E' un vino storico, un vino identitario (difficile immaginare un vino più siciliano), un vino straordinario. Parliamo del Marsala, che negli ultimi tempi se la passa, se possibile, anche peggio di qualche anno fa: di recente, per esempio, il suo Consorzio di tutela (davvero ne aveva uno?) è scomparso dalla lista ufficiale dei Consorzi del vino italiani. Non c'è più. Le ultime, tristi vicende che riguardano il Marsala della burocrazia sono ben riassunte in questo articolo.
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I benefici della promozione collettiva e altre storie
L'interrogativo si riaffaccia a intervalli più o meno regolari, come un torrentello carsico che ogni tanto riaffiora e poi sparisce: meglio presentarsi all'estero sotto il cappello onnicomprensivo della denominazione d'origine o puntare tutto sul proprio brand individuale? Chi vince e chi perde nei programmi di promozione generici? Al netto dell'opportunità economica della scelta, secondo uno studio fatto sui vini di Bordeaux l'impatto della denominazione sui singoli brand è senz'altro positivo: investire nella promozione della denominazione a cui i propri vini appartengono insomma, aiuta a rafforzare il brand della singola azienda in maniera anche significativa. I particolari dello studio si trovano qui.
Da un estremo all'altro: in Spagna, alcuni produttori della Rioja stanno minacciando una specie di secessione se non verranno cambiate le regole per l'etichettatura dei vini, consentendo a chi vuole di indicare in etichetta da quale vigneto (o particella dello stesso) provengono le uve del vino. "È necessario rispondere alle esigenze di un mercato elitario, che da un vino esige soprattutto personalità e carattere" dice Juan Carlos López de Lacalle, uno degli enologi e produttori spagnoli più in vista "Se in Spagna non riusciamo a fare questo, se non possiamo mettere carattere e personalità e l'identità nei grandi vini che il nostro paese è in grado di produrre, siamo sulla strada sbagliata. ". "ll modo in cui le leggi sono formulate attualmente non sta certo incoraggiando i giovani ad investire nella regione", afferma il Master of Wine Tim Atkin, che come giornalista si occupa di Rioja: "Stanno solo preservando lo status quo, che è un mare di Rioja venduti sugli scaffali dei supermercati." L'articolo completo è qui.
Chiudiamo con una interessante news relativa ad uno dei vitigni bianchi più noti al mondo: il Sauvignon Blanc. Chi non riuscirebbe a riconoscere lo stile neozelandese in un Sauv Blanc dalla bella trama, con una buona spalla acida e una cascata di litchi, uva spina e frutta tropicale al naso e in bocca? Bene, questo stile sembra aver fatto il suo tempo. Oggi la tendenza sembra andare nella direzione opposta, quella di una personalizzazione in base alle zone di produzione. Ogni territorio ha le sue caratteristiche, e se anche il vitigno è lo stesso, deve essere possibile ritrovarle nel vino finale. Il consumatore dovrà imparare a riconoscerle e a saper distinguere tra i diversi Sauv Blanc. The Marlborough -style doesn't fit all the NZ Sauv Blanc. No more. L'articolo originale è qui.