Se chiedete a qualunque produttore "storico " della Valpolicella qual'è il vino-simbolo di questa zona, quello che davvero la rappresenta e nel quale meglio si identifica, vi risponderà senza esitazioni che è il Recioto.
Intanto però, le verticali che vengono organizzate in giro per il mondo sono sempre e solo di Amarone, "figlio" onnivoro, che da errore enologico qual'era, in breve tempo si è trasformato nell'asso pigliatutto. E del povero Recioto oggi nessuno parla più.
Ingiustizia dei tempi (una delle tante)! Comunque sia, ecco qualche nota a proposito di una bella serata amaronista organizzata nella cantina storica degli Speri dall'Ais veronese, star della serata e padrone di casa Giampaolo Speri (nella foto insieme a Bruno Zilio, delegato Ais di Verona).
Ricordo molto bene i miei esordi professionali in Valpolicella - più di 15 anni fa -; presidente del locale Consorzio di Tutela era proprio uno Speri, Carlo, e suo fu uno dei primi Amarone che ebbi la fortuna di assaggiare, il Monte Sant'Urbano. A distanza di anni, la filosofia produttiva è rimasta la stessa: se l' Amarone che vi piace è quello dallo stile "tradizionale", Speri è una etichetta da mettere in cantina. Oggi quest'azienda di Pedemonte (fraz. del comune di S.Pietro in Cariano nella quale sono concentrate molte delle griffe produttrici più note) produce circa 350 mila bottiglie, e di queste quasi 100 mila sono di Amarone, realizzato da uve provenienti da un solo vigneto collinare, quello di Sant'Urbano, appunto.
Giampaolo è enologo, e come tale non dimentica il ruolo che la tecnologia e l'approccio di cantina hanno avuto negli anni - e continuano ad avere - sui vini: negli anni '80 le ultime innovazioni avevano convinto molti che l'enologo potesse ovviare a tutta una serie di problematiche (soprattutto a quelle determinate da una materia prima scadente), perchè tanto c'era una macchina o un preparato enologico ad hoc per ogni problema. La vocazionalità del terreno, il terroir, erano concetti che si lasciavano volentieri a quei fanatici dei francesi.
Invece in casa Speri la campagna, il vigneto, fu sempre al centro dei loro pensieri: già negli anni '70 dedicarono un ettaro allo studio del sistema di allevamento più adatto alle uve della Valpolicella e in dieci anni di prove arrivarono a mettere a punto una pergoletta modificata (che oggi gli addetti ai lavori chiamano "pergoletta veronese modello Speri") in grado di mantenere tutte i vantaggi della pergola tradizionale, ovviando ai suoi inconvenienti più macroscopici.
"Ha solo un difetto - precisa Giampaolo sorridendo - ogni ettaro di vigneto richiede 900 ore di lavoro/ anno, perchè tutti i lavori vanno fatti a mano".
Veniamo ai vini: gli Speri escono dopo 5 anni dall'ultima vendemmia, perciò in degustazione c'erano l'ultima annata in commercio come il 2006, poi il 2001, e a ritroso il 1995, il 1983, il 1973. In tutti l'uvaggio prevede anche la bistrattata molinara ("E' un'uva formidabile per l'acidità", dice Giampaolo "se nel 2006 è presente al 3%, nel 2003 c'era al 6%, a causa dell'annata calda").
Tutti gli Amarone hanno la stessa gradazione alcolica (15% Vol), e una bella stabilità di colore (solo i più vecchi mostravano, ovviamente, qualche riflesso tendente al mattone), oltre che una coerenza di stile che si riscontra solo nelle aziende con una solida storia alle spalle.
2006: colore rubino molto scuro, con riflessi rossi, non denso. Al naso mostra profumi di cioccolata fondente, un leggerissimo tabacco chiaro, erbe balsamiche. In bocca si avverte l'alcol, poi la ciliegia sotto spirito, chiude su un finale di mallo di noce. Discreta finezza. Indice di gradimento personale: Indice di gradimento personale: @@@
2001: colore analogo al precedente con riflessi ancora rossi, profumi di frutta rossa appassita (prugna), ciliegia macerata e avvolta nel ciocciolato (tipo boero), ma anche fiori scuri e rosmarino. Al gusto ha una bella secchezza e pulizia, grande bevibilità ed equilibrio con l'alcol, finale netto. Struttura equilibrata, non troppa nè poca. Igp: @@@@
1995: in azienda diventa operativa la quinta generazione degli Speri, che si lancia nella sperimentazione di nuovi legni da 500 l. (accanto alle tradizionali botti da 50 hl). Il vino ha un colore rubino molto scuro con riflessi tendenti al granato, i profumi ricordano la china e il cacao amaro, che si ritrovano in bocca insieme alla prugna e alla ciliegia. Igp: @@@
1983: colore rubino scuro non fitto con riflessi mattonati, profumi più mentolati e resinosi, un accenno di prugna macerata nell'alcol, mallo di noce e noce. In bocca è coerente con questi sentori, con sfumature di minerale, abbastanza lungo. Igp: @@@@
1973: colore analogo al precedente, con profumi abbastanza dolci, di frutta macerata nell'alcol, dattero (anche in confettura), noce e frutta secca. In bocca ha qualche cedimento ossidativo ma è ancora gradevole. Finale molto secco, equilibrato. Igp: @@@