Si sono lette alcune cose interessanti, in giro per la rete, nei giorni scorsi. Per esempio, che la più grande sfida della Valpolicella di oggi non è (per esempio) imparare a gestire il successo dell'Amarone, ma convincere i consumatori in giro per il mondo che il Valpolicella è molto di più di qualcosa di economico che si può tracannare. Così, almeno, dichiara il produttore Riccardo Tedeschi a Decanter - e non gli si può certo dare torto. Peccato che ad averne coscienza siano in pochi - e a cercare di porvi rimedio, siano ancora di meno.
Dalla Valpolicella alla Svezia. Le nazioni produttrici di vino sono sempre di più, complici i cambiamenti climatici. E se la Svezia non può ancora dichiararsi tale, le premesse per diventarlo ci sono - anche se la maggior parte degli stessi svedesi ignora che si faccia vino dalle loro parti. "La Svezia è come l'Inghilterra di 15 anni fa - dichiara Karl Sjöstrom, sommelier presso un ristorante stellato di Gothenburg - Abbiamo il potenziale per sviluppare la reputazione che il vino inglese si è costruita". E ciò a dispetto dei molti ostacoli, grandi e piccoli, attualmente presenti sul cammino dell'affermazione di una produzione vinicola (e di una libera commercializzazione) nazionale.
E intanto non sembra venir meno l'ostilità di tanta gente nei confronti dei solfiti del vino. Inutile rimarcare che non sono loro (se non in minima parte, la stessa che potremmo attribuire alle albicocche secche, per dire) i principali responsabili dei mal di testa conseguenti a certe degustazioni perchè nessuno ci ascolterebbe, tanto vale cavalcare l'onda e cercare di trasformarla in un affare. Perciò, per tutti i fobici dei solfiti nel vino, ecco lo strumento che promette di eliminarli: Ullo. Non è ancora in commercio, ma lo diventerà, se la sua campagna su Kicksterter che partirà il prossimo mese avrà successo. Fino ad allora, vale il consiglio di sempre: ad ogni degustazione, bere tanta acqua...
Le ultime due notizie degne di nota ci riportano a Verona. La 12 edizione del Verona Wine Top ha avuto la sua cerimonia di premiazione nei giorni scorsi, alla Dogana di Lazise: 99 i vini veronesi considerati "the best", 33 gli oli extravergine d'oliva premiati (per la prima volta). L'elenco dei vincitori si trova qui.
Chiudiamo con la quotazione in Borsa di Masi. E' l'unica azienda della Valpolicella a tentare l'avventura borsistica, e in generale una delle pochissime italiane del settore wine-food: la stessa Eataly non farà la sua comparsa prima del prossimo anno. "Oggi Masi entra in Borsa e condivido con famigliari, azionisti e collaboratori un’emozione che è ancora più forte perché vissuta da gente, come siamo noi, abituata al mondo della terra, al contatto con la natura, al servizio del vino, un prodotto che più di ogni altro porta i segni della cultura del territorio - ha detto Sandro Boscaini - Tutti i valori che Masi intende mantenere inalterati, rimanendo in quella ristretta cerchia di grandi brand del vino italiano. Da ora però Masi sarà agevolata nel dotarsi di ulteriori vigneti, attrezzature e professionalità, al fine di crescere continuando a produrre eccellenze e distribuirle nel mondo, portando al consumatore il messaggio della cultura e della natura delle Venezie".