1) E' un vino unico, una delle perle più rare dell'enologia italiana: nasce da un uvaggio di uve autoctone e con un procedimento che già i Romani praticavano e nel quale oggi i produttori della Valpolicella eccellono.
2) E' un vino che piace anche agli astemi: se vogliamo conquistare i mercati nuovi, occorre partire dai fondamentali. Dolcezza, equilibrio, calore e colore. Il (buon) Recioto della Valpolicella risponde a tutti questi requisiti (e a molti altri).
3) Il consumo e la richiesta di vini dolci sono in (sia pure lenta) crescita - ma la filiera del vino sembra volerlo ignorare. Tim Hanni MW, tra i più convinti sostenitori di questa tipologia, afferma che esiste un significativo segmento di mercato di "sweet wines drinkers", i quali vengono indotti a bere vini secchi perchè un certo tipo di comunicazione e di educazione al bere bene sostiene che sono di una qualità superiore. Risultato? gran parte di questi insoddisfatti e tutt'altro che convinti consumatori hanno cambiato abitudini...e si sono messi a bere cocktails, ovviamente dolci, soft drinks e beveraggi vari. "C'è un mondo la' fuori che vorrebbe bere vini dolci, ma noi non glielo permettiamo" conclude il Master of Wine.
4) E' un vino (anche) da pasto: basta saperlo abbinare ai cibi salati più corretti. Iniziate a pensare out of the box (e dal consueto) e troverete, per esempio, che con crostini al patè di fegato o con tortelli di zucca il Recioto della Valpolicella è grandioso
5) E' la voce della Valpolicella, delle sue tradizioni, della sua gente. E da oggi parla anche inglese. Per chi non sa mai cosa dire del Recioto, da oggi non ci sono più scuse; domenica 14 dicembre a Sant'Ambrogio di Valpolicella, alle 11.30 si presenta il libro (edizioni Delmiglio) in italiano e in inglese in cui il Recioto della Valpolicella è protagonista assoluto.
Per chi ci sarà, non mancherà un bicchiere di Recioto (e non solo).