Albino Piona

Custoza: l'altra garganega

Il Custoza è l'altra faccia della garganega, quella più lacustre, che bene si lega con uve come la Cortese o l'Incrocio Manzoni. E' un vino tipicamente veronese - cioè da uvaggio - nel quale però un ruolo importante è giocato dall'apporto di vitigni aromatici e semi aromatici (come la malvasia, il Riesling renano o l'Incrocio Manzoni). Caratteristica, questa, che potrebbe renderlo un vino molto originale, se giocato soprattutto sull'aromaticità e sulla capacità d'invecchiamento...

Diversamente, potrebbe restare quello che è da sempre: il classico, rassicurante vino da aperitivo al bar. Il bianco da osteria. 

Basterà ai produttori?

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Custoza: un grande futuro... alle sue spalle

"Non è il mio vino".

Si dice così quando un vino, o una tipologia, non ci acchiappa, non ci emoziona, ci lascia freddi. Onestamente: si ha un bel dichiarare "io bevo tutto, purchè di qualità". Non è vero. Non tutto, e non sempre, ci piace. Ce ne facciamo una ragione e avanti, il mondo è grande e le alternative non mancano.

Ciò premesso, parliamo del Custoza. Non è il mio vino. Non l'ho mai amato in modo particolare, l'ho sempre ritenuto un vino confusionario, un guazzabuglio di vitigni con un ventaglio fin troppo ampio e spesso disorientante di profumi, stili, gusti. Un vino anche troppo condiscendente, che cerca per forza di piacere a tutti. Nei giorni scorsi, il presidente del Consorzio del Custoza Carlo Nerozzi - a sua volta ottimo e apprezzato produttore di vini classici del Garda veronese, ovvero proprio Custoza e Bardolino - ha ospitato presso la sua azienda Le Vigne di San Pietro una verticale di vecchie annate di questo bianco, cui ho partecipato, più che per curiosità che per convinzione.

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