E' sempre un piacere partecipare a "Vino in Villa" - Appuntamento con l'Amarone" che da qualche anno i fratelli Merzari organizzano nella loro magnifica Villa de Winckels.
Ogni volta sono sempre di più le cantine dell'una e dell'altra parte della Valpolicella che scelgono di partecipare, così come aumenta il numero dei visitatori. La formula non è nuova - degustazione (a pagamento) con annesso curato buffet di prodotti tipici. Questa volta c'era anche una piccola e interessante esposizione di oggetti e strumenti relativi al mondo del vino, dalla barrique ai decanter o ai porta bicchieri - ma l'organizzazione è ineccepibile, il luogo elegante e confortevole. E a coronamento del programma, una verticale (condotta da Nicola Frasson) che ha messo a confronto alcune annate di due aziende rappresentative delle due Valpolicelle, l' Ovest e l'Est : Begali (S.Pietro in Cariano) e Tenuta Sant'Antonio (Mezzane). Le annate presentate per il gioco del confronto sono state quattro: 2010, 2007, 2004, 1998.
Le degustazioni verticali hanno questo di intrigante: rappresentano la possibilità di assaggiare il vissuto di un'azienda e la sua evoluzione. Non sono solo uno spaccato dell'enologia di un preciso momento storico, ma anche del suo contesto storico-culturale-sociale ed economico.
Gli Amarone degli anni tra la fine degli anni '90 e il decennio successivo pagavano dazio all'imperante successo del gusto internazionale. Colore, concentrazione, tannini, barrique, alcol. Dolcezza ("morbidezza") e calore. Una formula che all'epoca funzionava alla grande, e che oggi appare logorata. Il gusto è cambiato. Il consumatore più evoluto oggi al vino chiede altro e di più - o di meno. La sfida dei prossimi anni sarà proprio quella di trovare un punto di equilibrio tra la volubilità di certi mercati e l'identità di stile ormai acquisita e solida di tante aziende.
Ecco perché le degustazioni verticali sono così istruttive: ci ricordano come eravamo, da dove siamo partiti, come siamo cambiati. E ribadendo ciò che siamo hic et nunc (qui e ora), asseriscono anche l'impossibilità di assaggiare sub specie aeternitatis, perchè tutto scorre. Anche noi. Paradossalmente, assaggiare ora i vini di ieri non può avere un senso assoluto, ma solo relativo. Un'esperienza di grande interesse, ma sempre e comunque soggettiva e limitata.
Metafisica (spicciola) a parte, degli otto vini in assaggio mi piace ricordare l'ultimo, il meno appariscente forse: l'Amarone Classico Monte Ca' Bianca 1998 di Begali. Meno fruttato degli altri al naso, era però equilibrato in bocca, con note di prugna, frutta secca, spezie e liquirizia.
L'Amarone della Valpolicella è un vino che va bevuto tardi. Il più tardi possibile.