(Questo che segue è la versione italiana di un mio post per Palate Press. L'originale in inglese si trova qui)
Visitando le zone viticole più antiche e prestigiose in Europa - come il Portogallo, la stessa Italia, ma anche la Grecia - può capitare d’imbattersi in vigneti molto vecchi, nei quali convivono varietà diverse, sulla cui identità e provenienza spesso persino il proprietario sa poco. In Valpolicella la maggior parte dei vigneti sono monocultivar, coltivati con uve originarie della zona, ma i più vecchi contengono ancora molte piante di uve provenienti da altre regioni italiane (barbera, sangovese toscano, teroldego, malvasia...).
Un fatto curioso, che secondo alcuni trova la sua spiegazione in un'abitudine dei nobili veronesi, proprietari di vasti fondi e vigneti della campagna veronese: quando andavano a trovare qualche loro pari grado, per affari di famiglia o di politica, anzichè portare in dono mazzi di fiori o scatole di cioccolatini (come faremmo noi oggi), regalavano... mazzi di barbatelle. Così, uve di altre regioni e nazioni venivano piantate in giro per il mondo, e vendemmiate e vinificate insieme a quelle già presenti.