"It's more than a wine. It's magic".
Quando si parla di Champagne, le suggestioni si sprecano, e non può essere altrimenti per un vino che ha sulle spalle secoli di storia, e un territorio unico. Si può provare a imitarlo, a rincorrerne il successo - o, al contrario, a ignorarlo del tutto - ma la sua grandezza, unicità, originalità restano intatte, mix di fattori naturali, scelte umane e casualità storiche.
A Year in Champagne, (il trailer si trova qui) scritto e diretto da David Kennard e distribuito da Samuel Goldwyn Films, è una sorta di seguito di un altro docu-flm, "A Year in Burgundy" (l'abbiamo recensito qui), e come quello vede nella famosa importatrice francese Martine Saunier il filo conduttore delle visite a champagnards grandi e piccoli, icone storiche come Bollinger o piccoli produttori come Champagne Saint-Chamant. Il film sarà disponibile su iTunes già dai prossimi giorni.
E' bellissima, la storia dello Champagne, per certi versi triste, e al tempo stesso incredibile. Triste, perchè questa regione è stata per centinaia d'anni teatro quasi ininterrotto di guerre, dalle trasmigrazioni di popoli (Galli, Goti, Visigoti...sono passati tutti da qui, e non erano passaggi pacifici) ai giorni nostri. Almeno una volta ogni 25 anni c'era una guerra da combattere, e i ragazzi crescevano nella consapevolezza che prima o poi sarebbe toccata anche a loro, mentre la gente conviveva con la paura della guerra e il suo carico di dolore ("ecco perchè nelle vecchie foto non li vedete mai sorridere", si dice ad un certo punto nel film ). Incredibile perchè, quasi per una curiosa legge di compensazione, da queste vigne cresciute su terreni di battaglia intrisi di sofferenza nasce il vino che è da sempre sinonimo di festa e gioia in tutto il mondo.
Il filmato ripercorre le stagioni nella regione raccontando soprattutto del rapporto Natura-uomini-vigne, riservando ai dettagli di vinificazione solo i minuti finali dell'intero racconto. A guardarlo con attenzione, ascoltando il pensiero di alcune delle persone intervistate, si può trarre più di una lezioncina interessante.
Una visione che merita, e che è sicuramente più costruttiva e istruttiva della lettura di certi paragoni numerici che tanto piacciono ai fautori delle gare basate sulle quantità, piuttosto che sulla qualità e sul valore delle cose.