra un bicchiere di Terrano sparkling e uno di Terrano passito).

"Laureato in Scienze Agrarie con tesi in viticoltura e Master in Enologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, Marenghi è iscritto all’albo dei dottori agronomi e a quello dei giornalisti. Dopo esperienze di lavoro dipendente si è dedicato alla libera professione; per 11 anni ha diretto il periodico Vignevini edito da “Il Sole 24 Ore–Edagricole” e successivamente ha scritto per le più note riviste tecniche nazionali e siti internet dove si è imposto soprattutto come editorialista. 

Esperto di marketing del vino è stato consulente di amministrazioni provinciali, aziende private, cantine sociali, consorzi, vivaisti. È autore di diversi libri fra cui il “Manuale di viticoltura, opera cui hanno contribuito eminenti docenti universitari, e della versione italiana di due testi francesi: “Le marketing du Vin” e “Terroirs viticoles”.

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Finisce un'era: il Gruppo Angelini acquisisce G.B.Bertani

La notizia circolava negli ambienti già da un anno abbondante, forse più: del resto, solo i più distratti non potevano essere a conoscenza dei dissidi interni e delle difficoltà di vario genere che affliggevano da tempo la storica griffe vinicola veronese G.B.Bertani.

Ora è ufficiale: dopo essere stata corteggiata da grandi gruppi nazionali (dalla veneta Santa Margherita ai trentini Lunelli del marchio Ferrari Spumanti), la grande cantina è passata di mano al Gruppo Angelini, la cui fama è legata soprattutto all'attività nel campo farmaceutico (più che in quello vinicolo).

Questo il comunicato ufficiale, nel quale peraltro si assicura "la continuità di gestione e lo sviluppo della prestigiosa cantina veronese, conosciuta in tutto il mondo" (si dice sempre così).

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Prosecco, Valpolicella, Soave: classici purchè bio

Al momento non è una proposta e nemmeno un'ipotesi di lavoro, ma solo una provocazione: vini di pregio e di grande richiesta nel mondo come Prosecco, Valpolicella e Soave, quando prodotti nelle zone di coltivazione storiche (cioè le più antiche), per fregiarsi della menzione "classico" potrebbero (dovrebbero?) essere anche bio.

A provocare con questo pensiero è nientemeno che l'assessore per l'agricoltura della Provincia di Verona, Luigi Frigotto (Lega), indubbiamente tra gli amministratori più attivi e presenti sul suo territorio, impegnato in prima persona anche in molte sperimentazioni viticole (da anni nei suoi vigneti coltiva vitigni intraspecifici meglio noti come PIWI, ovvero pilzwi- derstandsfähig, come il solaris) e da sempre convinto sostenitore di metodi di coltivazione efficaci e alternativi al solito uso dei soliti fitofarmaci.

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EWBC # 4: Le aziende, il web e tutto quanto il resto

L'EWBC è finito, la polvere delle emozioni e dell'eccitazione del momento si è depositata, l'orizzonte dei pensieri si è schiarito: a mente fredda, cerchiamo di trarre qualche insegnamento da questa esperienza. 

La conferenza internazionale dei wine bloggers, che ha richiamato oltre 200 persone da più di trenta paesi diversi, ha messo in risalto una volta di più il divario tra le aziende del vino che con il web hanno imparato a confrontarsi, e quelle che continuano a ignorare di cosa stiamo parlando.

Sono scelte legittime, per carità. Anche quando il Titanic stava affondando c'era chi ancora ballava nel salone delle feste. Questo vuol dire che, continueranno a esistere aziende del vino del tipo "0.0", da un punto di vista della comunicazione sul web, per millanta motivi che non vogliamo nemmeno iniziare  a discutere (dal digital divide fisico all'analfabetismo informatico, dalla personale repulsione per i mezzi elettronici alla diffidenza per chi con questi mezzi lavora).

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EWBC # 4: Brescia. Consigli per l'uso

 EWBC #4: ci siamo. Il conto alla rovescia sta scandendo gli ultimi giorni, le ultime ore. 

Per tutti coloro che si sono registrati pagando la propria quota - ebbene sì, questo congresso è a pagamento - le istruzioni per vivere nel migliore dei modi questa originale esperienza sono contenute nel EWBC 2011 Participant Packet: diversamente dalle scorse edizioni infatti, e nello spirito del "less is more", cartelle stampa, informazioni sui tour e sul programma, consigli vari,  eccetera, non saranno caricate su chiavette USB, bensì scaricabili dal sito ufficiale dell'evento. 

Per chi pensa di venire per dare giusto un'occhiata, imbucandosi come solitamente si riesce a fare in Italia, l'unico consiglio che possiamo dare è di non farlo. Non c'è nessuna possibilità di entrare se non si è nell'elenco dei registrati. Una regola che vale che vale per tutti, giornalisti compresi (tranquilli; non sono previsti saluti/passerelle dei soliti politici e/o amministratori di turno).

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Brand o Doc nel futuro della TerradeiForti?

C'era una volta un vitigno sconosciuto perfino al catalogo nazionale delle varietà di vite perchè ormai nessuno si ricordava di lui. Un produttore del posto, memore di vendemmie della sua infanzia nelle quali anche quest'uva arrivava in cantina a carrettate, un giorno decise di recuperarlo e ridargli dignità. Ci mise vent'anni e un sacco di soldi, ma alla fine riuscì nell'intento.

Oggi il Casetta è un vino rosso a Doc della Valdadige (insieme al più noto Enantio).

Da n.0 barbatelle coltivate, a 40 mila bottiglie prodotte ogni anno, non si può non parlare di progresso. Per un'area produttiva dai connotati esistenziali e produttivi così sfumati come la Valdadige, la coppia Enantio e Casetta rappresenta un messaggio forte e chiaro. Due vini rossi che nascono da uve così autoctone da crescere solo qui.

Basta questo per tratteggiare la Valdadige- TerradeiForti agli occhi di consumatori ed enoturisti? ovviamente no. Occorre ben altro.

Ma cosa? 

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