Approfondiamo...

A Year in Champagne

"It's more than a wine. It's magic".

Quando si parla di Champagne, le suggestioni si sprecano, e non può essere altrimenti per un vino che ha sulle spalle secoli di storia, e un territorio unico. Si può provare a imitarlo, a rincorrerne il successo - o, al contrario, a ignorarlo del tutto - ma la sua grandezza, unicità, originalità restano intatte, mix di fattori naturali, scelte umane e casualità storiche.

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Parola d'ordine 2015: formazione

E' una cosa di cui le aziende del vino non si sono mai eccessivamente preoccupate (salvo casi sporadici): piuttosto che in risorse umane, meglio investire in reti vendita (assumendo agenti possibilmente già esperti, così si guadagna tempo), attrezzature di cantina, ristrutturazioni, ampliamenti aziendali.

Le risorse umane e la loro formazione non sono mai state una priorità, nel mondo del vino italiano. Peccato che oggi spesso siano proprio queste, invece, a fare la differenza: gente che padroneggia le lingue straniere e le nuove tecnologie per migliorare la produttività e il servizio al cliente, persone dotate delle necessarie flessibilità, cultura, preparazione tecnica, coraggio e creatività per esplorare non solo nuovi mercati, ma soprattutto nuovi canali di vendita e nuovi approcci ai differenti segmenti di mercato.

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#savelugana, un appello a Matteo Renzi. A petition to share & sign

Spostatelo, quel maledetto treno.

Fatelo correre sul tracciato ferroviario già esistente. 

Arrivare 4 minuti più tardi a Milano o Venezia o dove cavolo volete non vi cambierà la vita, ma potrebbe cambiare quella di un'intera comunità. La gente del Lugana, si tratti dei produttori o di chi vive nella zona interessata dal tracciato dell'Alta Velocità è riuscita nel tempo e con molta fatica a trovare un certo equilibrio tra benessere-progresso-ambiente, nonostante gli sconquassi ambientali che in questi anni hanno subìto comunque. 

Ma questo no, non potrebbero sopportarlo, sarebbe la fine di tutto: di una economia che vive soprattutto di turismo, di oltre 200 ettari di vigneti, di un ambiente che il mondo ammira e invidia, fatto di casolari antichi, oasi naturali , santuari centenari.

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Perchè dovremmo smetterla di dare punteggi ai vini

I veterani del wine blogging lo sanno: ci sono alcuni argomenti che sembrano fatti apposta per attizzare discussioni, scatenare polemiche, rinverdire vecchi topics. Sono un trucco ormai datato come la Tv in bianco e nero, ma funzionano ancora, e quando uno vuole ravvivare l'attenzione e il traffico sul suo blog, puntualmente li tira fuori. Vini naturali vs convenzionali, cork vs screw cup, sono ancora utili le guide dei vini? quale linguaggio per il mondo del vino? Eccetera.

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Il ritorno di un classico: il cemento

Qualcuno un giorno ha detto della moda che è "il disprezzo per il passato prossimo e l'amore per il passato remoto".

Probabilmente qualcosa del genere si potrebbe dire anche della tecnologia in cantina. Fino a qualche anno fa infatti la barrique francese era considerata l'ultimo grido dell'innovazione, un must, il non plus ultra; oggi il suo uso è molto meno esaltato (ed esaltante), almeno in certe zone, mentre si torna a guardare con curiosità e interesse a materiali che, fino a ieri, erano considerati con sufficienza un retaggio dei preistorici tempi del vino anonimo e di quantità.

Uno di questi materiali è il cemento.

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Nuovi vitigni, nuovi vini

Buone notizie per i vivaisti, i ricercatori viticoli, i produttori di vino e in generale per tutti i fan dei vitigni resistenti (alle malattie): sulla Gazzetta Ufficiale di qualche giorno fa è stato pubblicato il DM 10 luglio 2013, "Modifiche al registro nazionale delle varietà di vite". 

Nel documento si legge che l'elenco nazionale dei vitigni ammessi alla produzione di vino viene arricchito di nuove varietà - oltre che di nuovi cloni - alle quali si stava lavorando da tempo.

Tra queste figurano uve come i bianchi Solaris e Johanniter, e i rossi Bronner, Prior, Cabernet Carbon, Cabernet Cortis, Helios, eccetera. L'elenco completo si trova qui.

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...e venne il giorno del tappo a vite...

...anche per il Valpolicella Classico, il Valpolicella Superiore e il Valpolicella Valpantena.

Sì, non di sola pianura, fondovalle, e terreni più o meno freschi (in cui è lecito o meno piantar vigne) si è parlato all'assemblea dei soci del Consorzio della Valpolicella tenutasi giorni fa. 

Ma anche di altre, e direi più sostanziali, modifiche alle regole di produzione.

Una di queste, come anticipiamo nel titolo, è proprio la possibilità di usare il tappo a vite anche per i tre vini suddetti. Una scelta (finalmente) saggia, opportuna e condivisibile, e non solo perchè il tappo a vite è richiesto da tempo dai mercati nei quali quei vini finiscono (ricordiamo che, ad oggi, la maggior parte della produzione della Valpolicella prende la via dell'estero), ma anche per un intento didattico; il tappo a vite è infatti una chiusura assolutamente consigliabile anche per vini che aspirano ad una certa longevità, come potrebbe (dovrebbe) essere il Valpolicella Superiore. L'esperienza austriaca (che ha adottato il tappo a vite da una ventina d'anni) insegna. E chi pensa che aprire una bottiglia così sia meno elegante e/o rituale, si ricreda

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La Valpolicella e la dealcolazione

Riceviamo e pubblichiamo:

Alla fine di agosto, presso la valpolicellese Villa Lebrecht a S. Floriano di San Pietro in Cariano, sede del corso di Laurea in Scienze e tecnologie viticole ed enologiche, sono stati presentati i risultati dei progetti Low Alcol e Winesens e sono state illustrate le nuove proposte progettuali per il periodo 2012-2014. Low Alcol e Winesens sono 2 progetti facenti parte di un’iniziativa finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale per il Veneto 2007 – 2013, all’interno della Misura 124 ("cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agricolo, alimentare e forestale"). L’attività di ricerca e sperimentazione di entrambi i progetti ha visto impegnato un team di soggetti coordinati dal Prof. Roberto Ferrarini.

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