Sono i tempi di Ampelio, questi, ma anche degli ampelonauti, ovvero di esperti (o aspiranti tali) delle cose della vite. Proprio in questi giorni infatti è stata lanciata la prima Scuola Italiana di Monitoraggio online del vigneto. Fondatore, un noto e apprezzato tecnico del settore: l’enhanced agronomist & researcher Giovanni Bigot.
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Le viti di domani sono qui
Una ricerca costante, inesausta, portata avanti anno dopo anno per 20 anni di seguito che alla fine produce risultati i cui esiti si rifletteranno nel futuro. E' quella della Fondazione Edmund Mach (FEM) di S.Michele all'Adige, che in questi giorni ha finalmente presentato la sintesi di due decenni di lavoro.
Read MoreSIMEI-ENOVITIS 2011, l'innovazione in Fiera
SIMEI-ENOVITIS (Milano, 22-26 novembre) è la più grande fiera specializzata dedicata alla tecnica enologica e viticola, un settore nel quale l'Italia teme pochi rivali, se è vero che esporta macchine e prodotti per l'enologia ovunque nel mondo.
Riservata in buona misura al mondo del vino, non si limita però a quello, spaziando sull'intero comparto beverage (succhi di frutta, passate di verdure, acque minerali, bibite, spiriti, aceti, olii, ecc.).
Dagli impianti d'imbottigliamento alle carte per le etichette, dai tappi di qualsivoglia specie, misura e materiale ai mostimetri, dai contenitori ai fermentini, dalle presse ai filtri alle pompe ai tavoli selezionatori ai concentratori ai vendemmiatori meccanici ai pali per i vigneti...l'elenco è quasi infinito. E rende molto bene quanto sia complesso fare il vino.
Which is the typicality in the wine?
Partecipo spesso a incontri tecnici di formazione per enologi, agronomi, studenti e dottorandi, dove l'interesse della giornata è direttamente proporzionale alla pregnanza degli interventi. Questo per dire che mi capita di rado di assistere ad un seminario aperto come quello organizzato recentemente dal GIV presso le Cantine Storiche Bolla, e che ha richiamato un numero insospettato di partecipanti, anche da altre regioni.
Il tema "I nuovi orizzonti di una viticoltura di qualità", di per se' non lasciava presagire nulla di particolarmente nuovo e originale, a dispetto del parterre di relatori invitati.
E invece, sono state quasi 5 ore filate dense di concetti, punti interrogativi e dati (alcuni, come quelli sull'ignoranza d'uso e lo spreco dei fitofarmaci in viticoltura, pesanti come macigni) che hanno tenuto la platea inchiodata al suo posto fino alla fine.
Aperto da Christian Scrinzi, direttore enologico e di produzione del GIV, con una domandina facile facile ("Qual'è il ruolo della viticoltura italiana nell'attuale scenario della produzione mondiale?"), il seminario ha poi visto avvicendarsi numerosi interventi, tra considerazioni storiche, di mercato, e tecnico-pratiche (viticoltura di precisione ed eco-sostenibile, moderne tecniche di gestione del vigneto, tecniche a basso impatto ambientale nella distribuzione degli agrofarmaci).
Moltissimi gli spunti di riflessione emersi, alcuni nuovi, altri no, ma evidentemente irrisolti.
Tra questi, il concetto di tipicità.
Noi che dai francesi abbiamo copiato (a volte male) un sacco di cose, dai vitigni alle tecniche di allevamento dei vigneti, con risultati altalenanti (si va dall'eccellente al pessimo, allo sconsigliato), non abbiamo però ripreso alcuni concetti con lo stesso significato che gli attribuiscono i cugini d'Oltralpe.
Uno di questi è il concetto di terroir. L'altro, il concetto di tipicità.
Mentre il primo, grazie al Cielo, non rientra fra le voci della tradizionale scheda tecnica di degustazione di un vino, il secondo purtroppo sì - e non sai mai che voto assegnargli.
Quando un vino può dirsi tipico? e - soprattutto - chi lo stabilisce?
Per i francesi, ha spiegato il prof. Scienza, la tipicità è quel fil rouge che si riscontra in tutti i vini di un territorio, grande o piccolo che sia. E' la risposta del vino al suo territorio.
Gli italiani, al solito, hanno di questo concetto una definizione più elastica: così elastica che spesso non riescono a darla. O meglio, ciascuno ne da' una sua: perchè il fil rouge (anche sensoriale) comune a tutti i vini di un territorio, diciamo noi, rischia di portarli alla banalizzazione, e non sia mai che gli italiani facciano vini normalizzati.
Perciò, spazio alla fantasia (dei vini, e delle definizioni): cos'è la tipicità in un vino?
Vini che (forse) verranno
Mentre la scuola viticola francese, dopo una iniziale chiusura, comincia a ricredersi sulla faccenda delle viti transgenicamente manipolate, (al punto da autorizzarne la coltivazione in campo aperto, ovviamente con tutte le garanzie del caso, dicono) quella tedesca insiste con i collaudati sistemi degli incroci e delle selezioni, arricchiti però dale possibilità offerte dalle ultime scoperte sul sequenziamento del genoma della vite.
Viti: meglio tolleranti (che non)
In genere, la tolleranza è considerato un pregio in molti campi, soprattutto in quello dei rapporti umani: in viticoltura è lo stesso.
Una vite tollerante (resistente) a oidio e peronospora è quanto di meglio si possa avere, perchè saprà fronteggiare queste temibili malattie senza troppi aiuti di sintesi.