Seconda parte degli assaggi fatti a Vinitaly Special Edition, mentre sull’agenda già s’iniziano a ipotizzare gli incontri con i produttori (e i relativi assaggi dei loro vini) che parteciperanno a Vinitaly RE (Regular Edition: copyright VinoPigro).
Sì, siamo ottimisti (non abbiamo scelta).
Una degustazione piuttosto corposa (oltre una ventina di vini) e articolata è stata quella organizzata dal Consorzio Vini d’Abruzzo durante una (ottima) cena presso lo storico ristorante 12 Apostoli. Dalle bollicine al passito, abbiamo avuto la possibilità di percepire la qualità che attraversa un po’ tutte le denominazioni, in una regione di cui si continua a parlar troppo poco, focalizzandosi - quando accade - soprattutto su 2-3 nomi già noti.
Dell’Abruzzo (a grandi linee) come regione si sa che è il territorio del Gran Sasso e della Majella, dei 3 grandi Parchi nazionali e delle molte riserve nazionali e regionali. Un’area stretta, quasi schiacciata anzi, tra il mare e la montagna: solo poche decine di chilometri separano la costa dalle cime. Ovviamente la superficie viticola (33 mila ha su cui poggiano 5 DOP e 7 IGP) si concentra soprattutto nella parte più costiera e collinare, ma le quote si stanno alzando ogni anno di più, arrivando a toccare anche gli 800 m/slm. Il vitigno più diffuso è il rosso Montepulciano, con i suoi 17 mila ha che corrispondono l’80% dell’intera produzione vinicola. Questo però non significa che le oltre 250 cantine abruzzesi trascurino anche gli altri colori . Il bianco Trebbiano, per esempio, occupa più di 10 mila ha, mentre ciò che rimane è preso da altri vitigni autoctoni.
Di seguito, qualche spunto per le vostre prossime occasioni conviviali:
Abruzzo Spumante Brut “Le Cave della Guardiuccia” - az. Collefrisio. Classico blend di Chardonnay (80%) e Pinot nero (20%), è un vino verticale, dritto, che non si allarga né al naso né in bocca: perlage sottile e compatto, profumi delicati di frutta bianca, pasticceria a base di nmadorle e crosta di pane, colpisce per la freschezza e la persistenza. Gradevole come aperitivo, da’ il meglio di se’ come vino da tutto pasto.
Abruzzo Pecorino DOC “Costa del Mulino 2020” - Cantina Frentana. Bello il colore paglierino con sfumature platino, lucido e brillante, intriganti i profumi di pesca gialla e agrumi screziati di miele e lievito di birra. In bocca è coerente, succoso, rotondo, pulito.
Trebbiano d’Abruzzo DOC “Castello di Semivicoli 2018” - Masciarelli. Non c’è dubbio che l’Abruzzo sia la patria di elezione di quest’uva dall’origine ancora incerta e non imparentata con gli altri Trebbiano (eccetto, forse, il Trebbiano Spoletino). Questo vino è una delle gemme di questo famoso produttore, che ha cresciuto le uve su tradizionali pergole abruzzesi di 20 anni. Il vino ha una grande eleganza: è lungo, sapido, con un ricco bouquet di profumi che spaziano dai fiori gialli agli agrumi, passando per la macchia mediterranea e spezie come lo zafferano. Un vino capace di elevare anche il piatto più semplice.
Cerasuolo d’Abruzzo DOC “Pettirosce” 2020 - Cantina Orsogna. Ecco un’altra tipologia di cui la regione può andar fiera: i vini rosa. Questo della Cantina Orsogna (unica coop interamente bio) è un campione della sua razza, perchè unisce la freschezza e la non-chalance del vino rosa con la serietà e la struttura del rosso. Profumato di fragola alla menta, è un vino che si beve con piacere, setoso, pulito ed equilibrato.
Montepulciano d’Abruzzo “Corno Grande” Riserva 2017 - Ettore Galasso. Un bel rosso che sa quasi di montagna, strutturato e profumato, leggermente tannico: al naso la frutta rossa matura è condita con spezie dolci e pepe nero, in bocca è pieno, equilibrato, così lungo che la chiusura su un accenno di uva passa si trova proprio laggiù: in fondo.