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(Photo: Wikilmages/Pixabay)

Perchè il vino italiano dovrebbe guardare all'Africa (e non alla Cina)

November 22, 2022 in Approfondiamo..., Interviste

Tra le molte, stimolanti sessioni dell’ultima edizione di Wine2Wine Business Forum, quella che personalmente mi ha colpito di più è stato lo speech corale dedicato ad alcuni Paesi dell’Africa subsahariana come Nigeria, Sudafrica, Ghana, Kenya. Un piccolissimo spaccato su un continente in merito al quale la maggior parte degli italiani è rimasta ferma al “hic sunt leones” di coloniale ottocentesca memoria, semmai aggiornato (spesso in negativo) dalla cronaca delle problematiche migratorie. Invece l’Africa è un luogo di millenarie culture oggi in grande fermento, dinamico, giovane, con enormi potenzialità. Un luogo al quale il mondo del vino dovrebbe iniziare a guardare con attenzione. Degli spazi che il vino italiano potrebbe ritagliarsi su questo continente ho parlato con uno degli speaker di Wine2Wine: Victor Ikem, business director di Drinks Revolution Limited. L’intervista integrale (in inglese) è pubblicata qui.

Può spiegare brevemente il quadro attuale del mercato vinicolo nigeriano? 

“Con una popolazione che attualmente è di circa 205 milioni di abitanti e che si prevede raggiungerà i 450 milioni nel 2050, la Nigeria è il mercato più promettente per chiunque guardi al futuro e sia interessato all’Africa.  Il mercato vinicolo nigeriano offre un mix unico di opportunità diverse: è giovane e ha un tasso di crescita annuale superiore al 5%. E’ un mercato molto dinamico, che accanto ai tradizionali mercati aperti distribuiti in diverse regioni e città presenta canali di vendita al dettaglio ben sviluppati.  In Nigeria è presente una varietà di vini spumanti, fermi, rossi e bianchi, la maggior parte dei quali importati da Francia, Sudafrica e Spagna, ma sono presenti anche vini provenienti da Cile, Austria, Argentina e Portogallo. Negli ultimi anni, il vino italiano non è stato una priorità per gli importatori nigeriani, forse per una mancanza di interesse da parte dei produttori di vino italiani a esplorare e sfruttare le opportunità esistenti in questo Paese”.

La maggior parte dei produttori di vino italiani pensa che il proprio futuro sia in Asia e quasi tutti stanno cercando di entrare nel mercato cinese. Se avessi un'azienda vinicola, investirei invece nei Paesi africani. Mi sbaglio? 

“Non avrebbe torto a scegliere di investire in Africa, perchè è un continente in evoluzione e molto ricettivo. L'importante è capire il mercato attraverso un'interazione e un impegno costanti, e trovare i partner giusti con cui lavorare.   L'Africa ha industrie tecnologiche e dell'intrattenimento in piena espansione che stanno guidando la crescita economica. La partecipazione in Africa deve essere un gioco lungo, il ritorno sull’investimento richiede più tempo perchè prima occorre educare i consumatori ai vini italiani. L'Italia è diventata popolare in Asia per la moda, le auto veloci, il calcio e il turismo, quindi l'asiatico medio è esposto alla vita italiana. L'Africa, invece, non lo conosce e quindi è necessario educarla, ma sul lungo termine chi investe in questo paese trarrà maggiori benefici che in Asia”.

Chi è oggi il consumatore nigeriano di vino?

“Ci sono varie categorie: in primo luogo ci sono i consumatori anziani, tra i 50 e i 70 anni, che rappresentano ca. il 25-30% del mercato. Sono persone che in genere hanno viaggiato, hanno un palato ormai maturo e  una lunga esperienza di consumo del vino, oltre ad una grande familiarità con le varietà internazionali. La seconda, crescente categoria è costituita da consumatori giovani, finora bevitori di birra e alcolici, che stanno passando al consumo di vino, convinti che sia più salutare. Si tratta di individui di età compresa tra i 18 e i 35 anni che aspirano ad uno stile di vita agiato, apprezzano i vini dolci e quelli più facili da bere, sia rossi che bianchi. Essi rappresentano circa il 60% o più del mercato. Il resto  sono persone che oscillano ancora tra birra, alcolici e vino”.

Quali sono al momento  i vini italiani più richiesti?

“C'è un grande interesse e una forte domanda per il Prosecco, che nella maggior parte dei casi sostituisce lo Champagne. Alcuni consumatori hanno mostrato interesse anche per il Pinot Grigio, il Moscato, il Lambrusco e altri”.

Quali sono i problemi principali dell'esportazione di vino in Nigeria?

“I problemi non sono troppo complicati, a patto che si trovino i partner giusti con cui lavorare, che devono saper gestire il processo di approvazione, le procedure doganali di importazione, le accise e gli altri aspetti relativi alle procedure di pagamento”.

In breve, perché un produttore di vino italiano dovrebbe esportare in Nigeria e a quali partnership dovrebbe guardare? 

“Il mercato nigeriano è molto grande , c’è posto per tutti coloro che sono interessati ad entrarvi. Il ritorno sull’investimento e i guadagni sono garantiti perché il potenziale di crescita è elevato, però non bisogna avere fretta. E’ necessario costruire una collaborazione a lungo termine con i partner locali di importazione, focalizzandosi sullo sviluppo del mercato e sulla costruzione del marchio”.

Tags: wine2wine, Africa, Victor Ikem, Drinks Revolution Limited, Nigeria
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