Spumante per un enologo

 

Poveri responsabili della comunicazione delle aziende del vino, cosa non tocca loro inventarsi per attirare l'attenzione.

In questi giorni di pre-Vinitaly, nelle caselle di posta elettronica dei giornalisti piovono a getto continuo le proposte e gli inviti più incredibili, per non parlare dei comunicati stampa che per convincerti della bontà/originalità/importanza della loro iniziativa sono un vero inno all'aggettivazione (tutto il contrario, cioè, di come deve essere un vero comunicato stampa, che di aggettivi dovrebbe contenerne punto).


Eppure, proprio perchè ormai siamo tutti stanchi (e annoiati) di rutilanti e (più o meno) pretenziosi effetti speciali, per catturare l'interesse degli addetti ai lavori non ci vuole molto: una buona idea, molto mestiere, e un sapiente dosaggio di tempi e di modi.

Come ha fatto Villa Crespia, una delle isole dell'Arcipelago Muratori: per presentare un loro nuovo vino, un Franciacorta Riserva, l'hanno presa un po'... alla larga, e iniziato con un certo anticipo a seminare indizi - con brevissimi messaggi in posta elettronica e il rimando al loro sito -.
Il mistero alla fine si è rivelato con un invito in piena regola, recapitato a casa sotto forma di...uovo di Pasqua. In polistirolo.

Il tutto senza pressing, zero petulanza, nessuna insistenza (nemmeno il recall mi hanno fatto: che regalo!).

Il messaggio, complice anche la vicinanza con la Pasqua, era chiaro: Villa Crespia ha fatto... l'uovo. Un "uovo" che ha richiesto una covata lunghissima: ben otto anni.

Tanti ce ne sono voluti infatti prima di poter versare nel bicchiere il Franciacorta Pas Dosè Riserva "Francesco Iacono" , presentato ufficialmente nei giorni scorsi all'Osteria La Villetta.

Per chi si occupa abitualmente di vino, la presentazione di un nuovo prodotto, al di la' della mera cronaca, non costituisce in genere un evento che valga la pena raccontare nel dettaglio.
Questa volta però lo facciamo perchè, molto semplicemente, il tutto ci è piaciuto.

Ci è piaciuto l'abbinamento semplicemente perfetto tra il vino presentato e i piatti. Pochi, semplici (come un fantastico vitello tonnato) e azzeccati per lo spumante.

Ovvio, si dirà. Mica tanto. Nella mia ormai non più breve esperienza professionale, i perfect pairing cibo-vino in una cena o in un pranzo ufficiali sono merce molto, molto rara. Perfino in ristoranti rinomati.
Per questo mi è facile ricordare quelli indovinati .

Ci è piaciuto lo stile. Abbiamo visto un Bruno Muratori (uno dei quattro fratelli proprietari dell'Arcipelago), emozionato e felice, ma anche pronto a stornare da se' l'attenzione dei presenti e a dare un taglio ai loro complimenti.

"Sono altri i meriti della proprietà" ha detto con ammirevole understatement molto british style .

E così, ci è piaciuta la scelta fatta: la prima Riserva di Villa Crespia esce con il nome di un enologo.

Non con quello di qualche fondatore della proprietà, padre, nonno o zio.

E nemmeno con il nome e cognome della solita griffe, il consulente famoso che sarebbe fin troppo facile aspettarsi.

Il nuovo spumante si chiama come il loro enologo di sempre: Francesco Iacono.

Perché è Francesco Iacono - di formazione trentina - la persona che fin dal primo giorno (11 anni fa) ha creduto nel progetto arcipelago, e l'ha seguito e accompagnato passo dopo passo - anzi, vino dopo vino - l'ha visto crescere e acquistare una certa identità. Meritava questo riconoscimento.

Per completezza d'informazione (e amore di verità), va detto anche che, sebbene non dichiarato in etichetta, questo Franciacorta Riserva porta anche un secondo nome e cognome: quelli di Andrea Buccella, giovane e capace direttore tecnico di Villa Crespia.

E' lui che ci racconta lo spumante: "Il 2002 è la prima vendemmia realizzata interamente con uve piantate da noi. Vengono tutte dal vigneto Rampanto, sulla collina a monte della cantina. La base è chardonnay, con un po' di pinot nero".

E adesso il vino: colore paglierino intenso, brillante e lucido, perlage molto fine, fitto, persistente. Dal bicchiere si affacciano profumi forse un po' troppo delicati e sottili, più floreali che fruttati, con sfumature di frutta tropicale a polpa gialla. In bocca è fresco, di grande bevibilità, con una discreta spalla acida: si affacciano i frutti gialli, ma anche la mela (tipo Granny Smith), il sentore di crosta di pane e, nel lungo finale, le mandorle.

Buono, decisamente. Uno spumante da tutto pasto, reperibile in enoteca in soli 5000 esemplari, e con un prezzo ancora da stabilire...ma che è lecito aspettarsi - ahimè - ragguardevole.

Noi ce lo siamo bevuto con grande soddisfazione dalla bottiglia nuda e cruda, ma per Vinitaly sarà presentato come si deve, con la sua brava etichetta e tutto il packaging.

Perchè si beve, dicono, anche con gli occhi.

p.s.: il concept dell'operazione "uovo" è dell'amica edonna del vino Josè Pellegrini. Una garanzia per chi la conosce nella sua veste di giornalista, esperta in p.r. e comunicazione del vino.

Ma anche un mito per chi, come me, è cresciuto a pane e fumetti.