I veterani del wine blogging lo sanno: ci sono alcuni argomenti che sembrano fatti apposta per attizzare discussioni, scatenare polemiche, rinverdire vecchi topics. Sono un trucco ormai datato come la Tv in bianco e nero, ma funzionano ancora, e quando uno vuole ravvivare l'attenzione e il traffico sul suo blog, puntualmente li tira fuori. Vini naturali vs convenzionali, cork vs screw cup, sono ancora utili le guide dei vini? quale linguaggio per il mondo del vino? Eccetera.
Consoliamoci, spesso nemmeno i wine blog stranieri sono immuni da questi trucchetti. Ogni tanto tuttavia qualcosa d'interessante ancora si legge (e, no, non mi riferisco alla consueta lettera aperta di Angelo Gaja, che questa volta mi rifiuto di riprendere; da un produttore esperto e acuto come lui mi aspetto pensieri ben più profondi e originali della solita sequela di lagnanze che tutti conosciamo e condiviamo).
Mi riferisco invece a questo articolo: ennesimo, colorito attacco alla mania (l'autore parla addirittura di perversione) di assegnare punteggi ai vini. Argomento sempre attuale, divertente per i flame che ancora riesce a scatenare, problematica apparentemente priva di soluzione.
Diciamo che c'è un mercato per tutti, come al solito: per quelli che preferiscono il racconto dettagliato del vino, e per i più sbrigativi che si orientano guardando solo i numeri*.
Tuttavia, non posso che dichiararmi assolutamente d'accordo con l'autore dell'articolo, soprattutto nei suoi passaggi finali:
"Wine does not exist in a vacuum. The tired defence of “I would like to drink a 93 point wine slightly more than a 92 point wine” just does not hold water. Drink when? With what? With whom? In what mood? The variables are too numerous to list and too involved to simply say “I would just prefer to drink it”. It is not just reducto ad absurdum".
>Il vino è - anche? soprattutto? sempre? a voi la scelta - il suo contesto di fruizione. Pretendere di valutarlo in maniera asettica, magari in batteria, come se fosse un prodotto industriale qualunque (quando noi tutti sappiamo che "non esistono grandi vini, ma solo grandi bottiglie", cit.) significa privarlo del suo asset (forse) più importante (e soprattutto, è molto poco divertente)
Ecco perchè, alla fine, se volessimo davvero essere coerenti con tutto quello che diciamo (o scriviamo) a proposito del vino, della sua poesia, unicità, storia, ecc. ecc...
...dovremmo smettere di dargli dei voti.
ps: la foto d'apertura si riferisce ad un momento dell'ultimo wine blogger tour che abbiamo organizzato, questa volta in Lugana. Un eccellente (ed efficace) esempio di wine-in-a-context. Grazie a Paolo Pasini per l'esperienza!
*chi legge le mie recensioni sa che i punteggi che assegno sono solo il mio pigrissimo modo di dire quanto quel certo vino mi sia piaciuto