E' un vino storico, un vino identitario (difficile immaginare un vino più siciliano), un vino straordinario. Parliamo del Marsala, che negli ultimi tempi se la passa, se possibile, anche peggio di qualche anno fa: di recente, per esempio, il suo Consorzio di tutela (davvero ne aveva uno?) è scomparso dalla lista ufficiale dei Consorzi del vino italiani. Non c'è più. Le ultime, tristi vicende che riguardano il Marsala della burocrazia sono ben riassunte in questo articolo.
In questo post vogliamo invece dare merito e risalto ai fermenti che stanno agitando il mondo di questo vino e che vedono protagoniste le giovani generazioni: ragazzi e ragazze che non si rassegnano a veder buttar via la chiave di quella che potrebbe essere una miniera d'oro per l'intero territorio se sfruttata in maniera intelligente.
Il primo, confortante indizio ci viene da un gruppetto di belle e agguerrite ragazze, le Marsala Ladies: Alexandra, Giuseppina, Laura, Maria Chiara. Nomi dietro ai quali spuntano cognomi più che illustri della storia del miglior Marsala, quello con la M maiuscola (da non confondere quindi con il prodotto con la m minuscola, che si trova a 2 euro al supermercato). Il messaggio dietro un video come questo è chiaro e diretto, rieccheggia quello di Maometto e la montagna: la gente non va più al Marsala (perchè non lo conosce)? E noi andiamo dalla gente. Ovunque. Con bottiglie e bicchieri.
Secondo indizio: Francesco Alagna, giovane imprenditore siciliano, lancia il progetto di un Museo interamente dedicato al Vino Marsala, che vedrà la luce nel 2017. L’antica area del Baglio Woodhouse verrà trasformata in un polo didattico interamente dedicato alla storia e alla produzione del vino Marsala.
“Ero in Australia, nel 2014, in visita al Wine Museum di Adelaide – racconta l'interessato - quando ho pensato per la prima volta al progetto di un museo dedicato al vino Marsala, prodotto che amo e che da anni promuovo in prima persona. Sono infatti partito dalla mia esperienza personale: grazie al mio lavoro, sono in costante contatto con i turisti provenienti da ogni parte del mondo. Quello che ho constatato è una grande curiosità sul vino Marsala. Molte persone scelgono questa meta turistica perché attratti dalla grande tradizione vitivinicola, ma poi trovano poche e frammentate informazioni”. Da qui nasce l’idea di creare uno spazio in cui raccontare, attraverso un linguaggio moderno e strumenti interattivi, questo vino DOC prodotto in provincia di Trapani da diversi vitigni a seconda della tipologia, come indicato nel Disciplinare che dal 1984 ne formalizza la classificazione in base al colore (oro, ambra e rubino), al residuo zuccherino, al titolo alcolometrico e, soprattutto, agli anni di affinamento (Fine, Superiore, Superiore Riserva, Vergine o Soleras, Vergine Riserva o Soleras Riserva). La nascita del Marsala, così come lo conosciamo oggi, è il frutto di una particolare catena di eventi che portò alla fine del ‘700 alcune famiglie di mercanti inglesi a stabilirsi nella costa occidentale della Sicilia e dare l’avvio a fiorenti scambi commerciali con la madrepatria. Ancora oggi le cantine di Buckingham Palace continuano a rifornirsi di vino Marsala. Grazie al contributo prima delle famiglie inglesi e marsalesi, quella che fino ad allora era stata una modesta zona agricola della Sicilia, si trasformò in un attivo centro industriale. “A chi mi chiede il perché di un Museo del Vino Marsala a Marsala, rispondo: per una molteplicità di fattori, tutti positivi, sia per il rilancio del prodotto che della città - continua Francesco - . In primis, il Museo sarà in grado di promuovere tutto il territorio, superando il limite della singola azienda interessata alla promozione di se stessa. Inoltre, permetterà di aumentare l’offerta museale e, di conseguenza, l’appetibilità della nostra città a livello turistico, permettendo anche di destagionalizzare il flusso turistico”.
Il Museo si svilupperà in più aree tematiche dedicate proprio alla storia e al racconto della filiera vitivinicola, dalla coltivazione della vite (territorio) alla raccolta (cantina), dalla trasformazione dell’uva alla descrizione del Metodo Solera (tipologia), fino all’imbottigliamento (prodotto), senza trascurare gli abbinamenti con il cibo. Non mancherà la possibilità di degustare questo vino in maniera autonoma, scegliendo tra circa 60 etichette diverse, incluse alcune riserve storiche, grazie ad un sistema di dispenser a temperatura controllata. Inoltre il museo ospiterà, all’interno di un’area dedicata, anche collezioni di privati cittadini che avranno voglia di condividere con il pubblico i loro “pezzi di storia”.
E poichè viviamo in società sempre più interconnesse, ecco che tra gli obiettivi più immediati Alagna prevede anche la creazione di un sistema di relazioni con le altre città del vino (Porto, Bordeaux, Barolo) per entrare a far parte di un network museale che possa promuove sinergicamente la cultura del vino nel mondo. “Prossimamente - conclude il giovane imprenditore - sarò a Porto per visitare il museo del vino, con l’obiettivo di sviluppare insieme possibili e reciproche collaborazioni. Insomma le premesse per creare un polo museale a Marsala e nuovi Marsala Ambassador nel mondo ci sono tutte. Adesso non resta che metterci al lavoro”.