Buon 2025 a tutti.
Inauguriamo il Nuovo Anno con un momento culturale, l’avventura del vino e l’Italia racchiusa nella “piccola e buona storia della viticoltura” (è scritto proprio così, tutto in minuscolo) a firma di Antonio Calò e Angelo Costacurta, per i tipi della Kellerman, nella collana “GradoBabo”. Il libro è stato presentato lo scorso ottobre 2024, presso l’azienda friulana Gradis’ciutta di Robert Princic.
La Kellerman - piccola e interessante Casa Editrice di cui ci siamo già occupati in passato, vedi qui e qui - è specializzata in questi argomenti che incrociano storia, viticoltura, enologia. Questa volta è perfino riuscita, grazie a due autori che (almeno nel mondo del vino) non necessitano di presentazioni, Antonio Calò e Angelo Costacurta, a realizzare un volumetto che in pochissimo spazio ripercorre tutte le tappe principali della viticoltura. Chi pensa che sia impossibile concentrare in un centinaio di pagine appena un argomento così vasto e complesso dovrà ricredersi: a dispetto del piccolo formato, questa “piccola e buona storia della viticoltura” presenta con chiarezza tutto quel che serve sapere, mettendo a disposizione - per chi voglia approfondire - anche una buona bibliografia. L’intento è chiaramente divulgativo, senza per questo sacrificare aspetti scientifici, storici, perfino multidisciplinari: il capitolo iniziale “La vite e la storia del clima”, affidato all’esperto di agro-climatologia prof.Luigi Mariani, dell’Università di Brescia, ne è un esempio molto interessante. I capitoli successivi presentano un affresco molto sintetico ma sempre efficace sia della lunga avventura della vite dalle sue lontane origini mediorientali al suo approdo in Italia, sia dell’ evoluzione nel tempo della viticoltura (dai Greci ai Romani, dai Benedettini agli aristocratici, dai borghesi ai contadini, fino ai giorni nostri). Non mancano alcuni spunti di riflessione posti, come dicono gli autori, sotto forma di “quesiti aperti”, come il seguente: “Fin dall’inizio esiste una stretta relazione tra il nome della vite e il nome del vino. Ne discende che solo quello ottenuto dall’uva abbia diritto a questo nome. E’ rispettato questo concetto?” Si studia la Storia non solo per conoscere il passato, ma per trovare risposte ai quesiti dell’attualità . E inevitabilmente ci si ritrova con nuove domande.
Alla fine, i due autori affermano che “alla viticoltura nobile, borghese, ecclesiastica, contadina, deve subentrare una viticoltura professionale e imprenditoriale, che possa sintetizzare i vantaggi che l’esperienza del passato ci ha dato. Per popolazioni che hanno nelle proprie tradizioni e nella memoria collettiva impronte viticole così profonde, le prospettive che si aprono, se si interpreta bene la lezione del passato, sono oltremodo interessanti”.
A patto, ovviamente, di conoscerlo, il passato.