Non 10 (candeline), ma oltre 19 (speeches) sugli argomenti di maggior interesse e attualità (trends di mercato, best practices, DTC, AI, parità di genere, case history di successo, e altro ancora), 3 grandi degustazioni, e una folta platea di amici italiani e internazionali. Wine2Wine ha festeggiato così i suoi primi 10 anni, con una edizione ricca di esperti e di esperienze condivise, aggiornamenti e spunti di riflessione. Come sempre, dopo 2 giorni intensi diventa difficile trovare una sintesi, perciò ecco - più semplicemente - alcuni insights, come si dice, o spunti di riflessione.
“Non bisogna solo pescare dove sono i pesci, ma anche guardare dove stanno nuotando”. Gli USA sono sicuramente il lago più ricco di pesci, ma limitarsi a gettare l’esca non basta più. Occorre anche osservare in quale direzione si stanno muovendo, e cercare di precederli. La pandemia ha portato a galla tendenze già presenti sotto il pelo dell’acqua. Una di questi è l’e-commerce del vino, destinato sempre più a dominare la scena commerciale. Un’altra è la crescente importanza della diversità etnica spinta dai giovani: il melting pot sarà sempre più la norma nella società, per cui diventa fondamentale imparare a conoscere e confrontarsi con gusti e abitudini delle altre culture (afro, ispanica, asiatica) presenti su suolo statunitense. Anche loro sono mercati.
Ai consumatori piacciono le cose semplici, ecco perché i RTD stanno crescendo così velocemente: perché sono facili da realizzare, e mentalmente non impegnativi (a differenza del vino, che molti ancora percepiscono come complicato).
Il vino non è più la scelta obbligata di tutti i casual drinks, le bevute occasionali con gli amici. A volte può esserlo, a volte no. Si cambia tipo di beverage a seconda del momento, dell’occasione, dell’umore. I consumatori sono sempre più volubili, e l’attuale situazione geo-politica, economica e finanziaria, dai contorni così incerti, di certo non aiuta a fare scelte di consumo impegnative.
Chi ancora non ha uno shop del vino online, farebbe bene a pensare di aprirlo velocemente. L’e-commerce non è un concorrente che cannibalizza gli altri canali di vendita di una cantina, ma un suo supporter, capace di aiutare a incrementare le vendite nei negozi fisici anche del 30%. Ai consumatori piace poter scegliere tra più modalità di acquisto (negozio, shop on line, enoteca, ristorante, GDO…).
Per una cantina, l’approccio più remunerativo è quello del DTC. I motivi sono molti: margini più alti nelle vendite del vino, controllo totale del messaggio, una relazione più stretta e diretta con ciascun cliente che permette di personalizzare ogni altra comunicazione. Perché l’azione DTC sia efficace però, è necessario dotarsi di uno strumento indispensabile: il CRM (Customer Relationship Management), che permette di avere sott’occhio tutti i dati dei consumatori, per analizzarli e trasformarli in azioni. Ai nostri giorni, i dati sono l’equivalente dei pozzi di petrolio negli anni Settanta del secolo scorso: l’economia si basa su di essi. E le aziende del vino ne possiedono moltissimi. E’ come se avessero una miniera d’oro: ma sembra che la maggior parte di loro non lo sappia, o non sappia cosa farsene. Morale? Chi invece ne è consapevole, e ha imparato a usarli, sarà sempre un passo avanti agli altri.