“Alcool e salute”, nella sua sintesi più estrema (e concettualmente scorretta) continua ad essere un tema di estrema attualità. Da un punto di vista meramente comunicativo, è comprensibile che, per bucare il muro sempre più granitico e impenetrabile del buzz sulla qualunque, chi cerca di arginare l’abuso di alcol ricorra a espressioni forti, d’impatto (come il sempre efficace “ Chi tocca i fili MUORE” riferito ai fili dell’alta tensione). D’altro canto, per educare le persone servono sforzi ben più titanici e costosi, e soprattutto un sacco di tempo. Se invece si cerca di terrorizzarle, è probabile che qualcuno scelga di intraprendere la retta via. Peccato che non sempre funzioni, anzi: più lo spauracchio è prolungato nel tempo, più il suo effetto deterrente sembra diluirsi, non importa quanto “scioccanti” siano le parole usate. E la confusione nella testa degli utenti finali aumenta, anziché diminuire.
Morale: fatte salve specifiche problematiche personali di salute, l’atteggiamento più saggio rimane sempre il solito: in medium stat virtus, principio fondante del drink with moderation.
Per volesse approfondire la tematica, qui è possibile scaricare la sintesi di un recente intervento del Dott. Riccardo Dalle Grave, Responsabile scientifico Associazione Disturbi Alimentari e del Peso (AIDAP) e Responsabile Unità di Riabilitazione Nutrizionale – Casa di Cura Villa Garda (VR), sulle attuali evidenze scientifiche circa l'effetto del consumo di alcolici sulla salute umana.
La conclusione è ovvia e, oserei direi, scientifica.