Il territorio di Montefalco e dintorni ha acquisito negli ultimi anni sempre più notorietà agli occhi del grande pubblico soprattutto per merito del suo vino principe, ma anche la corte del principe è tutt’altro che da sottovalutare…
Qualche numero, per cominciare: pur essendo il cavallino di razza, il Sagrantino di Montefalco rappresenta solo il 6,3% della produzione vinicola umbra, mentre i vini di Montefalco rappresentano il 16,7% . La superficie a vigneto è oggi di 760 ha (nel 1992, anno in cui venne riconosciuta la garantita, era appena di 66 ha), i produttori imbottigliatori dei vini di Montefalco oggi sono una sessantina (nei primi anni ’90 erano meno di 20). Anche la produzione di Sagrantino di Montefalco DOCG è quasi triplicata dal 2000 ad oggi, passando da 660 mila bottiglie a circa 1 milione e mezzo dei nostri giorni. Detto questo, se il Sagrantino resta la punta di diamante, Montefalco Rosso e Bianco, Grechetto e Trebbiano di Spoleto (della cui denominazione proprio recentemente il Consorzio di Sagrantino è riuscito ad assicurarsi la tutela ) completano il quadro di una offerta enologica generalmente di buon livello qualitativo, con molte punte di eccellenza, in grado di soddisfare i gusti di qualsiasi wine lover - e con un rapporto qualità-prezzo che oggi rende questi vini ancora più interessanti.
Tra le ultime uscite di questo territorio, di recente abbiamo potuto assaggiare due vini della Tenuta Bellafonte, la bella azienda di Peter Heilbron, improntata ai criteri di massima sostenibilità in vigneto come in cantina.
Sperella è il suo Montefalco Bianco DOC: le uve (un uvaggio bianco in cui domina il profumato Trebbiano Spoletino) vengono da vigneti giovani di Torre del Colle (Bevagna), allevati a guyot abbastanza fitto (4000 ceppi/ha) su suoli argillosi/marnosi e arenari. Fermentato solo con lieviti indigeni, come nello stile dell’azienda, il vino si fa poi solo 5 mesi in tank d’acciaio: illimpidisce per gravità, senza altri filtri. Il risultato è un vino profumato di agrumi e fiori bianchi, succoso e fruttato in bocca. Ottimo da bere freddo da solo come aperitivo, o in accompagnamento ai pasti estivi. Noi l’abbiamo provato con un paio di quadretti di cioccolato extra fondente di Modica, cru “Bolivia”, della dolceria specializzata Donna Elvira e abbiamo scoperto che l’abbinamento, decisamente poco ortodosso, funziona: merito delle note leggermente affumicate del cioccolato, che si sposano benissimo con la generale sensazione di frutta esotica matura del vino.
Discorso diverso per il Montefalco Rosso DOC “Pomontino”: i vigneti (di almeno 15 anni) sono sempre quelli di Torre del Colle, le rese ancora più basse del vino precedente (70 q/ha). La fermentazione (di acini non pressati) avviene con lieviti indigeni, e l’affinamento si tiene per un anno solo in grandi botti di rovere di Slavonia. Il vino che si ottiene da’ l’impressione di pugno di ferro in un guanto di velluto: la forza e la struttura del Sagrantino tenute sotto controllo dal Sangiovese prevalente nell’uvaggio. I profumi ricordano l’arancia amara, il cioccolato fondente e i piccoli frutti neri di rovo, al gusto sa di more rosse e nere leggermente acidule e leggermente tanniche.