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 20 anni.

Tanti ne compie VINISUD, il salone dei vini del Paesi Mediterranei, che aprirà i battenti l'ultima settimana di febbraio (24-26, Parc Expo di Montpellier).

Ideato dai produttori del Languedoc-Roussillon, fortemente sostenuto dai vari presidenti della regione francese, da saloncino locale è divenuto presto una manifestazione aperta ai vini delle altre regioni meridionali della Francia, per aprirsi poi ai colleghi delle nazioni confinanti, accomunate dal fatto di affacciarsi sul Mare Nostrum...

Giustamente - e al netto di quella punta di grandeur che sempre li contraddistingue - i francesi sostengono che questa manifestazione ha contribuito non poco al rilancio dei vitigni di questa parte di mondo: syrah, grenache, mourvedre, carignan grazie a ViniSud hanno trovato un palcoscenico in cui sono protagonisti assoluti, e non semplici comprimari.

Due aspetti fanno di VINISUD 2014 - del quale, va detto, chi scrive è stata nominata Ambasciatore per l'Italia - un appuntamento particolarmente interessante: l'attenzione per le nuove tecnologie (alle quali è dedicato il Pav.2 - hall B3-B12) e quella per i vitigni autoctoni rari. 

Nel primo caso, già da qualche anno in ViniSud si sperimentano nuove forme di comunicazione che trovano in wine blogger e membri attivi di piattaforme social gli interlocutori ideali: perchè i nuovi consumatori, soprattutto se giovani, sanno di guide e critica ufficiale, di sommelier e riviste specializzate, ma quando vogliono scambiare pareri, trovare informazioni, condividere esperienze che hanno per tema il vino...non è a questi old media che si rivolgono, principalmente, ma aprono il computer e vanno su Google. Oppure leggono Facebook e spulciano tra i tweets di Twitter.

Ignorare questi nuovi comportamenti è un lusso che oggi nessuna azienda del vino può permettersi.

Per dirla con le parole di un international speaker della Gen Y come Erik Qualman, "we don't have a choice on whether we DO social media, the question is how well we DO it".

Questo fatto i francesi l'hanno capito ben prima di tanti italiani - è uno dei motivi per cui continuano a starci davanti - e per questo da alcuni anni hanno iniziato a dare sempre più spazio, mezzi e attenzione ai protagonisti di questo nuovo mo(n)do di comunicare e interagire. 

Il secondo motivo d'interesse di questa edizione della fiera di Montpellier è rappresentato, almeno per me,  dalla presenza di Wine Mosaic: un progetto enologico che vuole occuparsi della salvaguardia e della promozione delle varietà autoctone del Mediterraneo. Ideatori e promotori dell'idea sono un gruppo di professionisti del settore, guidati da Jean-Luc Etievent, importatore di vino della Med&Co, e Arnaud Daphy, proprietario della società di wine marketing Triptiq.

Per tutta la durata della manifestazione, nello spazio di Wine Mosaic si sussegueranno workshops e degustazioni di vini da vitigni più unici che rari, praticamente sconosciuti - come il libanese Obadeih o il toscano Abrostine.

E gli italiani? Pochi ma buoni, in rappresentanza di un po' tutte le regioni. Tra le degustazioni in programma, da segnalare in particolare quella degli sparkling, organizzata da Euposia Wine Challenge e presentata dal direttore della rivista Euposia, l'amico Beppe Giuliano