Qualcuno ha mai assaggiato un Locorotondo DOC? E un Alezio DOC? Di cosa sa il Minutolo? E il Bianco d'Alessano, o il Francavilla?
Read MoreViaggi & Assaggi
Locorotondo
#radicidelsud16: my tweetbook
Never been in Puglia? - or in Basilicata, in Campania, in Calabria, in Sicily... in the Southern regions of Italy, I mean -
Then the exhibition Radici del Sud would be a great opportunity for have a look at those places. And for tasting those wines as well.
Read MoreIl porto di Favignana
Tre vini siciliani - e un fuorisacco
Non c'è dubbio che Sicilia En Primeur rappresenti un'occasione imperdibile per farsi la bocca - letteralmente - sull'ultima annata dei vini isolani e su alcune precedenti. Il 2015 è stata una vendemmia , a detta dei produttori, a 5 stelle, perché tutti i diversi territori sono stati messi nelle condizioni di esprimersi al meglio, con tempi di raccolta spalmati su quattro mesi: c'è chi ha potuto iniziare già alla fine di luglio, e chi ha tirato avanti fino agli ultimi giorni di ottobre. I vini in assaggio, presentati da ben 52 partecipanti (su 79 aderenti ad Assovini), sono stati oltre 370, e ce n'era per tutti i gusti, i vitigni e gli stili. Gli assaggi alla cieca o al banco perciò, sono stati tutti interessanti, ma quelli più appaganti e divertenti, personalmente, non appartengono a questi momenti canonici, bensì a quelli più contestualizzati delle visite nelle aziende, dei pranzi e delle cene.
Read MoreTipi da anteprime
A pensarci bene, un'anteprima dei vini è una festa: una specie di ballo delle debuttanti. Un avvenimento sociale durante il quale i festeggiati si presentano ufficialmente al mondo - nel nostro caso, trattandosi di vini, ai consumatori e ai mercati.
Read MoreAmarone in Villa
E' sempre un piacere partecipare a "Vino in Villa" - Appuntamento con l'Amarone" che da qualche anno i fratelli Merzari organizzano nella loro magnifica Villa de Winckels.
Read MoreA day in Sudtirol: Tramin Kellerei
A nice day in Sudtirol, with Willi Sturz (Tramin kelleremeister) and Giampiero Nadali.
Mavrud, Xynomavro e Nerello Mascalese: i rossi della #DWCC15
Ammettiamolo: quando si parla di paesi produttori di vino, difficilmente la Bulgaria compare tra i– primi dieci che vengono subito alla mente. Eppure, fino a qualche decina d'anni fa, questo paese era un noto fornitore del mercato britannico, a cui dava in grandi quantità Cabernet Sauv, Merlot, Chardonnay e altri vitigni internazionali a prezzi del tutto competitivi persino per i produttori del Nuovo Mondo. Con un consumo interno quasi inesistente, l'unico sbocco per il settore vitivinicolo era l'ingombrante vicino (URSS), al quale rifilava la gran parte dei suoi vini base, e l'UK, per la quale, volendo andar sul sicuro, produceva le tipologie di vino più note.
Oggi, sopravvissuta non senza danni a qualche traversia interna - come le campagne di lotta all'alcolismo di Gorbaciov, che nel 1990 avevano già ridotto il vigneto bulgaro ad un quarto dell'estensione che aveva solo 5 anni prima - ed entrata nell'UE (ma non nell'euro) nel 2007, anche la Bulgaria sembra voler cercare un suo posto al sole nel mercato globale del vino. Se ci riuscirà o no, lo dirà il tempo, e la sua capacità di promuoversi e d'investire sulle sole, autentiche unicità che un paese produttore può vantare: i suoi vitigni autoctoni.
La recente edizione della Digital Wine Communications Conference, tenutasi a Plovdiv, ci ha permesso di farci un'idea, sia pure minima, di questi vini, che ai nostri giorni provengono da aziende private, attrezzate a a dovere, capaci di avvalersi anche di consulenti internazionali. Dagli assaggi fatti qua e la', devo dire però che nessun ricordo particolare si è fissato nella mente: i vini da vitigni internazionali sono esattamente come te li aspetti (a volte anzi un filino più rustici). Più espressivi ovviamente i vini da vitigni autoctoni, come il rosso Mavrud, soprattutto se in blend con il Rubin (un riuscito incrocio tra Nebbiolo e Syrah) : il Mavrud e Rubin della linea top "Monogram" di Villa Yustinaè un ottimo esempio di vino bulgaro ben fatto, con i suoi tannini di seta grezza, e i sentori di spezie dolci, frutti rossi di rovo e cioccolata. Sul fronte delle sperimentazioni con gli internazionali, piuttosto interessante è risultato il "Marselan Late Harvest" di Ivo Varbanov Winery(un vino tannico, ma con una forte impronta di violette e more mature), e il corposo Dragomir Riserva 2011 (Cab sauv e Merlot) dell'omonima azienda.
Sempre a proposito di vitigni rossi autoctoni, nella grande Walking Around Tasting in coda alla conference c'era solo l'imbarazzo della scelta, perchè oltre ai padroni di casa erano presenti molte aziende di alcuni paesi confinanti. Il banco della Grecia in particolare ha sfoggiato una gamma di vini bianchi, rossi e dolci che ha attirato la curiosità di molti (merito anche delle spiegazioni dell'effervescenteMaster of Wine Yannis Karakasis): impossibile perciò non citare il tannico Xynomavro, un'uva che richiede un sacco di tempo (e un accorto uso del legno) per dare un vino potente ma elegante. Ciò che però ricordo di più di questo tavolo è il "Samos Nectar Musct 2011", un Moscato d'Alessandria lavorato dalla Union of Winemaking Cooperatives of Samos: un cesto di albicocche appassite profumate di menta fresca e fiori di campo, con un finale di datteri e fichi secchi, mediterraneo e solare come solo pochi vini sanno essere.
Infine, il Nerello Mascalese etneo. Protagonista di una masterclass che ha visto il tutto esaurito nei posti, ha fatto la sua bella figura anche al banco, soddisfacendo la curiosità (e il palato ) di quanti (e sono sempre tanti, soprattutto tra i winelover esteri) favoleggiano della Sicilia e della sua muntagna...
#DWCC15: i vini, le storie
Il conto alla rovescia è iniziato da un pezzo; ormai ci siamo quasi. Dal 23 al 25 ottobre si terrà l'ottava edizione della Digital Wine Communications Conference, già European Wine Blogger Conference, l'annuale appuntamento internazionale (unico nel suo genere e perciò imperdibile, come la stessa Jancis Robinson dichiarò lo scorso anno) che riunisce dai quattro angoli della Terra professionisti e appassionati di vino e della sua comunicazione attraverso le nuove tecnologie.
Una volta ci chiamavamo semplicemente wine blogger*, perchè il blog era la principale piattaforma che usavamo, ma si parla di qualche anno solare fa, che per il mondo del web equivale ad alcuni secoli; più appropriato oggi parlare di comunicatori digitali, perchè tali sono gli strumenti che tutti usiamo, mobili o fissi che siano. Social networks, nuove piattaforme di storytelling (io per esempio uso molto questa), nuovi modi di condividere esperienze e scambiare idee tramite app: la comunicazione è cambiata, non è più quel monolite verticale in mano a pochi professionisti che usava esprimersi attraverso i tre canonici canali a senso unico del secolo scorso come stampa, televisione, radio.
Oggi è più orizzontale, aperta, democratica, fluida, informale, in costante evoluzione (e discussione). Chi comunica non usa più solo uno o due strumenti, ma cinque o sei, a seconda del momento, dell'oggetto, dell'occasione.
I nuovi comunicatori del vino amano i blend, degli strumenti e dei soggetti, proprio come il mondo del vino. E "Blend" sarà anche il tema conduttore del fitto programma di workshops e interventi previsto anche per quest'anno. Tutto come da programma dunque, come da 8 anni a questa parte? Non proprio. Forse, la cosa più inaspettata di quest'anno è proprio la location: dove si terrà il congresso? In un paese che difficilmente viene alla mente quando si parla di produzione di vino.
La Bulgaria.
La DWCC 2015 si terrà nell'antica Filippopoli, oggi Plovdiv. Passata la conference, sentiremo parlare ancora di questa antica città d'origine romana: nel 2016 infatti ospiterà il Concours Mondial de Bruxelles e nel 2019 sarà festeggiata come Capitale Europea della Cultura.
In attesa di quei momenti - più tradizionali e mainstream - i protagonisti della DWCC parleranno di alcuni grandi classici (wine communication, digital wine pr, wine tourism, open tech...) riveduti e aggiornati alle ultime tendenze del mercato, di nuovi approcci alla vendita diretta e di nuovi modi di realizzare le tradizionalissime (e spesso inutilissime) fiere del vino.
E ovviamente si parlerà (e si assaggerà) molto anche di vino. Vino bulgaro, greco, svizzero, siciliano. Nei due giorni e mezzo di conference sono previsti molti momenti di degustazione libera e guidata, con l'ausilio di alcuni Master of Wine e di massimi esperti internazionali di viticoltura: quest'anno, l'Italia sarà rappresentata dalla sottoscritta e dal socio Giampiero Nadali, con la collaborazione dell'amica Valeria Carastro, presidente della Strada del Vino dell'Etna e formatrice con l'Etna Wine Lab.
Sarà nostro compito, in qualità di temporary brand ambassadors della Doc Etna, condurre una masterclass sul Nerello Mascalese, sulla sua versatile personalità e le sue affascinanti sfaccettature: un vino che parla siciliano nelle sue molte varianti locali, ma capace di farsi capire da tutti i curiosi e i veri appassionati.
Per chi fosse interessato a seguire la conference nei suoi diversi momenti, l'hashtag ufficiale è #DWCC15.
E sulla rete saremo ovunque.
*ormai sono rimasti quasi solo gli italiani ad autedefinirsi così. Forse perchè una certa parte del mondo del vino nostrano non ha ancora metabolizzato il concetto, e ci vuole pazienza.
Due insoliti spumanti
Con l'alzarsi delle temperature, la mia attrazione per i rossi corposi, fruttatoni e superalcolici subisce un crollo verticale. Dalla cantina salgono baldanzosi e contenti i rossi leggeri, i rosati di qualsivoglia sfumatura e uva ... e soprattutto gli sparkling. Niente di meglio di un bel metodo-qualcosa quando la colonnina di mercurio tirando il collo cerca di arrivare all'ultima tacca. E dunque, largo agli charmat per aprire la giornata, e poi via con i classici.
Gli ultimi due interessanti assaggi fatti riguardano proprio due metodi classici, uno del Nord e uno del Sud. E, curiosamente, nessuno dei due è quel che vorrebbe far credere. Non nascono dal tradizionale uvaggio degli spumanti metodo classico. E, se è per questo, non nascono nemmeno da uve bianche. O da uve rosse tradizionalmente note per la loro predisposizione a farsi spumantizzare.
Chiaretto di Bardolino, the rosé revolution
Spring is blossoming all around, and in Italy is the fav season for wine events and wine fairs. In Verona, the start belongs to...Bardolino and Chiaretto Preview in Dogana Veneta. With a specific note of merit to Chiaretto, that this time has presented itself in a new, (more) appealing version. Color: pale pink (called lychee), nose fresh, with the right touch of saltiness and citrus in the mouth, the new Chiaretto is going to be a successful son of Lake of Garda.
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