Succedono anche nel mondo del vino, i corsi e ricorsi della Storia. Per secoli un vino o una tecnica sono in uso, poi (più o meno lentamente) scompaiono, e a distanza di tempo riaffiorano, magari in altri paesi, in altre culture, e il bello diventa non solo scoprirli, ma raccontarli. Raccontare la loro storia, scavando nel passato, ricostruendone le vicende, quasi come archeologi. E' così che ha fatto il mio amico Simon J.Woolf ottimo wine writer e wine blogger con il suo libro in corso di pubblicazione, "Amber Revolution": ha scoperto per caso un pezzo di tesoro e ha iniziato a scavare, a cercare, a interessarsi. E come sempre, quando si tratta di vino, son saltate fuori tante altre storie, di uve, di tecniche e di uomini. Di pionieri. Di idee che all'inizio nessuno capiva o condivideva (e che molti oggi dichiarano invece di condividere, non si sa se per autentica convinzione o per semplice opportunismo commerciale). Per conoscere qualche dietro le quinte del suo progetto, che ha richiesto 5 anni di lavoro, di ricerche, viaggi, incontri, letture e soprattutto assaggi, abbiamo girato a Simon alcune domande:
- Una domanda ovvia: perchè un libro sugli orange wines? "Per due motivi: in primo luogo perchè quello dei vini bianchi 'fatti come se fossero dei rossi' è uno degli stili di vino più antichi e "diversi" che abbiamo oggi. Essendo uno che ama esplorare gli aspetti meno conosciuti, questa cosa ha sempre avuto la mia attenzione. In secondo luogo perchè la storia che sta dietro gli orange wines è straordinaria. Nel mio libro uso questa tipologia di vino come uno strumento per esplorare l'affascinante storia del dopoguerra in Friuli e Slovenia - e nella Repubblica della Georgia, sia pre che post-URSS. Sono storie da cui si potrebbe ricavare anche un buon romanzo - ci sono sofferenza, guerra, disastri naturali, lotte di ogni tipo e infine il trionfo su tutte le avversità".
- Qual'è stato il primo orange wine che hai assaggiato? "La lampadina mi si è accesa quando ho assaggiato l'Ograde di Sandi Skerk * nella profondità delle viscere della sua cantina di Prepotto, nel 2011 - e c'eri anche tu, Lizzy! Mi ha affascinato la profondità e la complessità dei sapori, il carattere individuale del vino, la sua freschezza, la sua vivacità, la sua struttura. Non era né bianco né rosso. Era arancione!"
- Siamo amici da tempo, perciò sarò onesta con te: sono abbastanza critica a proposito degli orange wines. Troppo spesso mi sembrano tutti uguali, o addiritura difettati. Tu cosa dici? "Ci sono molti vini cattivi in questo mondo. Alcuni sono arancioni, altri sono bianchi e altri ancora rossi (e forse anche rosati!), ma i migliori orange wines per me sono vini veramente pregiati; alcuni dei più grandi del mondo. Hanno tutto: equilibrio, longevità, complessità e tipicità. Naturalmente ci sono molti finti orange wines, e molti che ne copiano lo stile - ma questo succede anche in altri trend nel mondo del vino. La macerazione dei vini bianchi sulle bucce non è una tecnica facile - ha bisogno di esperienza e abilità per farlo bene, perciò in questo momento si stanno facendo molti esperimenti che appaiono goffi o bizzarri. Ma quei produttori che hanno ereditato questo stile, che ci credono e lo hanno imparato negli anni, possono davvero creare la magia in un bicchiere. E se mi chiedete di quali produttori sto parlando...bene, le risposte sono nel libro!".
Insomma, "Amber Revolution" è il libro che mancava, che ci voleva. In attesa di una traduzione in italiano si può contribuire alla sua prima uscita editoriale aderendo alla campagna di crowdfunding qui.
* un vino che anch'io ricordo bene, e confermo: l'Ograde è buonissimo. Un benchmark dei bianchi macerati.