E’ stato un Vinitaly strano. Insolito. Carico di aspettative. Una scommessa che, a giudicare dalle facce sorridenti e soddisfatte dei produttori incontrati nella tre-giorni, è stata vinta.
In questo trailer di quello che speriamo sarà il nuovo Vinitaly targato 2022 (nel quale ci aspettiamo di ritrovare il bianco minimalismo degli stand di questa special edition, l’ampiezza degli spazi e soprattutto la rigorosa selezione dei visitatori: basta wine-lover liberi e giocondi sguinzagliati per gli stand a chiedere “un bianco, un rosso”) ho avuto la possibilità di fare alcuni assaggi. Chissà che qualcuna di queste bottiglie non v’ispiri a essere invitata a casa (vostra, o di qualcuno che condivide i vostri gusti per il buono).
Cominciamo con qualche bollicina dell’Oltrepo Pavese*:
La Versa, Collezione 2007 Metodo Classico Brut. Dalla nota grande cantina di Santa Maria della Versa, un vino a base Pinot Nero (e 15% di Chardonnay) che si fa bere senza timori a dispetto della riverenza che forse gli spetterebbe per i suoi 13 anni e più sui lieviti. Perlage compatto e fine, da cui si alzano profumi evoluti il giusto. Sorso gradevole che sa di frutta secca e noci.
Bertè e Cordini, Cuvee Nero d’Oro Metodo Classico Brut: il perlage fitto rilascia profumi di fiori bianchi ed erba di prato, mentre in bocca si avverte un fruttato bianco maturo (pera) e una freschezza agrumata.
Restando in zona, passiamo ora ad altre due versioni del vitigno principe di questa denominazione:
Tenuta Conte Vistarino Pinot Nero 2019: un bel vino da pasto quotidiano. Piccoli frutti rossi sfumati di sensazioni ferrose e un accenno di liquirizia sul finale che però non contraddice la freschezza generale. Lungo e pulito, decisamente piacevole.
Tenuta Conte Vistarino, “Costiolo”- Sangue di Giuda Frizzante DOC. Prima o poi (più prima che poi), bisognerà decidersi a dedicare più attenzione (e informazione) a vini storici come questo. Un frizzante dolce che nasce da uve Croatina, Barbera e Uva Rara e si presenta fruttato, amichevole, immediato, con il suo profumo di viole e un gusto goloso di fragoline. Un bicchiere che andrebbe offerto a chi abitualmente stappa lattine e RTD, per fargli capire cosa significa bere bene (pur senza complicazioni intellettuali) (1-continua).
* Grazie all’amico Carlo Veronese, direttore del Consorzio dell’Oltrepo, e alla collega giornalista Luciana Rota, per l’accoglienza e la ricchezza di informazioni sui vini assaggiati e sulla denominazione.