Approfondiamo...

L'importanza del bicchiere nell'assaggio del vino

"Il vino è un compagno problematico" diceva Luigi Veronelli.

E l'assaggio del vino un'arte e non una scienza, aggiungo io (perdonate l'immodestia), sebbene non sia priva di elementi scientifici.

E' un'arte perchè il corpo umano è una macchina tanto complessa quanto imperfetta. Perchè siamo tutti diversi. Perchè buona parte dell'assaggio di un vino si fonda su reazioni fisiologiche e meccanismi psicologici simili in tutti, uguali in nessuno.

E perchè anche gli strumenti dell'assaggio non sono neutrali.

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Wine app: iWineMaker

Sono una iPad-fan, e come qualche decina di milioni di soddisfatti possessori della tavoletta con la mela, tra le millanta cose che faccio ogni giorno c'è anche il tener d'occhio i nuovi arrivi sull'AppStore. Il quale ha ormai toccato quota mezzo milione di apps, migliaio in più, migliaio in meno.

 500 mila programmini che fanno di tutto per tutti, scaricabili sui dispositivi più diversi, dall'iPhone all'iPad passando per l'iPod Touch.

Tenersi aggiornati su ciò che offre il mercato non è semplice, dato il ritmo frenetico con cui ogni giorno vengono aggiunte nuove applicazioni. Meno male che, almeno nel mondo del vino, si viaggia ad una velocità più accettabile.

Questo per dire che le apps davvero interessanti e utili per chi è del settore, sono poche.

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Il vino e la confusione degli stili

Ci fu un tempo in cui le cose in enologia erano semplici come il sistema binario: 0 e 1. Acceso / spento. In quei tempi che oggi tanto remoti ci appaiono, la macerazione era quel momento tecnologico che distingueva il vino rosso da quello bianco. Il primo la faceva, il secondo no.

Tempi remoti, appunto. Oggi di macerazioni - brevi, lunghe, lunghissime - si parla a prescindere dalla dicotomia bianco/rosso, con tutto quel che di tecnico - ma non solo - ciò comporta. Alla macerazione, alle sue prospettive presenti e future, l'OICCE ha dedicato di recente una giornata di studio, (rivolta ovviamente agli addetti ai lavori) e che ha visto sfilare al tavolo dei relatori enologi, ricercatori e docenti universitari.

Al di la' delle peculiarità di una macerazione a cappello sommerso piuttosto di una a cappello galleggiante, tra i molti motivi di riflessione e discussione emersi, uno ci è parso di un certo interesse, uno spunto più di riflessione che tecnico: la constatazione che viviamo in un momento storico di confusione degli stili enologici. 

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L'aroma nell'uva? Una questione di geni

Non c'è dubbio che le uve aromatiche partono in pole position: facile ricavare dei vini accattivanti e profumati, quando già le uve lo sono. Oggi possiamo dire a cosa sia dovuto questo naturale talento del profumo: grazie alle ricerche degli studiosi dell'Istituto di San Michele all'Adige, sappiamo con scientifica certezza - chè già era facile intuirlo - che è tutta una questione di geni. 

Dopo aver decodificato il genoma della vite, in particolare del pinot nero, adesso il gruppo di genomica applicata del Centro Ricerca e Innovazione dello IASMA ha scoperto il gene che determina l'aromaticità delle uve: il DXS.

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Tutto (o quasi) quel che avreste voluto sapere sul "ripasso"

... e non avete mai nemmeno sognato di chiedere.

Si sa che oggi l'Amarone della Valpolicella e il Valpolicella Ripasso sono tra i vini più gettonati (meglio: bevuti) dai mercati mondiali. E se l'Amarone continua ad essere una specie di icona dell'enologia italiana nel mondo, attualmente è il Valpolicella Ripasso a riscuotere i maggiori successi commerciali. Un esito che gli stessi produttori di Valpolicella avevano largamente previsto, e che si erano in un certo senso assicurati, dandosi un disciplinare di produzione nel quale si stabilisce che "il quantitativo dei vini a DOC Valpolicella Ripasso non può essere in volume superiore al doppio del volume di vino ottenuto dalle vinacce delle tipologie Recioto della Valpolicella e/o Amarone della Valpolicella impiegate nelle operazioni di rifermentazione/ripasso".

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Premi & concorsi del vino, la fiera delle vanità

"E' il vino XY a guidare la prestigiosa classifica Top 100 della rivista ZW...Per la prima volta un vino italiano sulle vette di una delle più prestigiose testate americane..."

"L'etichetta KZ dell'azienda YY vince il premio speciale Binghissimo al concorso enologico nazionale Bingo 3000. Dopo due intense giornate di selezione, l'azienda YY si è aggiudicata il punteggio migliore..."

"Pioggia di premi per il vino FW dell'azienda KX all'ultimo concorso internazionale Master-coso..."

"Doppia medaglia d'argento per la Cantina ZX in una delle più prestigiose competizioni enologiche internazionali..."

Immaginatevi di aprire la posta elettronica la mattina, e di vedervi piovere dentro 3 o 4 comunicati di questo tipo - un quantitativo che decuplica in occasione di grandi kermesse vinicole internazionali come Vinitaly, Merano IWF o Vinexpo.

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Il museo dell'appassimento delle uve

Anno nuovo, tempo di ... enoiche anteprime.

Quasi in omaggio a un rigoroso ordine alfabetico, la prima anteprima (scusate il bisticcio di parole) in programma sul calendario delle manifestazioni italiche è quella dedicata all’Amarone.
La Valpolicella è forse la terra in cui la tecnica dell’appassimento ha raggiunto i livelli più alti: non solo in termini di quantitativi di uve messe ad appassire - nel 2009 sono stati 218.954 i quintali di uva ammessa alla produzione di Recioto e Amarone della Valpolicella, mentre le denunce di uva presentate per queste tipologie di vino sono state 1495 su 2463 complessive - ma anche di metodologie vere e proprie.

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Promozione nei Paesi Terzi: una nuova Golden Rush?

Premessa: l'attuale OCM vino porta in dote all'Italia un bel mucchietto di soldini, oltre EUR 1.8bn. Per spenderli, abbiamo tempo fino al 2014. Questi finanziamenti si suddividono in una serie di misure, tra le quali spicca quella relativa alla promozione del vino italiano: ben EUR 377 m. Una specie di Eldorado alla conquista del quale si stanno lanciando in molti, a testa bassa e spesso senza avere le idee chiare: l'importante è andare nei Paesi Terzi a promuovere il vino italiano, non importa come, quando e perchè. Il rischio è quello di sprecare un sacco di risorse perdendo molto: tempo, soldi, opportunità. Perchè questo è l'ultimo treno. E' forse il caso, allora, di fermarsi un momento per riordinare le idee, e soprattutto gli uomini. Un invito che ci viene dall'amico giornalista Marco Mancini, per anni direttore del settimanale "Il Corriere Vinicolo", e che oggi ritroviamo con piacere sulle pagine di una nota testata di settore.

Ben tornato in azione, Marco!

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American Wine Bloggers Conference: intervista a Meg Houston Maker

Wine bloggers, è giunto il momento di professionalizzarsi. Il mondo del vino ci/vi guarda, non è più tempo di pressapochismi, sciatterie linguistiche e approcci dilettanteschi. Anche se siete dei semplici appassionati che scrivono di vino, fatelo con serietà, autorevolezza e cura.

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Il Soave, le Cantine sociali e gli altri (prima parte)

 Nel calcio lo si dice spesso: "Squadra che vince, merito dei giocatori, squadra che perde, colpa dell'allenatore".

Un proverbio che potrebbe essere adottato, in un certo senso, anche dalle denominazioni vinicole. Finché le cose vanno bene per tutti, il merito è, in genere, soprattutto delle aziende private, ma se il mercato entra in affanno e le vendite di vino vanno a picco, la colpa è delle cantine sociali.  Ribassano, svendono, strangolano, monopolizzano il mercato... e a fare le spese di tutto questo sono i piccoli-medi produttori. Così dicono (le aziende private, non le cantine sociali). Da Nord a Sud Italia il coro delle lamentazioni si leva unanime: laddove ci sono aziende del vino che soffrono, c’è sempre una cooperativa colpevole di qualcosa.

Ma è davvero così?
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