Succedono anche nel mondo del vino, i corsi e ricorsi della Storia. Per secoli un vino o una tecnica sono in uso, poi (più o meno lentamente) scompaiono, e a distanza di tempo riaffiorano, magari in altri paesi, in altre culture, e il bello diventa non solo scoprirli, ma raccontarli. Raccontare la loro storia, scavando nel passato, ricostruendone le vicende, quasi come archeologi. E' così che ha fatto il mio amico Simon J.Woolf ottimo wine writer e wine blogger con il suo libro in corso di pubblicazione, "Amber Revolution": ha scoperto per caso un pezzo di tesoro e ha iniziato a scavare, a cercare, a interessarsi. E come sempre, quando si tratta di vino, son saltate fuori tante altre storie, di uve, di tecniche e di uomini. Di pionieri. Di idee che all'inizio nessuno capiva o condivideva (e che molti oggi dichiarano invece di condividere, non si sa se per autentica convinzione o per semplice opportunismo commerciale).
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Slovenia: vini di terre rosse, di bora, di ponca
Dapprima furono gli Illiri e i Celti, poi arrivarono i Romani. Sempre vite fu. E oggi si gode le luci di una finalmente trovata ribalta internazionale.
Parliamo della Slovenia, area vitivinicola che solo in tempi recenti comincia a proporsi al pubblico degli appassionati con una certa frequenza di degustazioni,e ciò a dispetto di una tradizione di produzione antica . L'ultima, in ordine di tempo, è stata quella organizzata qualche giorno fa a Venezia dalla Fisar e fortemente voluta dai produttori stessi. Un tasting dietro il quale, è stato sottolineato, non c'era nessuna spinta politico-istituzionale, né promotrice né finanziatrice.
La Slovenia dei vini è un territorio piccolo ma ricco di vitigni anche locali, perchè da Capodistria (in lingua veneta: Koper in sloveno) in poi il clima comincia a risentire di un certo influsso mediterraneo. Superfluo dire che le uve di questa parte sono quasi imparentate con quelle dei vicini: anzi, spesso son le stesse.
A Venezia. Con l'abito rosso.
Curioso. Quando si parla di paesi insospettabili produttori di vino, ai nostri giorni si pensa subito a quelli orientali - la Cina, tanto per non far nomi. L'India. Al massimo certe nazioni dell'Est Europa. Eppure, ci sono luoghi molto più vicini a noi che il vino lo fanno da un sacco di tempo - a volte maluccio, a volte bene, a volte ottimamente - per la maggior parte nell'indifferenza - o nell'ignoranza - più totali del resto del mondo.
Sì, parlo proprio della cosiddetta ex-Jugoslavia, oggi frammentata in Serbia, Slovenia, Croazia (oltre che Bosnia, Montenegro, Kosovo, Macedonia...). Mai bevuto un vino serbo? Io no, ma conto di farlo al più presto. E uno sloveno?