Angelo Peretti

Mai di foglie (o di radici)

Avviso: questo post ha un sapore intenzionalmente empirico, anzi, esoterico. I positivisti estremi sono pregati di leggere qualcos'altro (per esempio, questo).

Seguo da sempre, con estrema curiosità e interesse, il mondo della vitivinicoltura alternativa più estrema, comunque si chiami (naturale, biodinamica, biotica, bio-quel-che-volete). Lo seguo e, quando mi capito, ne bevo i vini con alterne fortune: devo dire che inizialmente - molti anni fa - i vini non convenzionali erano (forse) fatti meglio, ed era facile imbattersi in qualche vino davvero buono. Oggi - sfortuna mia, sicuramente - mi capita più di rado, quasi che i produttori non convenzionali di ultima generazione siano più ansiosi di convincerti che il loro vino è buono a forza di parole, senza aspettare che sia tu a dirlo (probabilmente non si fidano dei tuoi sensi). 

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L'Amarone della Valpolicella Cru dei Fossi

Se vuoi nascondere qualcosa, mettila la' dove tutti possono vederla.

E' lì dal 1965, ovvero dal primo disciplinare di produzione, e c'era anche nell'ultimo, quello della Docg dell'Amarone (2010). E' lì da sempre, ma evidentemente i produttori non l'avevano mai notato (e chi li controlla nemmeno)... fino a quando qualcuno non l'ha tirato fuori.

Stiamo parlando dell'articolo 4, punti 1 e 2 del disciplinare di produzione dell'Amarone della Valpolicella, che recita: 

1) Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini della denominazione di origine controllata e garantita “Amarone della Valpolicella” devono essere quelle tradizionali della zona e, comunque, atte a conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche.

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Custoza: un grande futuro... alle sue spalle

"Non è il mio vino".

Si dice così quando un vino, o una tipologia, non ci acchiappa, non ci emoziona, ci lascia freddi. Onestamente: si ha un bel dichiarare "io bevo tutto, purchè di qualità". Non è vero. Non tutto, e non sempre, ci piace. Ce ne facciamo una ragione e avanti, il mondo è grande e le alternative non mancano.

Ciò premesso, parliamo del Custoza. Non è il mio vino. Non l'ho mai amato in modo particolare, l'ho sempre ritenuto un vino confusionario, un guazzabuglio di vitigni con un ventaglio fin troppo ampio e spesso disorientante di profumi, stili, gusti. Un vino anche troppo condiscendente, che cerca per forza di piacere a tutti. Nei giorni scorsi, il presidente del Consorzio del Custoza Carlo Nerozzi - a sua volta ottimo e apprezzato produttore di vini classici del Garda veronese, ovvero proprio Custoza e Bardolino - ha ospitato presso la sua azienda Le Vigne di San Pietro una verticale di vecchie annate di questo bianco, cui ho partecipato, più che per curiosità che per convinzione.

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Brand o Doc nel futuro della TerradeiForti?

C'era una volta un vitigno sconosciuto perfino al catalogo nazionale delle varietà di vite perchè ormai nessuno si ricordava di lui. Un produttore del posto, memore di vendemmie della sua infanzia nelle quali anche quest'uva arrivava in cantina a carrettate, un giorno decise di recuperarlo e ridargli dignità. Ci mise vent'anni e un sacco di soldi, ma alla fine riuscì nell'intento.

Oggi il Casetta è un vino rosso a Doc della Valdadige (insieme al più noto Enantio).

Da n.0 barbatelle coltivate, a 40 mila bottiglie prodotte ogni anno, non si può non parlare di progresso. Per un'area produttiva dai connotati esistenziali e produttivi così sfumati come la Valdadige, la coppia Enantio e Casetta rappresenta un messaggio forte e chiaro. Due vini rossi che nascono da uve così autoctone da crescere solo qui.

Basta questo per tratteggiare la Valdadige- TerradeiForti agli occhi di consumatori ed enoturisti? ovviamente no. Occorre ben altro.

Ma cosa? 

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Vino in bocca, il live-blog

Dove: venerdì 19 novembre, alle 9.30, nell'Aula Magna dell'Istituto di San Michele all'Adige (TN)

Cosa: live-blog "Vino in bocca - tendenze e comunicazione nell'epoca di Internet"

Chi: interverranno Fabio Giavedoni (Guida Slow Wine), Angelo Peretti (Internetgourmet), Filippo Ronco (TigullioVino & relativi spin-off), Stefano Caffarri (Appuntidigola). Moderatore, il giornalista del quotidiano L'Adige Paolo Ghezzi.

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