Tra scetticismo a oltranza e fideismo cieco, esiste anche una terza via.
Quella della conoscenza (scientifica).
Qualche mese fa, per il secondo anno consecutivo, l’associazione VinNatur ha chiamato 14 degustatori di 7 nazioni diverse, ci ha riuniti tutti in una bella villa e per 2 giorni ci ha sottoposto il lavoro dei suoi associati: oltre un centinaio di vini rigorosamente naturali. Tra una sessione di assaggi e l’altra, incontri più o meno formali di aggiornamento e formazione con studiosi delle scienze naturali (ancora): entomologi, biologi, agronomi, enologi, botanici… Un gruppo di giovani ricercatori che da anni seguono l’instancabile leader dei VinNaturalisti, Angiolino Maule, e i suoi soci, assecondando il loro desiderio di conoscere meglio i meccanismi della Natura per imparare a gestirli, e se il caso esaltarli/valorizzarli. Durante i 2 giorni di workshop, non solo noi degustatori abbiamo potuto renderci conto dello stato dell’arte dei vini dei produttori VinNatur (dove, in generale, i vini bianchi hanno dimostrato di possedere un buon livello, con alcune punte di eccellenza, mentre sulla qualità complessiva di molti vini rossi bisogna ancora lavorare), ma anche di capire da che parte la loro guida carismatica sta cercando di condurli: verso un approccio consapevolmente, attivamente naturale. Una gestione del vigneto che si basi cioè su una conoscenza scientifica approfondita del terreno e delle interazioni tra ambienti/microorganismi/insetti/flora/fauna selvatica. “Il perno attorno al quale ruota l’attività di VinNatur non sono le fiere - dice infatti lo stesso Angiolino - ma la formazione e la ricerca”. A dirla in termini filosofici, la vigna è un sinòlo (dal greco: con-tutto, un insieme) e quindi necessita di un approccio interdisciplinare: “Per evitare di avere tutto il tempo un atteggiamento combattivo, di lotta, di difesa, occorre capire il proprio ecosistema, e portarlo ad un livello di equilibrio stabile. Se un insetto dannoso arriva in un ambiente complesso, già stabile, privo di “vuoti”, dovrà trovare - se lo trova - il suo posto, e non potrà fare troppi danni. Un sistema con una elevata biodiversità tende ad essere più resiliente: più è complesso il sistema, meglio riesce ad adattarsi ai cambiamenti che avvengono nelle sue dinamiche” spiega il biologo. E allora non resta che continuare a chinarsi sulle erbe, a studiare il terreno sopra sotto e dentro, a osservarne le interazioni e i cambiamenti durante le stagioni, a capire sempre di più e meglio le proprie vigne. A tutela del consumatore, e come previsto dal Disciplinare di VinNatur approvato nel 2016, ogni anno vengono praticati nelle aziende del gruppo controlli casuali che riguardano sia le pratiche in vigna e in cantina, che le analisi multiresiduali svolte sui vini. Quest’anno le analisi (affidate ad un laboratorio indipendente) hanno cercato 211 principi attivi riguardanti pesticidi o fertilizzanti usati in agricoltura convenzionale e la quantità di anidride solforosa usata. 85 i vini analizzati, contro i 67 dello scorso anno. E per il 2020 si punta a fare questo tipo di controllo sui vini di almeno 100 aziende sulle 195 ad oggi in associazione. “È importante che i produttori capiscano che i controlli sono strumenti usati a loro favore, non una sorta di punizione o di tranello, perchè danno la possibilità di individuare e capire gli errori fatti e porvi rimedio” dice infatti il vicepresidente Daniele Piccin.
Anche i migliori trapezisti hanno bisogno di allenarsi e provare continuamente il triplo salto mortale, se vogliono eseguirlo senza rischi. E i produttori di vini naturali - o comunque li si voglia chiamare - ricordano molto certi spericolati trapezisti, che si esibiscono sempre volteggiando a 10 m d’altezza. Senza rete di protezione o cordini di sicurezza.