5 consigli per vendere vino in Giappone
Sempre più spesso e sempre più cantine guardano al Giappone come ad un mercato molto promettente per i loro vini, e hanno ragione, perché lo è, molto più della Cina. Il vino è l'unico prodotto a crescere con tassi annuali superiori al 5%, al punto che molte ditte giapponesi produttrici di birra stanno investendo nell'acquisto di aziende distributrici di vino. Come sempre però, occorre affrontarlo con cognizione di causa, una strategia ben precisa, gli strumenti e le competenze giuste. E magari, con l'aiuto di qualche dritta, come quelle che vengono da uno che di mercati e di vino se ne intende, almeno un po': Angelo Gaja.
Queste che seguono sono perciò alcune dritte che il noto produttore piemontese si sente di condividere con i colleghi produttori, perché il brand del vino " made in Italy" è cosa di tutti, e tutti devono sentirsi ugualmente responsabili del suo sviluppo e del suo buon nome.
1 consiglio: per accrescere l'export di vino italiano in Giappone occorre essere consapevoli che - al pari di molti altri prodotti dell'agroalimentare italiano - esso già gode di un'ottima reputazione presso i consumatori giapponesi. Vender loro vino di qualità modesta a prezzi stracciati non fa onore all'immagine del vino italiano. Diciamo piuttosto che la danneggia. E gli eventuali ritorni economici sono di brevissima durata.
2 consiglio: continuare a lavorare sulla costruzione della domanda di vino italiano. Già ora i consumatori conoscitori sono numerosi, e i sommelier preparati. E' opportuno perciò continuare a investire in questa direzione - cosa che potremmo tradurre in un invito a fare più formazione e comunicazione. Tra l'altro, i giapponesi sono allievi molto ricettivi, disciplinatissimi e ansiosi di migliorare le proprie conoscenze.
3 consiglio: favorire l'accesso nel mercato giapponese anche dei produttori artigianali. Grazie alla presenza di molti importatori medio-piccoli, anche per chi ha una produzione di bottiglie limitata è diventato possibile vendere i propri vini.
4 consiglio: porre maggiore attenzione ai ristoranti giapponesi che hanno iniziato a proporre vino. Solo 15 anni fa - nota Gaja nella sua lettera - sembrava impensabile, ma oggi il consumo di Sakè è in caduta libera e quello della birra si sta ridimensionando molto ( -15% negli ultimi 15 anni)
5 consiglio: accogliere nel migliore dei modi possibili quei giapponesi che vengono a visitare le cantine italiane. Affascinarli. Rapirli nella bellezza dei paesaggi, della cultura, del vivere italiano, coccolarli, fidelizzarli. In tal modo diventeranno i più convinti ed efficaci ambasciatori del made in Italy e dei suoi vini.
Bonus: negli ultimi anni le donne giapponesi si sono impadronite sempre più della scena sociale. Sono loro, oggi, i buyers di vino (e non solo) più interessanti. Sono giovani, acculturate, e con una discreta capacità di spesa. Un particolare che non si può ignorare o sottovalutare? Il web. E' il loro ambiente naturale.