Che bella, l’Umbria. Perfino nei giorni di pioggia-sole-pioggia-vento, anzi, soprattutto in quelli, perché i giochi di luce che si alternano su vigneti e colline, tra lame di luce che bucano nuvoloni grigio-ferro fintamente minacciosi e le tavolozze di verde che dominano il paesaggio, sono uno spettacolo nello spettacolo.
Diversamente dalle precedenti edizioni, questa volta l’ex- “Anteprima del Sagrantino” - da quest’anno ribattezzata “A Montefalco” - mi ha permesso di esplorare il territorio dalla mattina alla sera per due giorni e mezzo. Le aziende visitate sono state molte, i vini assaggiati ancora di più: qui ne riporto alcuni. Forse non saranno i più famosi o prestigiosi, ma ciascuno di essi esprime qualcosa della sua azienda e si fa ricordare con piacere.
Benedetti & Grigi, "Macerato 73" Umbria Bianco IGT. Il numero nel nome è un riferimento alla vasca di cemento, la 73, nella quale questo Trebbiano Spoletino viene lasciato macerare sulle bucce per un paio di settimane. Ne deriva un vino da colore dorato scuro, con esuberanti profumi di frutta gialla esotica (ananas, mango) che si presenta puntuale anche al gusto.
Tenuta Alzatura, “Montefalco Rosso” 2021 DOC. Il Montefalco Rosso nasce da un blend (variamente interpretato da ogni azienda) di Sangiovese, Sagrantino e altre uve rosse autorizzate. E’ “il vino del territorio” come il Sagrantino di Montefalco è il vino-simbolo. Questo di Tenuta Alzatura è fatto di Sangiovese, Sagrantino e Merlot, combinati in un cestino di fiori e frutta rossa profumata di viole, ciliegie, prugne al naso e in bocca. Un tocco di spezie e una bella acidità lo rendono un sorso molto piacevole e molto versatile, che può star bene con tutto, dalle verdure grigliate agli stufati di carne.
Cantine Briziarelli, “Anthaia” 2022 IGT Umbria. In questo vino il Sangiovese versione umbra indossa il rosa e si presenta in una veste giocosa, divertente, facile da bere. Pensato per un pubblico disimpegnato e per occasioni di socialità, ha però la struttura e la lunghezza dei vini più seriosi (senza esserlo).
Le Cimate, “Sagrantino di Montefalco DOCG 2017”. Ciò che contraddistingue questo vitigno tra tutti è sicuramente il suo corredo tannico, una corazza quasi tattile che solo con la maturità - delle vigne, del vino e anche di chi lo fa - si riesce a domare. Con i suoi fruttini rossi e chiodi di garofano al naso e in bocca questo Sagrantino si dimostra ancora giovane, lo si avverte dalla trama fine ma ancora un po’ granulare del tannino. Se fosse un tessuto, sarebbe uno Shantung di seta. Elegante e distinto.
Romanelli, “Sagrantino di Montefalco DOCG 2014”. Annata difficile, piovosa, il 2014 ha costituito un bel banco di prova per questa azienda al suo secondo anno di conduzione biologica. Per fortuna il Sagrantino è un vitigno abbastanza resiliente: più che il calore, ama la luce, e si sa che dopo la pioggia in genere si affaccia il sole. Perciò a dispetto delle (fosche) previsioni, le uve si salvarono. Il vino si presenta al naso e in bocca con un buon fruttato rosso, e perfino con una leggerissima nota di miele. Nonostante i dieci anni di età i tannini non appaiono ancora abbastanza addomesticati, ma il sorso resta godibile.
Di Filippo, “Vernaccia di Cannara” Colli Martani DOC. Tra le varietà indigene dell’Umbria ce n’è una, l’uva Cornetta, che nel piccolo borgo di Cannara è da sempre sinonimo di Vernaccia, un vino rosso dolce tradizionalmente legato alla Pasqua, come il Sagrantino. Con il declino dei consumi di questa tipologia, anche questa Vernaccia ha rischiato di scomparire, ma la recente tendenza a riscoprire e valorizzare i vitigni antichi lo sta riportando all’attenzione di produttori e consumatori. Sebbene la produzione resti limitata, vale la pena conoscerlo, perché è un vino dalla dolcezza misurata, con profumi e gusto che rimandano alla viola e all’uva passa, e il sorso piacevolmente scorrevole.