Villa de Winckels è un elegante ristorante-enoteca con locanda che la famiglia Merzari, autrice del restauro della storica villa, gestisce in quel di Marcemigo (Tregnago, VR).
Qui già lo scorso anno si svolse un eno-evento, piccolo nei numeri ma grande nei contenuti: Amarone in Villa. Una libera degustazione (a pagamento) di alcune selezionate aziende produttrici, con un occhio di riguardo a quelle delle Val d'Illasi e dell'Est veronese in generale, la cosiddetta Valpolicella Doc.
Un appuntamento che si è ripetuto anche quest'anno, e che ha visto co-interpreti della serata alcune delle eccellenze gastronomiche della Lessinia e della provincia veronese in genere (qui l'elenco), oltre alla cucina del ristorante stesso.
D'accordo, non è la prima volta che l'Amarone della Valpolicella è protagonista di un tasting, con abbinamento di piatti e prodotti della tradizione scaligera: ma per quanto bizzarro possa apparire, il fatto di riuscire a prender parte ad un evento del vino pensato e (soprattutto) realizzato nelle condizioni migliori capita più raramente di quello che si pensa.
Cominciamo con la selezione delle aziende: i nomi più belli delle aziende e aziendine dell'area di produzione di Amarone non classica c'erano praticamente tutti. Da Bertani (Valpantena), a Tezza di Poiano (Valpantena), da Romano Dal Forno (ebbene sì!) a Corte Sant'Alda, da Tenuta Sant'Antonio a Roccolo Grassi, da Ca' Rugate a Fattoria Garbole...passando per Marion, Latium, Fasoli, Villa Erbice, Tenuta Santa Maria alla Pieve... e ne cito solo alcuni. Piccola ma significativa anche la rappresentanza della Valpolicella Classica: Terre di Leone, Zymé, Antolini, Novaia, Speri, Mazzi, Begali...
Il particolare più intrigante però era un altro: la presenza di alcune new entries. Aziende che da pochissimi anni si sono affacciate sul mercato, nomi praticamente sconosciuti dietro i quali si nascondono però realtà produttive di grande interesse, poste in luoghi di alta vocazione.
Ciascun produttore ha portato l'Amarone della Valpolicella che voleva, di una o più annate: le degustazioni si sono tenute nella sala grande del ristorante, con l'accompagnamento discreto di un duo strumentale classico (arpa e flauto traverso), purtroppo ben presto soverchiato dal chiacchiericcio dei visitatori (mai gli italiani impareranno che si può conversare anche a bassa voce!). La temperatura dell'ambiente era perfetta, e la presenza in un angolo della sala di alcuni tavoli permetteva di scrivere e degustare in tutta calma (e comodità). La ricca parata di piatti e prodotti gastronomici era stata invece allestita in alcune salette attigue: un'accortezza che, a differenza dello scorso anno (in cui il buffet si era tenuto nella stessa sala di degustazione) ha permesso di godere sia dei profumi dell'Amarone, sia di quelli degli impareggiabili formaggi di malga e dei salumi di Soave, ma senza reciproche interferenze.
Di seguito, le note di degustazione dei vini di alcune delle aziende presenti:
Amarone della Valpolicella Doc 2005 - Tenuta Chiccheri: rubino scurissimo non fitto, profumi di ciliegia macerata sotto spirito, polvere di caffè e liquirizia. In bocca il frutto è un po' disturbato dall'alcol. Finale pulito.
Amarone della Valpolicella Classico Rosson 2005 - Terre di Pietra: bello questo Amarone, decisamente negrarese: fiori scuri (viola) al naso, e un'acidità foriera di grande capacità d'invecchiamento. Fresco, bevibile, con tannini ancora un po' mordenti, è un'Amarone da tavola: minestre rustiche, carni alla brace e caminetto acceso.
Amarone della Valpolicella Doc Riserva 2003 - Tezza: fin dall'inizio della loro attività in azienda, i cugini Vanio, Flavio e Federico si sono distinti per la loro interpretazione territoriale dell'Amarone. La Valpantena non è la Valpolicella: è terra più rustica, ostica, selvatica. Così i loro Amarone (sia il Corte Majoli, sia questo della linea Brolo delle Giare) si caratterizzano per il carattere più terroso e speziato, che fruttato. Il Riserva 2003 è il primo tentativo, appunto, di mettere in cantina una riserva: il massimo del meglio. Il risultato è un vino dai profumi di pepe nero e chiodi di garofano, liquirizia e ciliegia macerata, dalla struttura alcolica importante (15.5% vol), appena un po' esile nel corpo (ma la snellezza è una caratteristica dei vini di questa valle) e dal finale secco, deciso.
Amarone della Valpolicella Doc Zovo 2006 - Zanoni. Da barrique nuove (pochissime) e di n-passaggi (anche fino al 6° e al 7°: tante), un Amarone di quella "terra di mezzo" che è il territorio di Quinzano, a cavallo tra Doc e Classica, posto alle porte della Valpolicella: un vino difficile da inquadrare. Fruttato al naso (ciliegia e amarena al naso) speziato in bocca, è però caldo, vellutato, scorrevole, e non privo di eleganza. Alcol: 16.5%
Amarone della Valpolicella Doc Basaltico 2002 - Ruffo Ernesto: è probabilmente il più scuro degli Amarone assaggiati. Scuro come la terra vulcanica da cui vengono le sue uve. Affinato lungamente in legni piccoli non tutti nuovi, ricorda al naso e in bocca la ciliegia sotto spirito, la polvere di caffè, la prugna macerata, il pepe. Alcol: 15.5% Vol.
Amarone della Valpolicella Classico 2004 - Zymé: quel che si dice "un Amarone di carattere". E il carattere è quello del suo produttore, Celestino Gaspari: riluttante a dare confidenza, richiede un sacco di pazienza per aprirsi. Un Amarone "da tempo" (più che da tavola, o da meditazione) come non ce ne sono (quasi) più. Dopo parecchi minuti, senza fretta, ti mette sotto il naso un bouquet di fiori a dir poco inaspettati: capolini di camomilla e petali di rosa. Al gusto è un mix ben orchestrato di piccoli frutti appassiti (ciliegia, marasca, more), prugna, spezie (pepe) con sfumature balsamiche (eucalipto, menta). Chiusura piacevolmente amarognola di mandorla.
Amarone della Valpolicella Doc 2003 - Bertani. Un vino dallo stile inconfondibile: la tradizione. Pur da un'annata torrida, Christian Ridolfi (enologo della celebre casa vinicola) ha saputo trarre un gran bel vino, fruttato di prugna e ancora fresco, ben secco, fine, molto elegante, che si beve con soddisfazione.
Amarone della Valpolicella Doc 2006 - Roccolo Grassi. Un Amarone che sfiora i 17 gradi alcol, se non è sostenuto da una adeguata struttura, rischia di implodere: ma questo di Marco Sartori ha grande sostanza al naso e al gusto di frutta sotto spirito (ciliegia), caffè, frutta secca (noce), cacao. Il tutto mantenuto in perfetto, elegante equilibrio.
Amarone della Valpolicella Doc 2006 - Romano Dal Forno. Una chiusura di degustazione alla grande. E' un intero canestro generoso di frutta quello che ti arriva al naso appena avvicini al bicchiere: merito dell'alcol (non poco) che veicola i profumi, e che in bocca si manifesta perfino un po' asciugante, ma il gusto è pieno, complesso e completo, e non tradisce lo stile: quello di Romano è sempre e solo un Amarone da mangiare, perchè sazia come un pasto.