Non a tutti piace far casino. A molte donne (inclusa chi scrive), per esempio, marciare per le strade gridando col megafono non piace neanche un po', per quanto siano disposte anche a scendere in piazza, se è il caso. Il fatto è che, come ha detto qualcuno, "il rumore non significa nulla. Una gallina che ha appena fatto l'uovo, strilla come se avesse fatto un asteroide". D'altro canto, valutare una qualsiasi iniziativa semplicemente sulla base della risonanza che può - o non può - avere sui media, può indurre in errore.
Così è stato, per esempio, dell'inaugurazione del Capitolo Europeo della Women of the Vine &Spirits, tenutasi durante i giorni di Vinitaly e di cui in giro finora non ho trovato notizia. Ammettiamo che la presentazione si è tenuta nel nuovissimo spazio Wine2Digital, di Vinitaly International di cui ancora pochi sono a conoscenza, e che era su invito: tuttavia, bastava presentarsi e si poteva entrare, e non era just for women, anzi. Comunque, così è stato: mentre in giro negli stand si occhieggiava, fischiava e discuteva del packaging di certe ragazze-immagine (ah, gli intramontabili anni '90...), al primo piano del Palaexpo si presentava la (breve) storia e soprattutto la mission di un'associazione focalizzata nell'aiutare le donne a esprimere i loro migliori talenti nel settore del beverage, o, come ben ha spiegato la fondatrice e presidente, Deborah Brenner, "nel formare i leader di domani, donne ma anche uomini": la Women of the Vine&Spirits, che da oggi può contare su una filiale europea. L'obiettivo dunque è dei più alti, sia in termini di importanza che di gittata temporale, ma la cosa non sembra intimorire nessuno: si procederà step by step. Cosa distingue questa alliance, nata appena pochi anni fa, da qualsiasi altra associazione femminile del settore vino e/o spiriti? Innanzitutto, il fatto di trarre linfa vitale da un evento unico nel suo genere, l'Annual Women of the Vine & Spirits Global Symposium; un forum di incontri, discussioni, formazione, networking, aggiornamento professionale nato per le donne e indirizzato in particolare a loro, la cui presenza in questo settore, e il cui ruolo, sono ancora vittime di un diffuso, discriminante atteggiamento sessista, in tutto il mondo, come ha dimostrato la recente indagine delle Donne del Vino italiane. Secondo - non banale - aspetto, l'Alleanza delle Donne della Vite e degli Spiriti è l'unica organizzazione del commercio che promuove e sostiene le carriere delle donne nel settore delle bevande alcoliche in generale, in tutti i ruoli. E poichè non può esserci progresso senza formazione (e aggiornamento) professionale, networking e capacità di coltivare relazioni, ecco che l'Alliance fornisce l'ambiente ideale per questi obiettivi. Come nell'equivalente americano, anche nel board europeo spiccano profili di donne della Vite e degli Spiriti di primo piano, primo tra tutti quello di Stevie Kim, managing director di Vinitaly International, o quello di Margareth Henriquez, President & CEO della celebre maison Krug, per non parlare di quello di Jancis Robinson MW. Le statistiche mondiali dicono che le donne rappresentano una forza sempre più importante nelle tendenze e nelle vendite di bevande alcoliche, perctanto, sostiene Deborah Brenner "è logico che avere più donne in ruoli di rilievo guida l'innovazione e la creatività. Le Donne della Vite & degli Spirits si impegnano per aiutare la prossima generazione ad assumere ruoli di leadership. Abbiamo iniziato un movimento - una rivoluzione - e, insieme, possiamo cambiare il volto del settore delle bevande alcoliche “. Senza fretta, e soprattutto senza (troppo) chiasso.