Gennaio tra innovazione, degustazioni e business

Mese complicato, zeppo di cose, di assaggi, di incontri, questo gennaio.

L'estratto secco però si può riassumere in due sole parole: innovazione e business. Questi concetti sono stati al centro del secondo, intenso Wine Business Innovation Summit (tenutosi a Monaco di Baviera) del quale, questa volta, gli interessati potranno leggere qualcosa in un (autorevole) sito altro, che solitamente non parla di vino.  

Innovativo, o meglio nuovo rispetto alle edizioni precedenti è stato anche il tradizionale appuntamento "Amarone in Villa" a Villa de Winckels. Presenti ai banchi d'assaggio aziende dell'una e dell'altra parte della Valpolicella (la Classica e la Grande Valpolicella, come qualcuno l'ha chiamata) in un big tasting generale che ha permesso di assaggiare e riscoprire realtà consolidate, nuove o nuovissime. Il valore aggiunto alla serata l'ha però fornito una imperdibile verticale di vecchie annate di Amarone della Valpolicella, organizzata dal web magazine Wine Meridian* che ha messo sul tavolo 28 etichette di oltre venti aziende.

  Ventotto bottiglie che a partire dal 2003 (e con qualche buco temporale) hanno riportato tutti indietro nel tempo fino al 1960, in una carrellata di valli, tipologie, stili aziendali e soprattutto annate più o meno felici.

Nulla di nuovo invece nei dati snocciolati all'Anteprima Amarone 2010: il successo dell'Amarone non conosce ancora battute d'arresto - nel 2013 sono state prodotte più di 13 milioni di bottiglie -  tra la felicità dei suoi produttori (il cui numero continua ad aumentare: anche quest'anno infatti tra le aziende ai banchi d'assaggio allestiti in Gran Guardia c'erano alcune new entries) e la perplessità degli osservatori esterni (come il moderatore stesso del convegno, l'ottimo Sebastiano Barisoni del Sole 24 Ore). Come già Carlin Petrini nella stessa occasione (ma nel 2007), che invocava un'oculata "gestione del limite", nell'interesse dell'Amarone stesso, anche Barisoni ha espresso più di un dubbio sull'attuale esuberanza produttiva e mercantile. Spunti critici che non hanno però minimamente intaccato il generale clima di festa vissuto soprattutto dai molti appassionati che nelle due giornate hanno preso d'assalto i banchi d'assaggio.

Infine, il business: quello del distributore Proposta Vini, che ha allestito in questi giorni una big tasting (aperto ad un pubblico professionale) tratta dalsuo catalogo. Degna di una segnalazione un piccolo progetto che sta cercando di mettere insieme i suoi produttori di Pinot Nero del Trentino come Elisabetta Dalzocchio, Alfio Nicolodi, Pelz, Pravis, Maso Cantanghel, La Cadalora, Roberto Zeni, Casata Monfort, Baldessarri, Borgo dei Posseri e Vallarom nel tentativo di trovare una chiave di lettura più spendibile presso il pubblico anche per questo prodotto. 

Molti anche in questa occasione gli assaggi fatti: menzione d'onore però ai tre vini più particolari, come due vini bollicinosi entrambi piemontesi, ma molto diversi tra loro: il secco e sorprendente barbera rifermentato in bottiglia "Morinaccio sui lieviti" di Gianluca Morino (Cascina Garitina), e la dolce e intrigante la "Malvasia nera di Castelnuovo Don Bosco" di Chiara Martinotti (Cascina Gilli). Sempre un bel bere, bilanciato e sapido,  il Merlot Riserva "Klausner 2006" dell'amico Armin Kobler, mentre il Pinot nero "P Paradis" di Borgo dei Posseri si è dimostrato un (abbastanza) raro esempio di pinot nero sanguigno e fruttato insieme, una combinazione di sicuro interesse per qualunque #winelover esigente e curioso.

 

(*disclosure: con questa testata al momento è in atto una collaborazione)