Piccolo non è necessariamente (sempre) bello. E l'individualismo orgoglioso rischia di costare parecchio (anche in termini economici) a chi non trova mai compagni di cordata degni di lui/lei (e dei suoi vini). E quando si tratta di scendere in campo, i dubbi alla EcceBombo è meglio lasciarli a casa. Occorre andare e sporcarsi le mani. O, come avrebbe detto un altro arrabbiato, "ci impegniamo noi, senza vedere cosa fanno gli altri; ci impegniamo noi, senza pretendere che gli altri si impegnino, senza giudicare chi non s'impegna... e senza fermarsi perchè l'altro non s'impegna".
Ai primi di dicembre il quartiere fieristico di Piacenza ha ospitato un evento che gli appassionati attendevano da tempo: la prima fiera-mercato dei vignaioli aderenti alla FIVI. Una formula aperta al pubblico, che con un modesto biglietto d'ingresso poteva assaggiare tutto quello che voleva. Volendo poteva anche comprare (e qualcuno l'ha fatto). Al mattino, un appassionante e appassionato convegno, moderato dal bravissimo Antonio Paolini, ha fatto il tutto esaurito nella sala: i temi affrontati erano tanti e tali che si potrebbe scriverne per giorni. Qui mi limito a riportare la conclusione proprio di Antonio, che da protagonista super partes (fa il giornalista, non il produttore) ha detto ai vignaioli "state creando una rete: non chiudetevici dentro. Non siate contro qualcuno o qualcosa. Siate propositivi, non ostativi. E non pensate di aver sistemato tutto perchè vi siete dati un nome, piccolo non è sempre bello e buono. Non perdete mai di vista l'autocritica".
Ciò premesso, com'è andato questo primo esperimento? La mia impressione personale è positiva, per quanto (forse) viziata dall'ottima compagnia con cui ho trascorso la giornata, e costituita tra gli altri da due amici dell'EWBC, Andrè Ribeirinho e Luiz Alberto: assaggiare in compagnia di appassionati esperti rende tutto più piacevole.
Perciò, per una volta, spazio alle impressioni di chi questo evento l'ha vissuto dall'altra parte del banchetto...
"Organizzazione per noi espositori quasi perfetta già in partenza (richiesta di adesione, informazioni sul sito e attraverso email, risposte sempre veloci, ecc.). Quota di partecipazione contenuta. Facile da raggiungere e con un buon parcheggio molto vicino. Ben organizzato anche lo svolgimento (personale gentile e competente, chiare istruzioni all'arrivo, ecc.). Tanto spazio, facile e veloce da reperire anche il mangiare.
Unici nei: un po' troppo bassa la temperatura del padiglione, e toilettes purtroppo non molto curate. Nonostante che sia una fiera popolare, il pubblico era abbastanza preparato e molto gentile anche verso la fine della manifestazione (sorry Lizzy, meglio che al Vinitaly).
Mi è parso che ristoratori ed enotecari fossero assenti, anche se poteva essere interessante anche per loro.
Numero di visitatori ancora molto modesto, la domenica come il sabato.
La gente doveva in gran parte capire l'opportunità di poter comprare (anche in quantità minime) ciò che gli piaceva ("lei vende, anche?"), nonostante sia stato comunicato ripetutamente. Io ho venduto 72 bottiglie in tutto (l'organizzazione aveva consigliato di portarne 48 per ogni vino) e mi è andata, rispetto a tanti altri, molto bene: altri stand (della Toscana per giunta) alla sera del sabato infatti non ne avevano piazzato ancora una! Però non basta per coprire le spese di adesione, viaggio e pernottamento.
Ho notato una grande differenza di interesse che si è espresso anche con le vendite a seconda delle regioni.
Bene allora che tutti siano stati piazzati qua e la'. Non so se i più delusi parteciperanno ancora, sarà dura. Parlando con i francesi, questi hanno espresso la loro delusione per un'adesione atipicamente ridotta; però 25 anni fa quando iniziarono in Francia, era la stessa cosa. Oggi un vigneron deve mettersi in fila per diversi anni per prendere un posto nei salons des vins. Là ci vanno anche gli enotecari e ristoratori in cerca di chicche, delle quali gli basta anche qualche cartone, che portano via subito. Inoltre guardano quali produttori vendono bene e di quelli si procurano i vini perchè vedono che quelle sono le cose che piacciono al consumatore.
Questa sì è una novità: l'enotecario non assaggia pensando 'questo potrebbe piacere ai miei clienti', ma osserva direttamente il loro comportamento!"
Armin Kobler (continua...)