Buone notizie per i vivaisti, i ricercatori viticoli, i produttori di vino e in generale per tutti i fan dei vitigni resistenti (alle malattie): sulla Gazzetta Ufficiale di qualche giorno fa è stato pubblicato il DM 10 luglio 2013, "Modifiche al registro nazionale delle varietà di vite".
Nel documento si legge che l'elenco nazionale dei vitigni ammessi alla produzione di vino viene arricchito di nuove varietà - oltre che di nuovi cloni - alle quali si stava lavorando da tempo.
Tra queste figurano uve come i bianchi Solaris e Johanniter, e i rossi Bronner, Prior, Cabernet Carbon, Cabernet Cortis, Helios, eccetera. L'elenco completo si trova qui.
Ovviamente, questo non significa che nel giro di un paio d'anni troveremo sugli scaffali schiere di bottiglie di rosso Prior o bianco Johanniter: l'iscrizione al Registro nazionale è solo il primo, necessario passo, il secondo sarà l'ammettere le stesse nei diversi elenchi dei vitigni autorizzati nelle varie province e Doc.
Il segnale che si evince da questa decisione è comunque positivo: in Italia la ricerca in viticoltura continua, sia pure lentamente e zoppicando.
Di recente ho avuto occasione di fare una degustazione tecnica di microvinificazioni di alcune di queste nuove varietà di viti resistenti presso il Centro Sperimentale di S.Floriano della Provincia di Verona (sì, quello stesso sul destino del quale da mesi non si sa più nulla). Da un punto di vista organolettico, alcune di queste uve sono estremamente interessanti (in altre parole: i vini che danno sono buonissimi). Penso al Johanniter, ma soprattutto a quella che, per me, è ormai una "vecchia" conoscenza, avendo già avuto modo di assaggiarla in altre occasioni: il Solaris, sul quale il vulcanico mago del Merlino sta lavorando (con ottimi risultati, garantisco) già da tempo.
Per chi volesse approfondire l'argomento, dato il periodo ancora vacanziero - e soprattutto le alte temperature - , posso consigliare un viaggio in Svezia dove, a detta del mio amico wineblogger Magnus Reuterdhal, l'uva solaris è una delle più gettonate dalle (poche) cantine locali.
Per i pigri che invece non vogliono lasciare l'Italia, una visita a questa azienda sarà comunque molto istruttiva.