L'uomo della "tradizione che dura nel tempo" se n'è andato. Senza tanti clamori, un po' come era vissuto.
Da tempo era malato, e saggiamente - tutti i veri contadini sono dei grandi saggi - aveva sistemato le cose in azienda in modo da assicurare una continuità, nella conduzione e nella produzione, che non lasciasse nessuno insoddisfatto o scontento.
Alla famiglia della figlia più grande aveva lasciato le redini della sua cantina; in particolare, il nipote Francesco, cresciuto tra botti e vigneti, dopo gli studi e un periodo di lavoro all'estero in un settore completamente diverso, era tornato per dedicarsi a tempo pieno all'impegnativo compito di portare avanti la grande eredità enologica e umana del nonno.
Con la scomparsa di Giuseppe Quintarelli la Valpolicella perde un maestro, ma non il mito, perchè i miti, per definizione, non muoiono mai. Non ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, ma ho parlato a lungo con Francesco, e non ho dubbi di aver sentito echeggiare nelle sue parole, e riflesso nel suo modo di porsi, lo stile di suo nonno.
A tutta la famiglia, le nostre più sentite condoglianze.