A volte per costruire il futuro bisogna scavare nel passato. Letteralmente.
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I Valpolicella Superiore a Villa De Winkels
"Cosa volete fare del Valpolicella Superiore?"
Erano i rampanti e amaroniani anni '90 e il giornalista e degustatore Sandro B.Sangiorgi rivolgeva questa domanda ai produttori, peraltro senza ottenere alcuna risposta. Il Ripasso non conosceva ancora il successo attuale, ma già il povero Superiore appariva schiacciato tra l'incudine di un vino in sfolgorante ascesa nelle preferenze dei consumatori - l'Amarone - e il martello di un altro che si apprestava a seguirne le orme (il Ripasso, appunto).
E il Valpolicella Superiore? sacrificato sull'altare dell'avidità contadina. Oggi, trovare un buon Valpolicella Superiore che sia solo e semplicemente tale - ovvero nato così in vigneto - senza scorciatoie tecniche di sorta (dicasi leggeri appassimenti, piccole rifermentazioni, piccoli tagli migliorativi o simili...la fantasia dei produttori della Valpolicella in materia è pressocchè illimitata) è diventato pressocchè impossibile. Le etichette di questo genere si contano, temo, sulle dita di una mano sola.