A partire dal 1 gennaio 2012, la terza denominazione d'origine più importante d'Italia, l'Oltrepo Pavese (13.500 ha vitati, di cui 4 mila a croatina, 3000 a pinot nero, 2.600 a barbera e 1300 a riesling) sarà guidata da un giornalista ed esperto agronomo: Matteo Marenghi. Le righe che seguono sono copincollate dal comunicato stampa ufficiale diramato in queste ore (e che mi ha raggiunto a trieste, tra un bicchiere di Terrano sparkling e uno di Terrano passito).
"Laureato in Scienze Agrarie con tesi in viticoltura e Master in Enologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, Marenghi è iscritto all’albo dei dottori agronomi e a quello dei giornalisti. Dopo esperienze di lavoro dipendente si è dedicato alla libera professione; per 11 anni ha diretto il periodico “Vignevini” edito da “Il Sole 24 Ore–Edagricole” e successivamente ha scritto per le più note riviste tecniche nazionali e siti internet dove si è imposto soprattutto come editorialista.
Esperto di marketing del vino è stato consulente di amministrazioni provinciali, aziende private, cantine sociali, consorzi, vivaisti. È autore di diversi libri fra cui il “Manuale di viticoltura”, opera cui hanno contribuito eminenti docenti universitari, e della versione italiana di due testi francesi: “Le marketing du Vin” e “Terroirs viticoles”.
A dare questo annuncio è stato il presidente Paolo Massone, che ha riferito le ultime decisioni del Consiglio di amministrazione. “Abbiamo optato per un profilo caratterizzato sul fronte della comunicazione – spiega Massone – pur senza rinunciare a specifiche competenze tecniche nel settore vitienologico. Il nostro scopo è rafforzare decisamente l’immagine dei vini oltrepadani, fra questi in particolare il Cruasé, Metodo Classico Docg rosé a base Pinot nero, per meglio supportare gli ingenti investimenti delle aziende associate. D'altra parte gli ultimi sviluppi normativi riguardanti i consorzi, introdotti dall’Ocm Vino ed ormai recepiti a livello nazionale, sottolineano la necessità che le strutture come la nostra siano attente sul fronte promo-comunicazionale, essendo venuti meno i compiti relativi ai controlli. Rimangono invece a nostro carico le azioni di tutela e sorveglianza, che implementeremo. Il nuovo direttore ha titoli ed esperienze che riteniamo idonei alle nostre esigenze, inoltre, grazie alla lunga militanza nel giornalismo, è un interlocutore capace di incidere nel sempre più complesso ed intricato mondo del vino. Non sarà solo, ma affiancato da una squadra che ha già reso il Consorzio più moderno e dinamico negli ultimi anni”.
“Sono grato della fiducia accordatami ed entusiasta dell’incarico – dice Matteo Marenghi – pur consapevole delle non poche difficoltà. Comunicare è cruciale ma difficile, i risultati si vedono a distanza di tempo. Oltre ai rapporti con i ‘media’ oggi occorre poi considerare anche il fenomeno della disintermediazione che, bypassando i tradizionali canali dell’informazione, grazie ad Internet mette a diretto contatto il mondo della produzione con quello del consumo, accelerando ogni reazione. Lavorerò comunque anche su altri fronti affinchè il Consorzio possa divenire il fulcro del dibattito sugli sviluppi del territorio e della vitivinicoltura in particolare; l’obiettivo non vuole essere la mera sopravvivenza di un nobilissimo comparto, oggi insidiato su più fronti, ma il raggiungimento di traguardi ambiziosi. Grande attenzione andrà quindi posta al mercato, che va assecondato ma avendo ben in mente la propria identità: in un mondo del vino assolutamente globalizzato non c’è più spazio per la mediocrità”.
Le frasi in grassetto sono mie.
Ho voluto sottilineare questi passaggi perchè li considero cruciali e già indicativi del modus operandi del nostro. Chi conosce Matteo Marenghi (e io ho la fortuna di conoscerlo dai tempi della sua direzione a "Vignevini) sa che non è solo una penna brillante, ma anche un opinion leader (uno dei pochi autentici) degno di questo nome: acuto, spesso dialettico (ma non polemico), sempre aperto al confronto, mai aggressivo e dotato di un sense of humour di stampo britannico più unico che raro. Quando ho saputo dalla newsletter del nostro comune amico e direttore di "Millevigne", Maurizio Gily, del suo incarico non ho potuto che rallegrarmene: Matteo è persona molto competente e stimata, farà un gran lavoro.
E così un altro giornalista viene chiamato a sedere su una delle sedie più traballanti e discusse del mondo del vino, quella di un Consorzio di Tutela. Non è la prima volta che succede, e probabilmente non sarà l'ultima. Gli esiti di questa scelta possono essere molto felici o assolutamente desolanti, ma questo dipende sia dalla persona designata, sia dal livello di dinamismo e collaborazione della squadra consortile.
In ogni caso anche questo è un segno dei tempi: se il mondo del vino vuole progredire, deve imparare a fare scelte - e a compiere azioni - impensabili fino ad un decennio fa, ma del tutto in linea con gli odierni cambiamenti della società.
All'amico e collega Matteo, le più sincere congratulazioni di questo blog, unite agli auguri di buon lavoro di prammatica e all'assocurazione che non sarà lasciato da solo: il mondo del web vinicolo è più piccolo di quel che sembra, lo seguiremo dovunque andrà.