Approfondiamo...

Premi & concorsi del vino, la fiera delle vanità

"E' il vino XY a guidare la prestigiosa classifica Top 100 della rivista ZW...Per la prima volta un vino italiano sulle vette di una delle più prestigiose testate americane..."

"L'etichetta KZ dell'azienda YY vince il premio speciale Binghissimo al concorso enologico nazionale Bingo 3000. Dopo due intense giornate di selezione, l'azienda YY si è aggiudicata il punteggio migliore..."

"Pioggia di premi per il vino FW dell'azienda KX all'ultimo concorso internazionale Master-coso..."

"Doppia medaglia d'argento per la Cantina ZX in una delle più prestigiose competizioni enologiche internazionali..."

Immaginatevi di aprire la posta elettronica la mattina, e di vedervi piovere dentro 3 o 4 comunicati di questo tipo - un quantitativo che decuplica in occasione di grandi kermesse vinicole internazionali come Vinitaly, Merano IWF o Vinexpo.

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Il museo dell'appassimento delle uve

Anno nuovo, tempo di ... enoiche anteprime.

Quasi in omaggio a un rigoroso ordine alfabetico, la prima anteprima (scusate il bisticcio di parole) in programma sul calendario delle manifestazioni italiche è quella dedicata all’Amarone.
La Valpolicella è forse la terra in cui la tecnica dell’appassimento ha raggiunto i livelli più alti: non solo in termini di quantitativi di uve messe ad appassire - nel 2009 sono stati 218.954 i quintali di uva ammessa alla produzione di Recioto e Amarone della Valpolicella, mentre le denunce di uva presentate per queste tipologie di vino sono state 1495 su 2463 complessive - ma anche di metodologie vere e proprie.

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Promozione nei Paesi Terzi: una nuova Golden Rush?

Premessa: l'attuale OCM vino porta in dote all'Italia un bel mucchietto di soldini, oltre EUR 1.8bn. Per spenderli, abbiamo tempo fino al 2014. Questi finanziamenti si suddividono in una serie di misure, tra le quali spicca quella relativa alla promozione del vino italiano: ben EUR 377 m. Una specie di Eldorado alla conquista del quale si stanno lanciando in molti, a testa bassa e spesso senza avere le idee chiare: l'importante è andare nei Paesi Terzi a promuovere il vino italiano, non importa come, quando e perchè. Il rischio è quello di sprecare un sacco di risorse perdendo molto: tempo, soldi, opportunità. Perchè questo è l'ultimo treno. E' forse il caso, allora, di fermarsi un momento per riordinare le idee, e soprattutto gli uomini. Un invito che ci viene dall'amico giornalista Marco Mancini, per anni direttore del settimanale "Il Corriere Vinicolo", e che oggi ritroviamo con piacere sulle pagine di una nota testata di settore.

Ben tornato in azione, Marco!

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American Wine Bloggers Conference: intervista a Meg Houston Maker

Wine bloggers, è giunto il momento di professionalizzarsi. Il mondo del vino ci/vi guarda, non è più tempo di pressapochismi, sciatterie linguistiche e approcci dilettanteschi. Anche se siete dei semplici appassionati che scrivono di vino, fatelo con serietà, autorevolezza e cura.

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Il Soave, le Cantine sociali e gli altri (prima parte)

 Nel calcio lo si dice spesso: "Squadra che vince, merito dei giocatori, squadra che perde, colpa dell'allenatore".

Un proverbio che potrebbe essere adottato, in un certo senso, anche dalle denominazioni vinicole. Finché le cose vanno bene per tutti, il merito è, in genere, soprattutto delle aziende private, ma se il mercato entra in affanno e le vendite di vino vanno a picco, la colpa è delle cantine sociali.  Ribassano, svendono, strangolano, monopolizzano il mercato... e a fare le spese di tutto questo sono i piccoli-medi produttori. Così dicono (le aziende private, non le cantine sociali). Da Nord a Sud Italia il coro delle lamentazioni si leva unanime: laddove ci sono aziende del vino che soffrono, c’è sempre una cooperativa colpevole di qualcosa.

Ma è davvero così?
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Back to real wine journalism - così si salva la stampa di settore

L'argomento è sempre di vibrante attualità. Mentre oltreoceano si gingillano con dotte questioni ontologico-nominaliste, al di qua dell'oceano, più banalmente e brutalmente, si lotta per la sopravvivenza quotidiana. Che si fa ogni giorno più dura. Beppe Giuliano, l'ormai noto direttore di Euposia, è un ottimo giornalista: competente, disincantato, realista, corretto (e non lo dico perchè è mio amico: online sono in molti a pensarla così, e, sono convinta, anche offiline). All'ultimo TerroirVino ha fatto un intervento al vetriolo intitolato "Ritorno al giornalismo, così si salva la stampa di settore". Ha buttato, con la massima freddezza e nonchalance, un paio di granate da far sobbalzare anche un inesperto del settore. A Genova mancò il tempo per il dibattito, perciò ho pensato opportuno riprendere il suo discorso, che riporto con qualche limatura per questioni di spazio. Nota: grassetto e frasi tra parentesi sono mie.

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Vini che (forse) verranno

Mentre la scuola viticola francese, dopo una iniziale chiusura, comincia a ricredersi sulla faccenda delle viti transgenicamente manipolate, (al punto da autorizzarne la coltivazione in campo aperto, ovviamente con tutte le garanzie del caso, dicono) quella tedesca insiste con i collaudati sistemi degli incroci e delle selezioni, arricchiti però dale possibilità offerte dalle ultime scoperte sul sequenziamento del genoma della vite.

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