Un piccolo evento di quelli che funzionano, interamente autogestito, montato e smontato dai diretti interessati. Diversamente dallo scorso anno, quando la scelta prestigiosa ma inadatta al periodo aveva pregiudicato la buona riuscita della manifestazione, questa volta la Vinea Tirolensis si è rivelata all'altezza delle aspettative logistiche e organizzative. Ottima la scelta del luogo (l'Autocity Barchetti: vicino al casello di Bolzano Sud, un salone automobilistico multimarca ampio, comodo e climatizzato), azzeccata l'idea di far assaggiare alcuni prodotti tipici (nonostante i 39 gradi esterni, tutti abbiano apprezzato la vellutata di patate), ben disposti i banchi dei vignaioli.
Ma il piatto forte della giornata è stata la degustazione verticale dei vini di sei produttori: un piccolo evento nell'evento riservato a pochissimi eletti (grazie all'amico Armin Kobler per la segnalazione tempestiva!).
In scena, anzi sul tavolo, i vini di sei vignaioli rappresentativi di quella che oggi è una delle punte di diamante dell'enologia nazionale: la produzione dell'Alto Adige.
Kuenhof della Valle Isarco, Unterortl della Val Venosta, Dipoli della Bassa Atesina, Ansitz Waldgries, Obermoser e Erbhof Unterganzner di Bolzano hanno presentato 6 diverse annate (la più recente la 2010, la più vecchia la 1999) di un vino a loro scelta. Per una volta, il Pinot nero è rimasto... nella sala della mostra. A sfilare nei bicchieri sono state infatti altre espressioni enologiche: il sylvaner, il riesling, il sauvignon blanc, la schiava (anzi, la Vernatsch), il lagrein, per chiudere con il più sudtirolese dei bordolesi, il "Composition Reif" di Josephus Mayr, che per la prima volta affrontava il confronto verticale.
Pur nella diversità delle annate - alcune molto felici, altre meno, ma ugualmente dignitose - tutti gli oltre 30 vini si sono dimostrati all'altezza della fama dei rispettivi produttori. In particolare, vitigni sottostimati o meno conosciuti di altri (come il sylvaner o la schiava) hanno dimostrato di saper reggere nel tempo.
Perciò, per non ripetermi con una sfilza di valutazioni che vanno dal distinto al molto buono, riporto qui solo le note dei vini a quattro chioccioline (@@@@), ovvero quelli che mi sono piaciuti di più.
Sudt.Eis.Sylvaner 2009 - Kuenhof: In questa annata calda, non tipica per l'Alto Adige, il sylvaner di Peter Pliger presenta un colore paglierino pallido, brillante, con profumi golosissimi di crema, pasticceria, frutta gialla tropicale. In bocca però è secco, pulitissimo, per quanto morbido, pieno, fruttato: sa di mango, papaya, succo tropical. Finale lungo e fresco.
Sudt.Riesling "Castel Juval" 2009: tra i Pinot Nero dell'AA, quello di Martin Aurich è uno dei miei preferiti: ma anche il riesling fa la sua bella figura. Al di la' del fatto che si tratta di un vino che è meglio far invecchiare, non mi dispiacciono però le note fruttate che esprime all'inizio: in questo 2009, vendemmiato nella seconda metà di ottobre, i profumi sono quasi orientaleggianti, sontuosi di frutta tropicale e a polpa bianca e gialla (pesca, pera, ananas...) In bocca però si presenta più agrumato, per quanto maturo, fresco, vibrante, lungo, di grande bevibilità.
Sudt.Sauvignon Blanc "Voglar" 2008 - Weingut Dipoli. Da un'ottima annata, un sauvignon dai profumi forse meno esplosivi, ma eleganti, fini e fruttati di mela gialla, pesca, appena sfumati di salvia. Non sono certo le pirazine quelle che Peter Dipoli cerca di sviluppare nel suo bianco di punta, ma i tioli: un'impresa che riesce a pochi, così come è vero che il sauvignon blanc del Nord Italia (e del Veneto in particolare) si distingue proprio per i suoi sentori di foglia di pomodoro, peperone verde e pipì felina. Non è questo il caso, anzi. In bocca è piacevolissimo, giocato su un grande equilibrio tra frutta gialla matura e agrumi, fresco, lungo, pulito.
Sudt.St.Magdalener "Antheos" 2010 - Ansitz Waldgries. Un nome famoso per la sua schiava, quello di Christian Plattner, che da un'annata che giudica fresca è riuscito a realizzare "la schiava di una volta": una selezione con più cloni di vernaccia, uniti ad altri vitigni trascurati come la negrara. Il vino ha un colore rosso scuro ma non denso, sfumato di viola, e profumi accattivanti di fruttini rossi, sfumati di verde, che in bocca si trasformano in qualcosa di ugualmente fruttato. Grande facilità (e velocità) di beva.
Sudt.Lagrein Riserva "Grafenleiten": Due sono i vini che ho preferito, di Thomas Rottensteiner: per l'annata 2007, giudicata importante per il vitigno, ha realizzato un vino da solore rosso scurissimo, denso, con profumi fruttati e speziati insieme di pepe nero, sfumati d'incenso. Elegante, rotondo, lungo, setoso, in bocca tradisce un velo di piacevole liquirizia. Nella 2000 invece, altrettanto valida, al naso appaiono profumi fruttati rossi un po' indistinti ma generosi: c'è la ciliegia, la prugna matura e quella disidratata, il pepe, il chiodo di garofano. Lungo, pulito e coerente anche al gusto.
"Composition Reif" 2008 - Erbhof Unterganzer. Chiusura in bellezza con il taglio bordolese di Josephus Mayr: cab savugnon e franc, lagrein, petit verdot in percentuali variabili a seconda delle annate, con un leggero appassimento in pianta del cab sauv (taglio del tralcio). L'ultima annata in commercio ha una veste liquida di un bel rosso scuro denso, sfumato di viola, profumi poco evidenti ma fruttati. Il suo meglio però lo da' in bocca: lungo, elegante, molto equilibrato. Un vino in cui in sorso tira l'altro.