L’OIV, la prestigiosa organizzazione internazionale del vino, ha compiuto un secolo di vita e di attività, un traguardo ragguardevole per chiunque. E una delle cose più naturali che può capitare di fare, ad una persona come ad una organizzazione, è di guardarsi indietro e provare a tirare un bilancio. Del resto, è quello che, più o meno, facciamo tutti, e senza aspettare di compiere cent’anni, ma al 31 dicembre di ogni anno.
Come eravamo, come ci siamo evoluti, cosa siamo diventati? Il tema di questo interrogativo è diventato un approfondito studio sul settore del vino mondiale in un’analisi che copre i dati di 79 Paesi. Di questa ricerca sono stati anticipati di recente alcuni risultati, ma che sarà ufficialmente disponibile come pubblicazione. Nell’attesa, ecco alcuni dati generali sull’ultima vendemmia.
Nel 2024, l’Italia torna in testa alla classifica come il maggior produttore di vino nell'UE e nel mondo, con una produzione stimata di 41,0 milioni di ettolitri (mhl), che rappresenta un aumento di 2,7 mhl (+7%) rispetto al 2023. E’ una piccola ripresa sulla produzione estremamente bassa dello scorso anno, quando si è registrata una vendemmia ancora più scarsa rispetto al quella storica del 2017. Tuttavia, il volume del 2024 è ancora inferiore del 13% alla media quinquennale. Le ragioni di tale insoddisfacente performance del Vigneto Italia vanno ricercate, ovviamente, nelle condizioni meteorologiche hanno colpito la maggior parte delle regioni vinicole italiane, in particolare quelle del Nord, dove una parte significativa dei vigneti è stata colpita dalla grandine.
Al secondo posto sul podio, una Francia che registra un calo del 23% rispetto allo scorso anno: le stime di produzione quest’anno parlano di 36,9 mhl. Anche questa pare essere la produzione in volume più scarsa dal record storico del 2017 (36,6 mhl). Questa significativa riduzione della produzione vinicola francese per il 2024 è di nuovo imputabile a condizioni meteorologiche avverse in tutto il paese dalla fioritura alla raccolta: piogge continue, malattie, scarsa fioritura, siccità e grandine hanno ridotto molto le rese. Tale situazione è collegata anche all’abbandono di vigneti in regioni come Bordeaux, la Languedoc-Roussilon, e la valle del Rodano.
La medaglia di bronzo quest’anno va alla Spagna, e ai suoi 33 mhl. Diversamente dai precedenti Paesi, qui si registra un aumento del 18% sulla vendemmia del 2023, anche se rimane inferiore del 4% rispetto la media quinquennale. Altri Paesi europei da cui ci si aspetta un tasso di crescita positivo sono l’Ungheria (30mhl, +22% sul 2023), la Grecia (1.4 mal), la Slovenia (0.5 mhl, +2% / 2023), la Croatia (0.5 mhl, +1% / 2023), e la Slovakia (0.3 mhl, +24% / 2023).
Se i precedenti sono i Paesi che salgono, questi sono invece quelli che scendono nelle produzioni, se confrontate a quelle dell’anno precedente: Germania (produzione stimata 8,1 milioni di hl, -6% / 2023), Portogallo (6,9 mhl, -8% / 2023), Romania (3,7 mhl, -20% / 2023), Repubblica Ceca (0,3 mhl, -28%/ 2023), e perfino Austria e Bulgaria.
Se poi si guarda al resto del mondo, si nota che, più o meno, il 2024 è stato un anno avaro e problematico un po’ per tutti i Paesi produttori: perfino nell’emisfero Sud, dove le vendemmie si erano tenute nella prima parte dell’anno. I problemi lamentati sono stati praticamente gli stessi ovunque - fatte salve le questioni politiche o situazioni eccezionali, come quelle di guerra: eventi climatici negativi, patologie. Il cambiamento climatico è in pieno svolgimento, e quel che è peggio, non se ne andrà tanto presto: la geografia viticola mondiale che troveremo alla fine sarà probabilmente abbastanza diversa dall’attuale. Per chi vuole approfondire, i dati OIV nel dettaglio si trovano qui.