Nermantis, Termantis, Valnosia e Charvir. Si chiamano così le quattro nuovissime varietà frutto del programma di miglioramento genetico della Fondazione Edmund Mach. Insieme alle già note Solaris, Souvignier Gris e Pinot Regina condividono un’importante caratteristica: la tolleranza a oidio e peronospora, le principali patologie della vite.
I tecnici e i ricercatori della Fondazione Edmund hanno testato per tre anni in campo e in cantina oltre 30 varietà di vite resistenti presenti sul mercato. Le hanno studiate in campi sperimentali dislocati in Piana Rotaliana, Vallagarina e Valsugana, per capire come si adattano a diverse altitudini e a diverse condizioni climatiche, ma valutandone anche la fenologia, la fertilità, la produttività, la tolleranza alle principali malattie fitosanitarie, e il potenziale enologico rispetto a due varietà tradizionali come Chardonnay e Marzemino.
Le 4 nuove cultivar sono state presentate ufficialmente in questi giorni in diretta streaming sul canale youtube della FEM nel corso dell’incontro conclusivo del progetto VEVIR coordinato dal Consorzio Innovazione Vite (CIVIT) ,con partner Fondazione Edmund Mach per gli aspetti scientifici e il mondo produttivo con Cavit, Mezzacorona, Cantina di Lavis e Cantine Ferrari. In base ai risultati di questo progetto, tra la 30 varietà di vite (presenti sul mercato) tolleranti a oidio e peronospora, Nermantis, Termantis, Valnosia, Charvir, Solaris, Souvigner Girs e Pinot Regina si sono dimostrate in questa regione particolarmente performanti. Tuttavia rappresentano un’opportunità anche per le zone viticole confinanti con aree sensibili, dove le limitazioni ai trattamenti fitosanitari rappresentano un grosso limite, e per le aree dove la meccanizzazione è impossibile a causa della forte pendenza dei vigneti.
Ora si tratterà di promuovere questa varietà presso i coltivatori, un compito di cui si farà carico il Consorzio Innovazione Vite. Fabio Comai, vicepresidente di questo Consorzio, ha spiegato che il progetto ha dato molte soddisfazioni. Non solo sono stati coinvolti enti di ricerca, ma anche cantine, che hanno potuto sperimentare fin da subito in prima persona i risultati raggiunti.