E' una cosa di cui le aziende del vino non si sono mai eccessivamente preoccupate (salvo casi sporadici): piuttosto che in risorse umane, meglio investire in reti vendita (assumendo agenti possibilmente già esperti, così si guadagna tempo), attrezzature di cantina, ristrutturazioni, ampliamenti aziendali.
Le risorse umane e la loro formazione non sono mai state una priorità, nel mondo del vino italiano. Peccato che oggi spesso siano proprio queste, invece, a fare la differenza: gente che padroneggia le lingue straniere e le nuove tecnologie per migliorare la produttività e il servizio al cliente, persone dotate delle necessarie flessibilità, cultura, preparazione tecnica, coraggio e creatività per esplorare non solo nuovi mercati, ma soprattutto nuovi canali di vendita e nuovi approcci ai differenti segmenti di mercato.
Ci vuole (un sacco di) tempo per formare gente così. E oggi che si sarebbe dovuto godere dei benefici del lavoro di questo tipo di professionisti, oggi che avrebbe potuto essere l'inizio del raccolto, quante aziende si trovano invece desolatamente a bocca asciutta e a mani vuote? eppure lo insegna la Natura: non si raccoglie dove non si è seminato.
Se dunque finora si è sempre trovata la scusa per procrastinare, rimandare, delegare ad altri, negare il problema, è arrivato il momento di voltar pagina. Il 2015 va visto come l'anno della svolta e delle grandi decisioni: serve formazione (e autoformazione), signori. Va cercata, promossa, fatta. Anche - anzi, soprattutto - se occorre pagarla di tasca propria perchè non c'è più un bando PSR o OCM che venga in soccorso con i soliti finanziamenti pubblici.
La formazione va fatta. Anche a costo di rivedere le proprie priorità. Un banco d'assaggio istituzionale in meno e un corso d'inglese tecnico in più. Qualche barrique nuova in meno e una (seria) consulenza in più su come gestire la vendita diretta in cantina.
Non stiamo parlando di spese nuove, aggiuntive - almeno, non nella maggior parte dei casi - ma di rivedere le proprie strategie: il mondo è cambiato, la gente e i suoi comportamenti sono cambiati. Continuare a comportarsi come si è sempre fatto dagli anni '90 ad oggi significa ostinarsi a vivere in un mondo che esiste solo nella propria testa.
Ma non è quello reale, e il risveglio potrebbe rivelarsi piuttosto brusco e spiacevole.