Per quanto si pensi di saperne abbastanza, soprattutto su argomenti di nicchia e iper-nicchia, l’Italia del vino continua a sorprendere con le sue gemme nascoste e disseminate ovunque. Come il Vinosanto umbro affumicato.
Read Moreappassimento
La rivincita della Molinara
Relegata in soffitta dal disciplinare di produzione della Valpolicella quasi una ventina di anni fa, negli ultimi anni il vitigno Molinara si sta riaffacciando in molte produzioni. Con discrezione, senza clamori, un vino dopo l’altro si sta ri-conquistando un suo spazio.
Read MoreAmarone Confidential - the ebook
A dispetto della sua fama mondiale, non sono molti i libri dedicati all’Amarone (e agli altri vini della Valpolicella).
Read MoreAssaggi sparsi dal Vinitaly
Qualche (grato) ricordo di amici incontrati, ops, di vini assaggiati all'ultimo Vinitaly:
1) Quattro passi nel rosè. Facile e immediato il “Rosé del Cristo 2015”, di Cavicchioli, Lambrusco di Sorbara fermentato in bottiglia, color buccia di cipolla, è il complemento ideale di una pausa a base di chiacchiere, pane e salame. Succoso, sapido, fruttato, coerente al naso e in bocca con una bel finale secco il “Kotzner Merlot Krezer 2016” di Armin Kobler. Elegante al naso e in bocca “Aprile” della siciliana Fondo Antico, Nero d'Avola trasformato in fresca macedonia di chicchi di melograno e fruttini selvatici aciduli e dolci.
2) Interscambiabili, o quasi. Come quei gemelli identici che a scuola si scambiano di posto per strappare voti migliori nella materia in cui ciascuno eccelle, così il Tai Rosso con il Cannonau: facile rimanere ingannati da quella golosa fragolina di bosco che diresti Tai Rosso e invece è Cannonau alle sue prime fasi, così come pensi che sia Cannonau quel vino dalle note di erbe mediterranee e spezie e invece è un Tai Rosso Riserva. La degustazione (alla cieca) con il trucco dei vini di Nicola Dal Maso e della piccola, laboriosa Fattoria di Michele Cuscusa ha imbrogliato molti e divertito tutti.
3) L’enologia che verrà. Tutti parlano di cambiamento climatico, di vigneti che dovranno arrampicarsi sempre più in alto e vitigni che dovranno essere inattaccabili o quasi dalle malattie, ma pochi hanno già iniziato a fare sul serio. Gianni Tessari è uno di questi: non appena la varietà solaris è stata autorizzata in Provincia di Verona, lui l'ha piantata sulle colline di S.Giovanni Ilarione (2014). Innovativo che non rinnega la sua storia enologica, Gianni ha utilizzato per questo solaris in purezza quella fermentazione sulle bucce che aveva fatto la fortuna e il successo di un altro (suo) vino, il famoso "Bucciato" Veneto Bianco. E anziché utilizzare i lieviti selezionati come negli altri suoi vini, ha usato quelli indigeni. Il risultato è “Rebellis”, un bianco dalle spalle larghe con performance da vino rosso: tropicale al naso e in bocca, con sentori di mandorle e zafferano, tannico in bocca, rotondo e pieno.
4) Echi (campani) dal passato. I Romani erano maestri nell’arte dell’appassimento delle uve, e lo praticavano un po’ ovunque piantavano vigne, non solo nel Veronese dunque. Così può capitare che uno dei primi esempi di vino da uve appassite non dolce sia stato campano e infatti di un vino kapnios (affumicato) parlavano già Platone e Plinio il Vecchio. Il “Kapnios” dei nostri giorni è perciò un aglianico del Taburno di Masseria Frattasi raccolto a mano tardivamente (metà di novembre) e lasciato appassire per una trentina di giorni all’aperto. Il risultato è un vino molto piacevole, con tannini di seta grezza, di bella struttura, ricco di profumi mentolati e balsamici al naso e in bocca cui seguono note di uva passa e fruttini di rovo.
5) La Toscana che non tradisce. Chi, come me, predilige i passiti (soprattutto quelli dolci) pretende anche sempre il massimo da loro. Il passito dolce è uno dei vini più difficili da fare, ma nessuno obbliga un produttore a farlo, se non è capace e non lo ama. Per chi invece volesse avvicinarsi a questa tipologia, il Vinsanto di Montepulciano di Susanna Crociani ha molto da dire, in termini di eleganza, equilibrio, armonia tra le parti: noci e nocciole, prugne appassite, fichi secchi, buccia di arancia candita, caramello e molto altro. E in bocca è un velluto. Gran finale con i vini de Il Marroneto, che produce uno dei pochissimi Brunello di Montalcino davvero all’altezza della sua fama (mondiale): il “Madonna delle Grazie”. Fruttato (rosso e nero) e speziato (dolce, un tocco), pieno, equilibrato, elegante, pulito, appagante come pochi. Più che un Brunello di Montalcino, una garanzia di buon bere.
Proprio quando iniziavo a divertirmi con gli assaggi, Vinitaly ha chiuso i battenti. Arrivederci al prossimo, in programma dal 7 al 10 aprile 2019.
Anteprima Amarone 2013: conferme, sorprese, scoperte
Che annata è stato il 2013? Un'altalena. Freddo, caldo, su, giù, pioggia, sole, scompostamente suddivisi lungo l'arco dei mesi. O tutto, o niente. Sorvolando sui dettagli agronomici (alcuni dei quali si possono reperire qui, mentre qui si trova una sintesi del rapporto sul settore vitivinicolo veneto di quell'anno), potremmo dire che, per quanto in generale possa dirsi buona, non è stata un'annata facile da gestire (e nel profilo viticolo qui riassunto si spiega perchè). Nonostante questo, gli Amarone della Valpolicella 2013 presentati in assaggio alla consueta Anteprima erano più di 80, la maggior parte dei quali campioni di botte, mentre quelli in bottiglia erano quasi tutti da considerare nella fase di affinamento in vetro: molte delle bottiglie presentate non saranno messe in commercio prima di alcuni anni, perciò aspettiamoci di ritrovare - nel 2019 o perfino dopo - vini anche molto diversi da quelli assaggiati.
Una cosa infatti appare chiara di questa annata, protagonista dell'annuale kermesse "Anteprima Amarone": il 2013 richiederà tempo per esprimersi al meglio, più di quello che solitamente siamo disposti a concedere ad un Amarone, di cui i mercati vogliono l'annata sempre più nuova, tanto che mi aspetto un giorno o l'altro di veder comparire sulla scena una qualche sorta di Amarone Novello. Ciò premesso, un altro aspetto che mi è apparso piuttosto evidente durante la degustazione al tavolo è uno di quelli che solitamemnte si danno per scontati, a dispetto del fatto che è , invece, estretamente critico e anzi caratterizzante del vino stesso: l'appassimento. O meglio, la capacità di gestirlo, e di dare continuità al lavoro nelle fasi successive. Non è da tutti, non subito almeno. E' qualcosa che s'impara e si affina con la pratica e la conoscenza, un anno dopo l'altro. Ad oggi, sembra che molte aziende (piccole, ma soprattutto nuove) si siano fatte prendere dall'entusiasmo del successo dell'Amarone, lanciandosi nell'avventura dell'imbottigliamento con proprie etichette con fin troppa foga. Ma il salto da "fornitore" (di materia prima: uva o vino sfuso) a produttore a filiera completa non è mai semplice, e nemmeno indolore. Non solo richiede uno sforzo economico notevole, ma anche conoscenze tecniche, capacità - oserei dire sensibilità - che si acquistano negli anni (a meno di ricorrere a rodati consulenti esterni). Questo per dire che alla degustazione al tavolo, sono pochi gli Amarone delle nuove aziende che mi hanno colpito positivamente. Sensazioni amare, acidità scomposte, profumi verdi - o, al contrario, di frutta fin troppo cotta - a volte zuccheri e alcol fuori controllo ... riflettono non solo le difficoltà dell'annata e lo stato di work in progress del vino, ma anche, forse, una ancora imperfetta (o incompleta) padronanza della tecnica di appassimento (e non solo). Niente di grave, comunque: di nuovo, è solo questione di tempo, e di fare esperienza.
E sempre col beneficio dell'inventario - anzi, dei riassaggi che spero di fare tra qualche anno - ecco qualche commento a proposito di alcuni dei vini assaggiati nel corso dell'evento, tra conferme, sorprese e scoperte.
Le conferme: Ca' Rugate "Amarone Punta Tolotti" 2013. Un Amarone che profuma di tabacco caldo, spezie scure e rosmarino, dove alcol, acidità e tannini sono tenuti ben a freno, in un equilibrio che sembra precario ma è invece solido. La grande bevibilità è un altro pregio di questo vino, uno dei pochi già in commercio.
Marco Mosconi, Amarone della Valpolicella 2013, campione di botte. Sono pochissimi i produttori capaci di far bene sia i vini rossi che i bianchi, perchè la "mano" enologica non può e non deve essere la stessa. Marco Mosconi è uno di questi: i suoi Valpolicella sono ottimi e godibili quanto i suoi Soave. Il suo Amarone in itinere rivela profumi floreali ancora freschi, e tannini in fase di arrotondamento. Il frutto comunque c'è tutto, succoso ma senza eccessi. Non ci resta che aspettare che il cantiniere Tempo faccia il suo lavoro.
Secondo Marco: "Amarone della Valpolicella 2013". L'Amarone fumanese di Marco Speri ha fantastici profumi scuri di spezie (tipici del Corvinone), un bel frutto rosso maturo e tannini di seta grezza, che per il maggio 2019 (anno di messa in commercio) si saranno smussati ancora di più.
Pietro Zanoni: "Amarone della Valpolicella Zovo" 2013. Non poteva mancare un campione della "terra di mezzo" - quel lembo di denominazione che sta tra la Classica e la zona est - in questa mini carrellata da Est a Ovest passando dal centro. Zovo è il cru di Pietro, e da che lo assaggio - ormai qualche anno - si è sempre presentato come un Amarone di quelli seri, con profumi scuri di caffè, tabacco, cacao amaro e sensazioni di frutta rossa macerata in alcol. Secchissimo, perfetto per grigliate e piatti di carne.
La sorpresa: Tenuta Chiccheri, "Amarone della Valpolicella Campo delle Strie", 2013. Azienda ancora giovane (è nata solo nel 2003), presenta un prodotto che disvela profumi di frutta rossa appassita avvolta dal cioccolato come un boero, con sfumature balsamiche. E' già buono adesso, chissà cosa sarà nel 2019 (quando uscirà in commercio).
La scoperta: Fidora, "Amarone della Valpolicella 2013", campione di botte. Un vino con introganti profumi floreali, ancora un po' scomposto negli zuccheri, ma fruttato, rotondo, lungo, ricco di un sacco di cose buone. Da un'azienda che probabilmente pochi ancora conoscono, ma sulla quale mi sentirei di scommettere già adesso. Per chi volesse farsi un'idea, il loro "Amarone della Valpolicella Monte Tabor" 2010 ha profumi dolci di piccola frutta rossa matura, bella bevibilità e grande eleganza.
Per chi non ne avesse ancora abbastanza, giovedì 23 febbraio presso Villa de Winckels si terrà l'8a edizione di "Appuntamenti con la tradizione". In degustazione (senza vincoli di annata) gli Amarone di oltre 60 aziende, molte delle quali non erano presenti all'Anteprima. E a completamento della manifestazione, alle 19 il giornalista Nicola Frasson terrà una orizzontale di comparazione tra l'Amarone 2010 e il suo "gemello" valtellinese: lo Sfursat.
Il marchio appassimento è una realtà
Buon 2015 a tutti. Cominciamo il nuovo anno con un argomentino leggero come un piatto di cotechino con le lenticchie: il nuovo IGT Verona Passito.
E’ stato l’oggetto misterioso del 2013-2014, chissà se nel 2015 si presenterà ufficialmente e in pompa magna ai consumatori, come di solito si fa quando nasce un nuovo Consorzio di tutela vini (personalmente ho i miei dubbi). Nel frattempo, anticipiamo noi alcune informazioni, così come sono state comunicate in occasione del convegno “Vino e Diritto” tenutosi a metà dicembre 2014 presso la Cantina sociale di Negrar. In estrema sintesi, ecco quanto è emerso (il corsivo è di chi scrive):
La Valpolicella e la dealcolazione
Riceviamo e pubblichiamo:
Alla fine di agosto, presso la valpolicellese Villa Lebrecht a S. Floriano di San Pietro in Cariano, sede del corso di Laurea in Scienze e tecnologie viticole ed enologiche, sono stati presentati i risultati dei progetti Low Alcol e Winesens e sono state illustrate le nuove proposte progettuali per il periodo 2012-2014. Low Alcol e Winesens sono 2 progetti facenti parte di un’iniziativa finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale per il Veneto 2007 – 2013, all’interno della Misura 124 ("cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agricolo, alimentare e forestale"). L’attività di ricerca e sperimentazione di entrambi i progetti ha visto impegnato un team di soggetti coordinati dal Prof. Roberto Ferrarini.
Tutto (o quasi) quel che avreste voluto sapere sul "ripasso"
... e non avete mai nemmeno sognato di chiedere.
Si sa che oggi l'Amarone della Valpolicella e il Valpolicella Ripasso sono tra i vini più gettonati (meglio: bevuti) dai mercati mondiali. E se l'Amarone continua ad essere una specie di icona dell'enologia italiana nel mondo, attualmente è il Valpolicella Ripasso a riscuotere i maggiori successi commerciali. Un esito che gli stessi produttori di Valpolicella avevano largamente previsto, e che si erano in un certo senso assicurati, dandosi un disciplinare di produzione nel quale si stabilisce che "il quantitativo dei vini a DOC Valpolicella Ripasso non può essere in volume superiore al doppio del volume di vino ottenuto dalle vinacce delle tipologie Recioto della Valpolicella e/o Amarone della Valpolicella impiegate nelle operazioni di rifermentazione/ripasso".
Il museo dell'appassimento delle uve
Anno nuovo, tempo di ... enoiche anteprime.
Quasi in omaggio a un rigoroso ordine alfabetico, la prima anteprima (scusate il bisticcio di parole) in programma sul calendario delle manifestazioni italiche è quella dedicata all’Amarone.
La Valpolicella è forse la terra in cui la tecnica dell’appassimento ha raggiunto i livelli più alti: non solo in termini di quantitativi di uve messe ad appassire - nel 2009 sono stati 218.954 i quintali di uva ammessa alla produzione di Recioto e Amarone della Valpolicella, mentre le denunce di uva presentate per queste tipologie di vino sono state 1495 su 2463 complessive - ma anche di metodologie vere e proprie.
Eno-trends 2011 - prima parte
Appassire. Spumantizzare. Dealcolare. Naturalizzare.
Si è fin troppo facili profeti, quando si cerca di individuare i trends del mondo del vino dei prossimi mesi; basta guardare a quanto è successo fino ad oggi, e soprattutto alla fortuna (mediatica, ma in particolare commerciale) che hanno avuto e continuano ad avere nel mondo certe tipologie di vino.
Le prime tre tendenze riguardano una tecnica: la quarta sarebbe più propriamente una filosofia di produzione. In tutti i casi, l'obiettivo resta quello di ottenere vini -o loro imitazioni - di grande successo commerciale.